Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 27 ottobre 2011

Beppe Vijno socialista: ebbene sì.

Socialista dal 1969, sono stato iscritto al PSI dal 1969 al ‘94, dal 94 al 2000 al SI con Boselli seguendolo nella diaspora. Nel 2000, a seguito del congresso DS al Lingotto, con l’apertura di D’Alema e la dichiarazione ai  suoi compagni : “dobbiamo ammetterlo, noi abbiamo sbagliato, i socialisti avevano ragione” e Walter Veltroni che poi afferma “comunismo e libertà sono incompatibili”, affermazione davvero straziante per un segretario delle Botteghe Oscure, vidi aprirsi una porta a dibattiti dove gli antichi rancori avrebbero dovuto svanire, e avrebbero dovuto spalancarsi prospettive nuove per una nuova fase di costruzione di una sinistra moderna, ma l’illusione è durata per il tempo delle elezioni politiche, poi mi sono dovuto ricredere, troppa acrimonia e desiderio di egemonia e, nel contempo, non era  facile, per gli elettori socialisti, dimenticare che il Pci inflisse a tutti loro una scomunica perenne: prima come “socialtraditori o social fascisti” mentre facevamo approvare lo Statuto dei Lavoratori, poi come «minacce per la democrazia», e poi ancora come “socialdemocratici filoamericani” con i missili di Comiso (lo ricorda Veltroni?), ed infine come  “ladri e mafiosi”(Occhetto) mentre il muro di Berlino era crollato e la storia aveva decretato il fallimento del comunismo.

In un Paese normale, chi sbaglia in politica paga un prezzo politico. Da noi, no. I vecchi comunisti diventano socialdemocratici, cioè abbracciano l'identità dei loro acerrimi nemici di ieri e si mescolano con gli esponenti del Vaticano (Teodem, Binetti e Bindi). I vecchi fascisti, nel frattempo, diventano liberali. E sono le stesse persone, e hanno le stesse facce di quelli che sputavano sulle bandiere di Einaudi e di Malagodi.
In un Paese normale chi fallisce torna a casa. Da noi, invece, si trasforma. Chi era industrialista diventa verde, chi era romano diventa federalista. Chi aveva una cultura d'opposizione s'inventa in fretta un abituccio governativo e scopre (opplà) che la Sinistra europea e/o globale deve ingoiare e/o imporre bocconi amari, molto simili a quelli della Destra.
Quale sarà mai l'identità della Sinistra Italiana, e di conseguenza chivassese, se i socialisti continueranno a essere infamati come una banda di ladri e di mafiosi? Il Psi, condannato dai tribunali nella persona di Craxi, era lungimirante e corretto nella strategia politica. È indispensabile, dunque, che i postcomunisti (mentre fanno autocritica) restituiscano l'onore politico ai socialisti. E poi non è pensabile una Sinistra orfana della sua anima libertaria e garantista, mutilata delle sue utopie, lontana dalle vecchie passioni e (perfino) dai ceti sociali (o «classi») che tradizionalmente rappresentava.
Poi si interrogano (nobilmente) sulle colonne dell'Unità: quale sarà mai l'identità della Sinistra? E, soprattutto: come mai la gente non va a votare? Già, come mai?

Ora sono iscritto al Partito Socialista Europeo da 4 anni con la tessera 14.296 della sezione italiana. Ho partecipato per un anno all’attività militante del Circolo SEL del chivassese, in quanto localmente i partiti transnazionali non hanno ancora espressione,dicendo chiaramente, ai partecipanti alle riunioni di partito locali, che sarei rimasto solo sino alla fine delle elezioni, si perdesse o vincesse.
Nonostante ritenga Vendola una persona lucida e capace nell’analisi politica, molto affascinante dialetticamente e soprattutto intellettualmente onesto quando scrive:” La filantropia socialista, l’umanesimo socialista sono stati protagonisti di un’educazione sentimentale verso l’accoglienza degli altri, il rispetto e la tolleranza nei confronti dei diversi”; e dopo le parole fa seguire i fatti, è di questi giorni la sua nomina quale Commissario del PSE presso la commissioni delle regioni, non vedo ancora però, personalmente, una disponibilità ad abbandonare, da parte della maggioranza dei militanti di questo nuovo partito, le ritualità ed i vizi dei vecchi partiti post comunisti di provenienza.

Ciò che mi colpisce in molti ex/post comunisti, anche e soprattutto in personaggi di lungo corso, è l'assoluta incapacità di discutere pacatamente le opinioni contrarie alle proprie. Il dissenziente, per il semplice fatto che osa contraddire, è senz'altro un opportunista, se non addirittura un traditore e un venduto. Una qualsiasi controparte in buona fede sembra per queste figure inconcepibile.
Per molti di loro è importante sapere “da che parte stai?” perché fuori dalla loro chiesa non vi è salvezza  (extra
ecclesiam nulla salus)
.
Un uomo di un posto dove le persone erano divise in nostri e vostri, non sapeva da che parte stare, una volta però gli chiesero tu da che parte stai, e lui capì che non stava dalla parte di quelli che gli chiedevano da che parte stava. Io sono con quell’uomo.

Non è mio intendimento rifondare una sezione del PSI chivassese, non ne ho più la forza né le capacità, le persone che si sono rivolte a me dopo la notizia apparsa sul giornale locale “La Voce” sono rimaste forse un po’ deluse dal mio atteggiamento ma le ho indirizzate a chi poteva soddisfare le loro desiderata: la federazione provinciale del PSI. So che alcuni l’hanno fatto, ma null’altro, se vogliono starà a loro farsi sentire.

Nel mio intendimento, oltre a ritornare a dare collaborazione all’associazione ormai ventennale “Sempre Avanti!”, vi è il desiderio, risaputo, di dare vita al circolo del Partito Socialista Europeo (PSE) per il Chivassese, il Basso Canavese ed il Monferrato Torinese. Credo che a fine novembre  riusciremo ad incontrarci a Bruxelles con i compagni all’uopo designati.

Un circolo del PSE per fare cosa? Il cosidetto centro sinistra chivassese  sorge e concentra tutto il suo progetto sui temi economici e strumentalmente sociali, e nel come costruire un’alternativa a ciò che conosciamo come destra. Ma si disinteressa completamente del come organizzare politicamente la società, del come scrivere da sinistra il racconto della democrazia. E  il racconto da sinistra della democrazia implica di forgiare cittadini forti, di estendere i diritti e le libertà individuali, di fomentare le diversità. Si tratta di un’idea che è già presente nelle origini del socialismo, dell’Internazionale Socialista, del Partito Socialista Europeo (PSE).
Basta con il provincialismo politico, con il campanilismo e le beghe locale che non risolvono i drammi sociali che ci stanno sconvolgendo.
Chi e con quali strumenti locali potrà risolvere i problemi degli oltre 5000 chivassesi che devono sopravvivere con 500/700 euro mensili, i disoccupati, i lavoratori interinali, i quarantenni che non hanno mai avuto lavoro, coloro che stanno perdendo la casa, coloro che non possono sognare un futuro?
La profonda crisi economica e sociale che stiamo attraversando ha messo a nudo le contraddizioni su cui si è sviluppata la lunga stagione neoliberista del capitalismo contemporaneo e del provincialismo politico.
Non se ne uscirà con qualche aggiustamento superficiale. Proprio la natura strutturale di questa crisi ci impegna oggi di riproporre in modo più concreto il grande tema del superamento del localismo che caratterizza una vera forza di sinistra, e l’internazionale socialista è l’unico riferimento.
La sfida dei prossimi anni  si giocherà probalbilmente su chi occuperà quello spazio politico lasciato vuoto dalla scomparsa del partito socialista.
Chi sarà che riuscirà a traghettare le donne e gli uomini di sinistra verso il riformismo europeo?

3 commenti:

  1. Ti avevo lasciato un saluto già alla data di pubblicazione, ma non è mai comparso, ti ho pensato mentre il rottamatore straparla di sinistra e mi chiedevo se uno così lo avremmo mai sospettato nella sinistra.
    Ciao Beppe
    Tina Campolo
    Rammenti Emiliana? era il nostro bersaglio ;-))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Tina del pensiero, mi fa un enorme piacere. No un baby minchia così non saremmo stati noi a non sopportarlo è che lui non ce la farebbe a starci dietro.
      Siamo una forza, ma ci hanno lasciati soli. Ce ne facciamo una ragione e sempre avanti-
      Un abbraccio.
      Ciao Tina.

      Elimina
    2. Ciao Beppe,
      Vorrei comunicare con te fuori dal blog, puoi usare la email che compare in questo commento per farmi sapere come contattarti.
      Sempre che tu lo voglia.
      Sto seguendo le battaglie che conduci per via Togliatti, ma io ne sto seguendo una che riguarda un 45enne che presenta curriculum che vengono esaltati sino a quando non guardano l'età e dicono no.

      Mi fermo, noi siamo quelli che hanno raggiunto l'età pensionabile, lui appartiene alla generazione che non solo non vedrà la pensione, ma non vedrà un reddito attuale a causa dell'età.
      Mi serve l'indirizzo di un soggetto ma lo voglio fuori dal blog.
      Notte buona compagno Beppe.
      Tina Campolo.

      Elimina