Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


martedì 25 ottobre 2011

Fare politica significa prima di tutto: analizzare e proporre !

Qual è il lavoro di un vero politico ?
Prima di tutto e lo dimentichiamo spesso, capire il “presente” cioè conoscere nel perimetro che gli incombe  le realtà economiche, sociali , politiche e conoscere i limiti e  i margini d’azione.
Dopodiché fare un analisi precisa e dettagliata di queste realtà per individuare i problemi e poi scegliere le priorità e i modi per raggiungerle cioè stabilire un programma coerente.
E dopo, solo dopo, iniziare a guardarsi intorno per vedere quale altre forze politiche potrebbero aiutarlo a metterle in pratica .
 
Purtroppo oggi  la politica inizia e finisce con questa terza fase !
Abbiamo vissuto  25 anni di crisi economiche, finanziarie , sociali con qualche alti e tanti bassi, dove la social democrazia tradizionale non ha saputo adattare il suo modello alle nuove realtà economiche dando l’impressione di essere impotente e senza idee davanti alla globalizzazione e alla liberalizzazione dell' economia.
 La destra, lei,  è diventata sempre più populista e demagogica  e ha costruito la maggioranza della società a sua immagine , con una vera impresa di “deculturizzazione” il cui braccio armato è una televisione sempre più volgare e decadente.
Quindi ci sarebbero tante domande chiave per nutrire un vero dibatto politico propositivo !
 
- come ristrutturare il legame sociale in un paese sempre più diviso e individualista (creare una democrazia partecipativa a livello locale intorno alle associazioni?)
- come sviluppare un industria innovativa che sia protetta dalla concorrenza dei paesi low cost (come migliorare i legami tra università- imprese- enti pubblici? Concentrare i fondi pubblici sull' economia dell' intelligenza ? )
- come dare a tutti le stesse opportunità di crescita in un paese senza mobilità sociale ? (zone di educazione prioritarie dove concentrare fondi e sforzi educativi, fare lavorare di concerto le scuole e le associazioni nei quartieri difficili , creare delle scuole secondo chance , valorizzare le formazione tecniche, aiuti fiscali alle imprese che investono in scuole tecniche,.. )
- come lottare contro l’evasione fiscale che fa pesare il fisco su pochi e che indebolisce i conti pubblici ?
- come dare più autonomia ai giovani  costretti ad entrare tardi e in brutte condizione nella vita attiva ?( incentivi fiscali per dei CDI, aiuti per patente o primo alloggio, creazione di stipendio minimo secondo titolo di studio, aiuti fiscali …)
- come integrare meglio gli immigrati venuti per lavorare ed evitare la creazione di ghetti ?
- come non far pesare sulla classe media il peso del debito pubblico ?
- come migliorare la produttività delle aziende italiane ? ( esempio : Germania)
 
Questo dibattito purtroppo non l’abbiamo quasi mai e invece abbiamo sotto gli occhi lo spettacolo di partiti in ricerca frenetica di alleanze come un pollo senza testa o di ex alleati che litigano non tanto per dei programmi diversi ma con dei “ci avete cacciati” , “ no siete andati  via voi” …
 
Un politico deve essere eletto per applicare un programma: l’elezione è un mezzo non un obbiettivo !
Dobbiamo esigere dai politici in fase di campagna elettorale una visione (della società, del paese , della regione , della città) un progetto, delle idee, un programma : chi non ne ha vada bocciato a prescindere!
E chi ne ha deve spiegarlo !

Questo è l’unico modo per avere una democrazia adulta capace di far crescere dei politici che lo siano anche loro !

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