Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 24 novembre 2011

LAVORO:La Fiat contro Monti.

Una decisione scontata ed attesa, ma non per questo meno storica e carica di conseguenze. Come per l’addio a Confindustria del 3 ottobre, Fiat annuncia la disdetta «da tutti i contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti» con una letterina stringata (questa volta 15 righe firmate dal Responsabile delle relazioni industriali Giorgio Giva) inviata ai sindacati. Si tratta dunque della volontà del Lingotto di estendere alle altre fabbriche italiane il cosiddetto modello Pomigliano. Unica differenza: non servirà come in Campania la nascita di una Newco: con l'uscita da Confindustria, nelle altre fabbriche la Fiat non avrà bisogno di questo stratagemma, manterrà le stesse denominazioni e gli operai non dovranno dunque essere licenziati e riassunti.
I sindacati “firmatari” Fim, Uilm, Ugl e Fismic ieri hanno chiesto in coro la rapida convocazione di un tavolo per mettere a punto un contratto di gruppo. Ieri Marchionne era a Londra alla conferenza degli industriali britannici. Nessun riferimento diretto alla “lettera”, ma una frase spiega bene il suo pensiero al proposito: «L'alleanza con Chrysler - ha detto - ci offre la straordinaria opportunità per affrontare la situazione nei nostri stabilimenti italiani, dove i livelli di produttività sono stati per anni troppo bassi per essere competitivi», «abbiamo agito in maniera autonoma per eliminare le inefficienze nelle nostre linee di produzione in Italia e assicurare loro un futuro».
Tantissime le reazioni nel mondo politico. Nel Pd Cesare Damiano parla di una «scelta destabilizzante e contraddittoria», simile il giudizio di Stefano Fassina che la definisce «preoccupante» e auspica «che il governo convochi quanto prima l'azienda e i sindacati per riaprire un confronto costruttivo». Pierferdinando Casini invece vede un segnale «del fatto che Marchionne pensa di più all'estero che all'Italia», mentre per Di Pietro «la Fiat chiude il cerchio, annunciando di fatto l'abbandono del nostro Paese, individuando nei lavoratori il capro espiatorio

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