Pochi argomenti godono di cattiva fama quanto il dibattito interno al Pd. Per varie ragioni, non ultima che i suoi protagonisti sono spesso i primi a svilirlo, accreditando di conseguenza la lettura più malevola di chi in ogni discussione, dissenso, movimento interno vede soltanto una sordida lotta di potere. Da questo punto di vista, tuttavia, la naturale predisposizione di Matteo Renzi a rompere il cerimoniale codificato, a sparigliare e a spiazzare, potrebbe tornare molto utile non solo a lui, ma a tutto il partito. E forse, chissà, persino all’Italia.
Abituato a farsi beffe del politicamente corretto e di ogni altra forma di ipocrisia politica, Renzi potrebbe essere il primo a violare l’ipocrisia suprema, l’unico tabù che nessuno dei tanti giovani e meno giovani leoni che da anni si organizzano dentro il Pd - dando vita ad associazioni, fondazioni e movimenti per tutti i gusti e le sensibilità - si azzarda nemmeno a pronunciare, se non come accusa nei confronti del gruppo rivale: la parola «corrente». Rivendicando alla luce del sole l’intenzione di dar vita a una corrente, il sindaco di Firenze permetterebbe a tutto il dibattito interno al Pd di fare finalmente un passo avanti, uscendo dalla soffocante coazione a ripetere di questi anni. Non sarebbe un risultato da poco.
Negando l’evidenza, infatti, i dirigenti del Pd non convincono nessuno: confermano piuttosto di avere qualcosa da nascondere. E così autorizzano le peggiori ricostruzioni, al limite della demonizzazione, secondo cui il loro partito sarebbe sempre e costantemente in preda alla più spregiudicata delle lotte di potere, praticamente sin dalla nascita, chiunque sia il segretario e qualunque sia la sua maggioranza.
È chiaro che le correnti non godono di buona stampa, come del resto i partiti. Sono due facce della stessa medaglia. Le correnti stanno infatti ai partiti come i partiti al Parlamento: una democrazia con un solo partito è impensabile. E così è impensabile un partito democratico in cui il dissenso non possa organizzarsi ed esprimersi come tale.
Lo spettacolo di divisione ai limiti dell’anarchia che viene oggi da molti partiti non è una buona ragione per rimpiangere il modello leninista (che peraltro, obiettivamente, non era stato immaginato per la democrazia, ma per la rivoluzione). Quello spettacolo dimostra al contrario quanto infondata fosse l’illusione del “centralismo carismatico” coltivata in questi anni.
Tanto infondata da non poter funzionare, alla lunga, nemmeno nel partito proprietario di Silvio Berlusconi. L’esplosione del Pdl, con l’espulsione di Gianfranco Fini e la nascita di Fli (per tacere dell’attuale polverizzazione), basta a dimostrare la tesi: inseguendo il mito del partito senza correnti abbiamo ottenuto l’esatto contrario, le correnti senza il partito.
Il modello berlusconiano ha una sua coerenza: il dissenso dal capo non è ammesso, né all’interno del partito, né del governo, né del Parlamento. A sinistra, però, sarebbe ora di prendere un po’ di coraggio e fare una bella battaglia contro questo modello, rifiutandone con coerenza premesse e conseguenze.
Dentro i partiti il dissenso è parte fondamentale del meccanismo democratico che permette la selezione (e il ricambio) del gruppo dirigente, sulla base delle idee e del consenso che queste raccolgono. L’alternativa è una recita fasulla in pubblico e una prova di forza senza regole (e senza idee) in privato. Da cui escono tutti più deboli, vincitori e vinti
Abituato a farsi beffe del politicamente corretto e di ogni altra forma di ipocrisia politica, Renzi potrebbe essere il primo a violare l’ipocrisia suprema, l’unico tabù che nessuno dei tanti giovani e meno giovani leoni che da anni si organizzano dentro il Pd - dando vita ad associazioni, fondazioni e movimenti per tutti i gusti e le sensibilità - si azzarda nemmeno a pronunciare, se non come accusa nei confronti del gruppo rivale: la parola «corrente». Rivendicando alla luce del sole l’intenzione di dar vita a una corrente, il sindaco di Firenze permetterebbe a tutto il dibattito interno al Pd di fare finalmente un passo avanti, uscendo dalla soffocante coazione a ripetere di questi anni. Non sarebbe un risultato da poco.
Negando l’evidenza, infatti, i dirigenti del Pd non convincono nessuno: confermano piuttosto di avere qualcosa da nascondere. E così autorizzano le peggiori ricostruzioni, al limite della demonizzazione, secondo cui il loro partito sarebbe sempre e costantemente in preda alla più spregiudicata delle lotte di potere, praticamente sin dalla nascita, chiunque sia il segretario e qualunque sia la sua maggioranza.
È chiaro che le correnti non godono di buona stampa, come del resto i partiti. Sono due facce della stessa medaglia. Le correnti stanno infatti ai partiti come i partiti al Parlamento: una democrazia con un solo partito è impensabile. E così è impensabile un partito democratico in cui il dissenso non possa organizzarsi ed esprimersi come tale.
Lo spettacolo di divisione ai limiti dell’anarchia che viene oggi da molti partiti non è una buona ragione per rimpiangere il modello leninista (che peraltro, obiettivamente, non era stato immaginato per la democrazia, ma per la rivoluzione). Quello spettacolo dimostra al contrario quanto infondata fosse l’illusione del “centralismo carismatico” coltivata in questi anni.
Tanto infondata da non poter funzionare, alla lunga, nemmeno nel partito proprietario di Silvio Berlusconi. L’esplosione del Pdl, con l’espulsione di Gianfranco Fini e la nascita di Fli (per tacere dell’attuale polverizzazione), basta a dimostrare la tesi: inseguendo il mito del partito senza correnti abbiamo ottenuto l’esatto contrario, le correnti senza il partito.
Il modello berlusconiano ha una sua coerenza: il dissenso dal capo non è ammesso, né all’interno del partito, né del governo, né del Parlamento. A sinistra, però, sarebbe ora di prendere un po’ di coraggio e fare una bella battaglia contro questo modello, rifiutandone con coerenza premesse e conseguenze.
Dentro i partiti il dissenso è parte fondamentale del meccanismo democratico che permette la selezione (e il ricambio) del gruppo dirigente, sulla base delle idee e del consenso che queste raccolgono. L’alternativa è una recita fasulla in pubblico e una prova di forza senza regole (e senza idee) in privato. Da cui escono tutti più deboli, vincitori e vinti
Maggioranza/Bersaniani
L’area di maggioranza che sostiene il segretario Pier Luigi Bersani conta il 53% del partito. In essa si sono sciolte le vecchie correnti che hanno appoggiato la prima mozione, quella che al I congresso del 2009 candidava Bersani alla segreteria. I vecchi gruppi che costituiscono la maggioranza sono quello dei dalemiani-bersaniani (Red), dei bindiani (Democratici Davvero), dei lettiani (Associazione 360°), il gruppo di A Sinistra, i Cristiano-sociali e Democrazia e Socialismo. La linea politica della maggioranza o dei "Bersaniani" si basa sulla ricerca della sintesi tra le culture fondative del partito in un pensiero politico nuovo che rinnovi fortemente, senza però rinnegarli, i princìpi storici del centrosinistra e della sinistra, ovvero sulla costituzione di un partito popolare e fortemente radicato sul territorio, rappresentante innanzitutto del mondo del lavoro (imprenditori e lavoratori) e delle famiglie, liberale in economia, laico nell’etica, fortemente sociale e civico nel welfare. Dalla direzione del 13/01/2011, è entrata ufficialmente in maggioranza anche Area Democratica che già da tempo si era avvicinata alle posizioni del segreatrio, subendo per questo una scissione interna da parte dei veltroniani (nominatisi "Movimento Democratico") che rimangono molto critici sulla segreteria Bersani.
- Riformisti e Democratici/Dalemiani. È la componente di origine dalemiana e d'ispirazione socialdemocratica, comprendente anche esponenti de I Popolari e d'estrazione liberale, come Paolo De Castro. La corrente comprende circa 100 parlamentari ed è favorevole all'ingresso del partito nel Partito del Socialismo Europeo.
- Democratici Davvero/Bindiani. È il gruppo di riferimento di Rosy Bindi, attuale presidente del partito. Si presenta come corrente di stampo cristiano sociale e socialdemocratica, erede della sinistra democristiana e del Partito Popolare Italiano. I membri della corrente provengono dai gruppi degli Ulivisti, I Popolari (la stessa Bindi).
- Associazione 360°/Lettiani. È la corrente di riferimento dell'attuale vice-segretario Enrico Letta. Si presenta come un'associazione di matrice cattolicoliberale e centrista disponibile al dialogo con l'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro. I membri del gruppo provengono da varie corrente come gli Ulivisti, I Popolari, i Veltroniani, i Dalemiani.
- A Sinistra. La corrente rivendica la continuazione della tradizione del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano promuovendo l'entrata del partito nel Partito del Socialismo Europeo nell'Internazionale Socialista. Il gruppo è guidato da Livia Turco.
- Cristiano Sociali. Rappresentano un gruppo di stampo socialdemocratico e cristiano-sociale, con l'intento di creare una formazione politica di sinistra e attenta ai valori cristiani. La corrente è guidata da Mimmo Lucà.
- Democrazia e Socialismo. Corrente guidata da Gavino Angius, ex membro del Partito Socialista, e nata con l'obiettivo di rendere il PD un partito di natura socialista e aderente al PSE e all'Internazionale Socialista.
Area Democratica
- Franceschiniani. E' la componente di I Popolari/Quarta Fase che fa riferimento a Dario Franceschini e a Franco Marini. È una corrente di origine democristiana e cristiano sociale rifacente alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare.
- Fassiniani. Rappresenta il gruppo costituito intorno a Piero Fassino di ispirazione prevalentemente socialdemocratica.
- Semplicemente Democratici. nasce come lista a sostegno di Dario Franceschini alle primarie del 2009, promossa da importanti esponenti del Pd quali Debora Serracchiani, Rita Borsellino, Sergio Cofferati, David Sassoli e Francesca Barracciu. Questo gruppo pone particolare attenzione al rinnovamento del gruppo dirigente e alla questione morale interna.
Minoranza
All'indomani del congresso del 2009, tutti i sostenitori della seconda mozione che proponevano la riconferma a segretario di Dario Franceschini, forti del 34% dei voti presi in congresso, decidono di strutturarsi come corrente organizzata dandosi il nome di "Area Democratica". In essa confluirono quindi le vecchie correnti veltronian-franceschiniane, ovvero i Popolari/Quarta Fase, i Veltroniani, i Fassiniani, i Democratici Rinnovatori, i SemDem, gli Ecodem, i Liberal PD e i Teodem. Dopo la direzione del 23 settembre 2010 si è verificata in Area Democratica una separazione promossa da Veltroni, Fioroni e Gentiloni che hanno costituito un'altra area di minoranza, chiamata Movimento Democratico, più critica nei confronti della maggioranza rispetto ad AreaDem. La rottura definitiva tra Areadem e Modem è avvenuta alla direzione del 13/01/2011 in cui la corrente franceschiniana è entrata ufficialmente in maggioranza.
Movimento Democratico
- Veltroniani. Rappresenta il gruppo costituito intorno all'ex segretario Walter Veltroni di ispirazione prevalentemente socialdemocratica e moderata.
- Fioroniani. E' la componente di I Popolari/Quarta Fase che fa riferimento a Beppe Fioroni. È una corrente di origine democristiana e cristiano sociale rifacente alla tradizione della sinistra sociale della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare.
- Democratici Rinnovatori e Coraggiosi . Definita un tempo come corrente dei Rutelliani rappresenta la parte cattolico-liberale e centrista del partito. Si è sfaldata a seguito dell'uscita del proprio leader Francesco Rutelli e di gran parte dei propri membri che hanno scelto di aderire prevalentemente a Alleanza per l'Italia. La parte più a sinistra, che è rimasta nel PD, è guidata da Paolo Gentiloni.
- Ecologisti Democratici. Gruppo ecologista formato da esponenti sia provenienti dai Democratici di Sinistra che da La Margherita. Leader di riferimento è Ermete Realacci.
- Liberal Pd. Corrente di orientamento socioliberale e riformista, costituita il 26 gennaio 2008 su iniziativa di Enzo Bianco, Valerio Zanone, Enrico Morando (ex-leader dei Liberal DS) e Franco Bassanini.
- Teodem. Sono una corrente di stampo democristiano e cristiano-sociale che rappresenta la "destra" del Pd sul fronte dei temi etico-sociali. Del gruppo fanno parte un deputato (Luigi Bobba), e quattro senatori (Benedetto Adragna, Emanuela Baio Dossi, Luigi Lusi e Antonino Papania)[1].
Neutrali
- Mariniani. Sono il gruppo eterogeneo e non organizzato che ha sostenuto la candidatura di Ignazio Marino alle primarie del 2009 ottenendo il 13% dei voti. Per la sua stessa avversione al correntismo il gruppo non forma una vera e propria corrente organizzata, però tutti coloro che sostenevano la candidatura Marino condividono un forte interesse comune per i temi legati alla laicità dello Stato e ai diritti civili, al rinnovamento generazionale, alla questione morale e al merito. A sostegno di Marino si sono schierati ex veltroniani doc come Goffredo Bettini, Marta Vincenzi e Felice Casson, Ulivisti come On. Sandro Gozi sia importanti esponenti del cosiddetto gruppo dei “piombini” come Ivan Scalfarotto, e Paola Concia.
- Ulivisti. È l'area più vicina a Romano Prodi e alla sua idea di Partito Democratico. Gli Ulivisti enfatizzano molto l'apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito e al congresso non hanno appoggiato alcuna mozione. L'area si ispira al cristianesimo sociale e alla socialdemocrazia.
- Insieme per il Pd. Nata nel 2009 sul web2 da iscritti, militanti e coordinatori locali, oggi conta più di 20000 iscritti e nuclei territoriali nelle 15 regioni. Non si può considerare una vera e propria corrente, ma una "community"organizzata in modo innovativo, che si propone di sostenere il progetto originario del partito democratico comprendendo e andando oltre le culture di provenienza a favore di una cultura democratica innovativa che mobiliti intorno ad alcuni temi forti di cambiamento della società Italiana. I sostenitori condividono i temi quali la lotta al precariato, la meritocrazia, il riformismo, rinnovamento generazionale , criticismo verso i leader storici, apertura del PD alla società civile e la democrazia interna al partito con meccanismi come le Primarie e le Doparie. Sono contro il nucleare, a favore del testamento biologico e la regolamentazione giuridica delle coppie di fatto. Il 20 novembre 2010 per la prima volta i partecipanti si sono riuniti a Roma per la prima edizione di "INSIEME DAY" un convegno che ha sancito la nascita dell'area a livello pubblico. Il secondo Forum Nazionale, "Voltiamo pagina. Insieme", tenutosi il 19 Giugno 2011 nella suggestiva Arena del Sol di Bologna , ha segnato la definita affermazione della "community " a livello nazionale. L'evento, organizzato in modo originale e suggestivo per un appuntamento politico, ha avuto un ampio risalto nei media nazionali ed il riconoscimento del Fondatore del PD, Romano Prodi, che ha inviato un video-messaggio di saluti. L'area è guidata da Giuseppe Rotondo e dall'On.Sandro Gozi
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