Pensare Globale e Agire Locale

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domenica 18 dicembre 2011

PES: La lezione di Ed Milliband alla Sinistra italiana

Dicevano che era troppo di Sinistra, troppo intellettuale, troppo anticonformista. E che il Labour era destinato a scomparire per lasciare il posto ad una nuova sinistra, quella dei liberal-democratici di Nick Clegg. Cosa che, ovviamente, un anno fa ha fatto scatenare la curva destra del Pd e tutti i terzopolisti alla Rutelli e alla Casini, che con la Sinistra non hanno mai avuto a che fare.
Il Socialismo è morto”, ci hanno ripetuto per mesi. “Non vedete che accade in Europa?
Verrebbe da dire, visti i risultati delle elezioni in tutta Europa, anche elettorali, “Il Socialismo è vivo, quando lo faremo rinascere in Italia, magari escludendo dal pantheon chi lo ha ucciso con una dose letale di tangenti?
Ebbene, mentre in Italia la classe dirigente erede del più grande partito comunista d’Occidente, per sopravvivere a se stessa, ha cambiato tra partiti e coalizioni ben 4 volte nome, mantenendo la stessa classe dirigente (esclusi i deceduti), in tutta Europa, guarda un po’, sono talmente strani che cambiano la classe dirigente mantenendo lo stesso partito, rafforzandone e rinnovandone tuttavia l’identità e la tradizione. Consci del fatto che un partito, senza memoria e senza radici, non esiste. E che la Sinistra, senza valori ideali, non vive e non vince.
E difatti, è bastato spazzare via l’impresentabile classe dirigente logorata da 13 anni di esercizio del potere e tutti i disastrosi postumi e mutazioni genetiche del blairismo, che se si andasse a votare oggi, il Labour otterrebbe una schiacciante maggioranza di 100 parlamentari.
Ed Milliband, che qualcosa di sinistra (o anche solo di civiltà) la dice, ha portato il Labour nei sondaggi al 45%, con 10 punti di vantaggio sui conservatori, riducendo al lumicino i lib-dem, che rischiano di sparire dal parlamento con il 9% dei voti. Tutto questo in 6 mesi. Fortuna che il Labour era morto e che senza Blair non avrebbe avuto alcuna speranza di resuscitare (Blair in compenso è stato avvistato l’ultima volta rincorso da schiere di elettori che gli lanciavano uova marce).
Nell’intervista che ha rilasciato ad Enrico Franceschini su Repubblica, il leader labourista, 41 anni, dice: “Basta con la politica elitaria, bisogna aprirsi alla gente, uscire dalla bolla del potere, da Westminster, per capire cosa vuole la società.”
In Italia gli avrebbero già dato del grillino fautore dell’anti-politica, uno che fa il gioco di Berlusconi e tutte le altre amene balle che usano schiere di trinariciuti e presunti riformisti per difendere la classe dirigente esistente (che sistematicamente fa il gioco di Berlusconi).
La questione chiave è un’altra e a mio parere è finora rimasta senza risposta: l’ineguaglianza. Non più solo la vecchia ineguaglianza tra ricchi e poveri, ma anche quella tra chi sta al vertice della scala sociale e chi sta nel mezzo ma si sente sempre più schiacciato.”
Ecco, un leader della Sinistra che parla di ineguaglianza, cita Gramsci (prima di Sanremo, si intende), partecipa alle manifestazioni pubbliche contro i tagli, se la prende con i “white collars” e la corruzione che ha danneggiato anche il suo partito, chiude i conti con il passato e apre una nuova pagina del progressismo britannico. C’è chi, due anni fa, cercava l’Obama italiano: se è troppo Obama, si faccia avanti il Milliband italiano. Perché noi Italiani ne abbiamo proprio bisogno.

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