Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


domenica 18 dicembre 2011

PSI:Quei socialisti a cui una certa sinistra dovrebbe chiedere scusa

Il nostro giovane e bravo compagno Andrea Natalini ha scritto una bella nota sul Melograno Rosso (consiglio vivamente di leggerla) che invita post-comunisti ed ex Psi a mettere da parte i rancori reciproci . E lo fa con argomenti seri. Nel senso che affinchè certi rancori possano farsi da parte e guardare al futuro della sinistra, occorre scavare a fondo le radici di tali atteggiamenti. La rimozione dei problemi non è il modo migliore per risolverli. Freud ci insegna che le rimozioni provocano nevrosi individuali. Le rimozioni politiche provocano nevrosi collettive. E con le nevrosi collettive non si costruisce il futuro. Né si può uscire fuori da esse con la trovata postmoderna del superamento del 900 (come se una semplice data potrebbe fare da spartiacque radicale nella storia) né con la favola della sinistra senza aggettivi.
Ma mi preme citare una frase rivolta da Andrea agli ex militanti del Psi : “A voi compagni socialisti, per dirvi che è vero ne avete passate di tutti i colori, sbeffeggiati e annichiliti da una crudele superiorità morale dalla continua critica di essere quelli della "Milano da bere", quelli che facevano patti per restare al governo oppure che facevano leggi a favore di qualcuno sempre perché siete stati considerati traditori e ladri. Riformisti per vocazione in un periodo storico in cui chi lo è stato sicuramente non poteva essere benvoluto politicamente. Vi conforti che oggi va di moda il termine riformista, tanto che si fa a gara per intestarsi l'appellativo. Voi che siete 'sparsi' nell'intero arco costituzionale in cerca di gloria e di un tempo che non c'è più. Tra una sinistra in cerca d'autore ed una destra che nel dna non vi appartiene. Perché ancora tentennate nel costruire una futura sinistra? Oggi chi siete e cosa volete essere?”
Ma chi sono i militanti socialisti sbeffeggiati ed annichiliti? Non certo coloro che alla fine degli anni 80 non erano più socialisti e molti dei quali sono transitati con Berlusconi, dove sono stati lautamente compensati con incarichi e ricche prebende! Altro che sbeffeggiati! Non lo sono quelli che hanno creato una piccola cooperativa a numero chiuso con l’uso strumentale di un marchio che serviva loro per conservare qualche scranno e qualche indennità facendo i camerieri a Prodi o a Veltroni (o in Toscana). Costoro se ne fottono di essere sbeffeggiati.
Lo sono stati piuttosto quei tanti (sono molti di più di quello che si crede) militanti socialisti che sono rimasti a sinistra, magari in una pessima sinistra (qual è quella della II Repubblica). Ma può essere pessima e lo è, ma è il posto naturale dove sono collocati i socialisti autentici.
E vedete, giornalacci come il “Fattaccio Quotidiano” avallano la grave disonestà intellettuale dei Sacconi, Brunetta tascabile, Cicchitto, facendo credere che gli eredi di Nenni, Lombardi e Brodolini stanno nel PDL. Ma questi cialtroni del giornalismo li conosciamo bene.
Si dimenticano di dire che uomini come Ruffolo, Spini, Amato, i compianti Aniasi, Arfè, Vittorelli, ex autorevoli dirigenti come Formica e Signorile (qualcuno ha militato in un partito, altri no) sono sempre stati nell’area di sinistra, come lo sono stati ovviamente due socialisti doc come gli ultimi due segretari generali della CGIL come Epifani e la Camusso, che nonostante le cazzate che dice Cremaschi, sono stati i due segretari di una CGIL che in questi ultimi anni ha costituito l’unico punto di riferimento certo a sinistra. Sono rimasti a sinistra anche due craxiani doc come Intini e Tognoli (quest’ultimo vittima di un linciaggio infame da parte della marmaglia giustizialista prima di essere completamente assolto).
Sono questi (insieme a tanti militanti anonimi, come quelli che stanno nel Network o nelle Leghe) che sono sempre stati considerati cittadini di serie b in una sinistra ipocrita e talvolta stupida.
Ed a costoro quella parte di postcomunismo occhettoide-veltronoide (nonché scalfarizzato) dovrebbe chiedere scusa in ginocchio. Ma già so che non lo faranno mai. Questi non riconosceranno mai i loro gravi errori, neanche se gli punti una pistola alla tempia.
Il caso Penati è l’ennesima dimostrazione che non esiste nessuna diversità morale. Sia ben chiaro, io mi auguro che Penati possa uscire bene dalla vicenda giudiziaria, e comunque bisogna attendere il processo prima di giudicare (cosa che in Italia non vale mai). Lo stesso mi auguro per Tedesco verso il quale molti “sinistroidi per caso” hanno già emesso una sentenza di condanna preventiva.
Ma non sono certo i casi Tedesco e Penati quello che rivelano i processi di collusione ambigua tra politica ed affari esistenti nel PD (e prima ancora nei Ds e nella Margherita). Così come non occorreva attendere Mani Pulite per capire che nel PSI di fine anni 80 si erano innescati gravi inquinamenti. Sono processi politici negativi che vanno letti al di là dalla pura cronaca giudiziaria. E rappresentano l’emergere di una profonda crisi della politica che non sarà certo combattuta con le grida moralistiche che servono solo a costruire carriere politiche a chi cavalca la più squallida demagogia.
Negli anni 80 fu l’incancrenirsi del consociativismo e del sistema bloccato che trasformò la pratica storica del finanziamento illecito ai partiti in un meccanismo cumulativo di malversazione. Nella II Repubblica è l’esistenza di soggetti politici senza identità che provoca la feudalizzazione della politica e la sua degenerazione affaristica. Se non si interviene sui meccanismi strutturali che generano tali fenomeni, le grida solleveranno un nuovo gran polverone che una volta dissolto favorirà la ripresa dei fenomeni degenerativi.
Ma io non generalizzo. Ovviamente non mi occupo della degenerazione della destra. Sia perché non è il mio campo politico, sia perché questa destra nasce intorno ad un plutocrate avventuriero ed ha quindi la degenerazione nei suoi cromosomi.
Dicevo non generalizzo. Non credo affatto che il PD sia un partito di affaristi a 360°. Così come il Psi di fine anni 80 era pieno di dirigenti e militanti seri ed onesti. E lo è anche il PD.
Sono i processi di demonizzazione che distorcono i processi comunicativi e la corretta informazione.
Purtroppo la demonizzazione ha radici antiche a sinistra. Ed ha il suo nucleo duro nella cultura comunista ortodossa. Se qualcuno ha letto Lenin se ne rende facilmente conto. Il termine social-traditore non lo hanno inventato i socialisti o i socialdemocratici. E tale termine, attenzione, non fu applicato solo verso coloro (come Noske) che effettivamente potevano essere definiti quali traditori del socialismo, ma a tutti i socialisti che non vollero aderire alla III Internazionale ed al programma comunista. Anzi i bolscevichi ritenevano più pericolosi  i socialdemocratici di sinistra (come Kautsky, Bauer, Turati) che i rappresentati dell’ala destra del socialismo.
Da questo nucleo duro (primo fra tutti Gramsci che mai condivise la teoria del social-fascismo) molti comunisti si allontanarono progressivamente. Alcuni sia dal programma che dalla forma-mentis. Altri rinnegarono completamente il programma ma non la forma-mentis giacobina che informa la mentalità comunista.Tra questi ci metto Occhetto.
Claudio Signorile (l’ho più volte citato) spiegava che la difficoltà principale per cui non si diede vita, dopo il 1989, ad un partito socialdemocratico unificato, era che nel Psi esisteva una area (Martelli ed altri) che non si identificava più nel socialismo e nel PCI c’era chi tendeva ad una operazione nuovista (cercando di occultare il fallimento del socialismo reale dietro un presunto parallelo fallimento della socialdemocrazia) che privilegiava la “questione morale” rispetto alla questione sociale. Signorile aggiungeva che occorreva che le forze che nel Psi e nel Pci si opponevano alla liquidazione del socialismo, avrebbero dovuto generare una separazione per interessi politici diversi, dando luogo ad un processo di scomposizione e ricomposizione. Ma di questo abbiamo già parlato.
Oggi la ricostruzione della sinistra non può prescindere da un pieno recupero di cittadinanza politica della tradizione socialista. Questa è la battaglia a cui sono interessato. Non perché consideri le altre tradizioni non degne di cittadinanza, ma perché la nostra è stata cancellata e deformata; ed anche perché è difficile immaginare una forza collocata nella prospettiva di un nuovo socialismo democratico senza la linfa vitale di quella. Ho già detto che la prospettiva di una sinistra senza aggettivi non mi interessa. E non mi interessa perché non porta da nessuna parte. (Peppe Giudice)

Nessun commento:

Posta un commento