Unite dagli interessi e divise dai valori, l'Europa e la Russia sono costrette a recitare una farsa in cui Bruxelles finge di chiedere più democrazia e Mosca finge di ascoltare, come è apparso evidente al vertice del 15 dicembre.
Di solito gli incontri semestrali tra Russia e Unione europea lasciano l'impressione che le due potenze si detestino ma continuino a ballare un delicato minuetto sulla disputa di turno, semplicemente perché sono costrette a farlo. Il vertice di Bruxelles tra Dimitri Medvedev e i suoi anfitrioni europei Herman Van Rompuy e José Manuel Durão Barroso non ha fatto eccezione.
Gli interessi comuni sono molti, ma i rispettivi valori sono pressoché incompatibili. Per questo motivo gli incontri tra Ue e Russia non segnano mai una rottura, ma non producono nemmeno risultati concreti. L'Europa importa dalla Russia un quarto del petrolio di cui ha bisogno, e fino a quando il gasdotto che attraverserà il Mar Caspio e altri progetti simili non saranno realizzati la situazione rimarrà invariata. Inoltre, in questi tempi di crisi, l'Europa attende con trepidazione che Mosca materializzi i 10 miliardi di dollari che nella giornata di ieri il consigliere economico di Medvedev ha promesso di versare nel fondo di salvataggio attraverso l'Fmi.
Tuttavia la Russia dipende a sua volta dalla Germania, suo principale partner economico, e più in generale dai paesi dell'Europa centrale che acquistano metà delle sue esportazioni. La Russia, insomma, ha bisogno dell'Europa tanto quanto l'Europa ha bisogno della Russia. Ma se le due potenze condividono enormi interessi, quando si parla di valori la situazione cambia radicalmente.
L'Europa vorrebbe che la Russia non ostacolasse i tentativi di frenare l'ascesa dell'Iran e di destituire il regime siriano, e spera che prima o poi Mosca non sia più governata da un'autocrazia impresentabile. Putin, che ha appena fatto carte false per mantenere il suo partito Russia unita al comando della Duma e prepara il suo trionfale ritorno nel mese di marzo alla presidenza del paese, sogna di restituire alla Russia la gloria del tempo degli zar e della guerra fredda.
Quando gli interessi uniscono e i valori dividono, di solito sono i primi a prevalere sui secondi. Ma bisogna pur sempre salvare la forma. Van Rompuy ha sussurrato all'orecchio di Medvedev parole come "preoccupazione" e "irregolarità elettorali", scegliendo la via dell'eufemismo. Il presidente russo si è mantenuto su toni amichevoli, ben consapevole che un conflitto aperto con Bruxelles aumenterebbe l'isolamento internazionale della Russia e favorirebbe l'opposizione in patria, che continua ad alzare la voce. Nel frattempo, con perfetta sincronia, da Mosca Putin sparava a zero contro la politica di Washington.
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