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mercoledì 11 gennaio 2012

GOVERNO: Referendum elettorale, la Corte ha deciso di dormirci sopra

Alla fine,la Corte costituzionale si è presa una notte per dormirci su.
Pronunciarsi sull’ammissibilità dei due quesiti referendari che propongono l’abrogazione della legge elettorale è compito difficile e delicato.
Da un lato, oltre un milione di firme indicano che gli italiani ne hanno avuto abbastanza del “porcellum”. E’ un numero considerevole, a cui si aggiungono i cori del mondo politico che, lungi dall’essere d’accordo sul sistema elettorale che dovrà sostituire l’attuale pastrocchio, è però quasi unanime nell’indicare la necessità di un cambiamento. Dall’altro lato c’è l’imperativo costituzionale: in materia elettorale non ci può essere un vuoto normativo. Quindi, bisogna stabilire se basti abrogare una legge che ne abroga un’altra per far sì che quest’ultima torni in vigore. L’impresa appare ardua perla Corte, che deve trovare una soluzione in grado di rispettare una volontà ampiamente condivisa senza violare il dettato della Carta. In questa situazione, i 15 giudici delle leggi hanno preferito prendere tempo, sperando nella proverbiale notte che porta consiglio.
DISCUSSIONE - Stamattina, Nicolò Sandulli e Federico Sorrentino, difensori del referendum, per un’ora e mezza hanno perorato davanti alla Corte la causa del primo quesito referendario, quello che chiede la totale abrogazione del “porcellum”. Poi è stata la volta di Alessandro Pace e Vincenzo Palumbo, i quali hanno illustrato alla Consulta le ragioni in favore del secondo quesito, quello che mira a ripristinare la legge elettorale precedente abrogando alcune parti di quella attuale. Ancora prima dei professori, a inizio giornata, Pietro Adami e Paolo Solimeno, legali dell’Associazione giuristi democratici che si era costituita in giudizio, hanno avuto la possibilità di presentare un intervento “ad adiuvandum”, sostenendo la possibilità di differire l’effetto abrogativo del referendum in modo da dare più tempo al Parlamento per approvare una nuova legge elettorale.
PUNTO CRITICO – E proprio questo è il punto critico. Sela Corte approvasse i quesiti, anche solo il secondo, nei palazzi della politica scatterebbe una corsa contro il tempo per modificare la legge prima di arrivare al referendum che, in caso di vittoria dei sì – molto probabile visto il successo della raccolta di firme – riconsegnerebbe un sistema elettorale caotico. Infatti, oltre alla questione dei confini dei collegi elettorali alla luce delle variazioni demografiche degli ultimi anni, si presenterebbe il problema degli italiani all’estero, il cui diritto di voto non era contemplato dalla legge Mattarella. A questo si aggiunga che tra i partiti non c’è neppure un accordo di massima su come modificare il “porcellum”. Così si può facilmente capire perché tutti predichino il cambiamento, ma in tanti sperino che alla fine il referendum venga bloccato.
Nicola Bandini

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