Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


venerdì 24 febbraio 2012

ITALIA: Ricordando il nostro Presidente

Ricordo il pianto durante i funerali di Berlinguer. Ricordo quando si presentò a Vermicino per dare un abbraccio alla madre del piccolo Alfredino. Ricordo l’esultanza, il sorriso e le braccia alzate alla vittoria dei mondiali di calcio dell’82. Ricordo la gente che lo osannava quando passeggiava per le strade della sua Italia. Ricordo l’apprezzamento che politici di tutti i partiti riferivano parlando di lui. Ricordo la stima della gente comune che lo considerava uno di loro. Ricordo la soddisfazione del popolo socialista quando venne eletto il primo Presidente della Repubblica di fede socialista. Ricordo quando tornando verso casa il traffico di Fontana di Trevi si fermava perché anche lui rientrava dal lavoro dal Quirinale. Ricordo i pianti e le lacrime che tutti versarono il giorno che seppero della sua morte il 24 febbraio del 1990.
Questo è quello che ho in mente oggi. Anche se in realtà non sono dei veri e propri ricordi del tempo, quanto momenti intravisti in televisione e sui giornali negli anni successivi. Parole e memorie che tante persone diverse tra loro mi hanno riportato. Perché quando tutto questo accadeva io ero solo un giovane ragazzo e lui un ultraottantenne. Ma se oggi l’ho in mente è perché il suo pensiero, la sua attività politica e il suo esempio sono rimasti vivi nel tempo. E non credo valga soltanto per me, quanto per milioni di italiani più o meno giovani che hanno vissuto la sua presidenza e che valutando non a posteriori, come si è sovente fare, la sua azione politica, hanno dato un significato concreto alla parola socialismo.
Non posso dimenticare un filmato in particolare che lo vede intervistato proprio sul significato reale di tale parola, in cui afferma: “Sono per un socialismo che deve essere basato sulla libertà. Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile. Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale. Come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”.
E’ per questo che ho così tanti ricordi, e che oggi nell’anniversario della sua morte non posso fare a meno di riportarli, prima ancora che come direttore del suo giornale, di farlo in qualità di italiano, di giovane che crede ancora nel suo esempio, che vorrebbe che uomini come lui fossero per sempre.
Un saluto, Presidente Pertini.
Giampiero Marrazzo – Avanti! on line.

Nessun commento:

Posta un commento