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giovedì 16 febbraio 2012

SIRIA: Divergenze tra paesi Ue sulle sanzioni contro Damasco

Diversi Stati temono ripercussioni nei rapporti commerciali

Bruxelles, 16 feb. - L'Unione Europea potrebbe vedersi costretta a ridimensionare la portata delle nuove sanzioni contro la Siria che si appresta ad adottare a fine mese, in quanto alcuni paesi che hanno stretti rapporti commerciali co Damasco avrebbero avanzato delle riserve. Lo hanno riferito oggi fonti diplomatiche europee. Le nuove sanzioni dovrebbero essere adottate formalmente dai ministri degli Esteri dei paesi Ue il prossimo 27 febbraio a Bruxelles.

La settimana scorsa i rappresentanti dei 27 erano pervenuti a un accordo preliminare su un embargo sulle esportazioni di fosfato dalla Siria, ma la Grecia si oppone ora a questa misura, hanno detto le fonti. Anche l'idea di sanzionare la banca centrale ha creato divergenze. Diversi paesi che hanno stretti legami commerciali co la Siria temono "un blocco completo dei commerci" con Damasco, ha detto un diplomatico. Tutti d'accordo invece per colpire i commerci di metalli e pietre preziose. Le discussioni tra i paesi dell'Ue andranno comunque avanti fino alla fine del mese. (fonte Afp)

Assemblea generale Onu discute risoluzione contro Damasco - Terzi: Sua approvazione avrà "effetto politico molto forte"

L'Assemblea generale dell'Onu ha iniziato oggi un dibattito nel corso del quale dovrebbe adottare una risoluzione di condanna della repressione in Siria, alcuni giorni dopo il veto posto da Mosca e Pechino a un testo simile al Consiglio di Sicurezza. La Russia, che non è riuscita a far passare degli emendamenti che aveva proposto, ha detto che voterà contro la risoluzione nella sua formulazione attuale, giudicata "iniqua".

Fonti diplomatiche danno per scontata l'adozione da parte dell'Assemblea generale di questa risoluzione che non ha valore vincolante, promossa dai paesi arabi e occidentali. Secondo il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, questa risoluzione potrebbe avere in ogni caso "un effetto politico molto forte di pressione sul regime di Assad".

"Ieri è stato presentato un progetto di risoluzione all'Assemblea generale delle Nazioni Unite", ha detto oggi Terzi a Uno Mattina. "L'Assemblea generale non ha i poteri del Consiglio di Sicurezza, ma se passa questo progetto di risoluzione ha un effetto politico molto forte di pressione sul regime di Assad e di indicazione della linea che potrebbe essere quella risolutiva per uscire dalla crisi". (con fonte Afp)

Retata a Damasco, arrestata anche blogger Razzan Ghazzawi negli uffici del giornalista Mazen Darwich

Quattordici persone sono state arrestate nel corso di una retata negli uffici del Centro siriano per i media e la libertà di espressione a Damasco: fra queste il direttore del Centro, il giornalista Mazen Darwich e la blogger Razzan Ghazzawi, uno dei simboli della contestazione in Siria.

"Verso le 14 gli uomini dei servizi di sicurezza hanno fatto irruzione nel Centro e arrestato Mazen Darwich, sua moglie e un impiegato", ha detto alla France Presse Louai Hussein, un collaboratore del Centro, che ha detto di ignorare le accuse a carico di Darwich.

Altre tredici persone, fra queste la blogger simbolo della rivolta siriana, Razzan Ghazzawi, che si trovava nei locali di questa associazione, sono state arrestate, ha affermato l'avvocato Anouar al-Bounni.

I Comitati locali di coordinamento (LCC), che guidano la mobilitazione sul campo, hanno anch'essi riferito dell'arresto di Mazen Darwich "da parte delle forze di sicurezza, che avevano in precedenza circondato il quartiere" dove si trovano i locali dell'associazione, nel centro di Damasco. Bounni e Ghazzawi erano stati già arrestati all'inizio della rivolta contro il regime del presidente Bashar al Assad nel marzo 2011. Anche Darwich, 38 anni, era stato arrestato il 16 marzo dello scorso anno durante un sit-in pacifico davanti al ministero degli Interni, secondo Reporters sans frontières (RSF) e una settimana dopo era stato interrogato in merito ad alcune sue dichiarazioni.

Razzan Ghazzawi, 31 anni, era stata arrestata il 4 dicembre e rilasciata solo due settimane dopo. La donna, con nazionalità anche americana, era stata accusata di aver "minato l'orgoglio nazionale", "creato un'organizzazione volta a sovvertire l'ordine sociale ed economico dello Stato" e di aver fomentato "le tensioni interconfessionali".

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