Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


domenica 19 febbraio 2012

USA 2012: Elezioni presidenziali e dintorni

Santorum: "In gioco la libertà, come la II Guerra mondiale"
New York– Per l'ex senatore della Pennsylvania, Rick Santorum, la posta in gioco nelle elezioni presidenziali americane e' molto alta. A tal punto da paragonare la campagna elettorale in atto al clima che l'America respirava durante la Seconda Guerra Mondiale.
''Nessuno vi sta chiedendo di mettere l'uniforme, ma di fare il vostro dovere e combattere per queste primarie'', ha detto Santorum durante un discorso al Lincoln Day Dinner, in Ohio, suggerendo agli americani di prendere esempio dalla generazione che ha combattuto contro Germania e Giappone negli anni Quaranta.
''A volte la posta in gioco e' la liberta''', ha detto il candidato del Gop (da GRand Old Party, quello repubblicano), nipote di un minatore trentino, che e' arrivato addirittura a paragonare le condizioni di oggi al bombardamento dell'Europa da parte della Luftwaffe tedesca, ricordando come lo spirito di speranza e di cambiamento deve essere lo stesso che ha animato gli americani durante il conflitto.
Su campagna Obama l’incubo del caro-benzina
Washington – Gli ultimi dati sull’andamento dell’economia e del’occupazione sembrano sospingere Barack Obama verso la rielezione, ma nelle campagne elettorali presidenziali americane può succedere di tutto quando tutti meno se lo aspettano. Si prenda il caso del candidato repubblicano Rick Santorum, che all’inizio della contesa per le primarie era praticamente sconosciuto ed ora gode di un popolarita maggiore di quella che fino a non molto tempo fa aveva il frontrunner Mitt Romney. 
Intendiamoci, non sono in molti a credere che Santorum, un conservatore della più bell’acqua, nonostante i recenti successi abbia, alla fine dei conti, la ”gravitas” per sconfiggere Obama quando, finite le primarie, sarà in ballo la Casa Bianca. Ma è difficile che Obama si senta del tutto sicuro della rielezione, perchè un incubo perseguita la sua campagna elettorale: il caro-benzina, il cui costo ha raggiunto livelli che per gli americani sono stratosferici. E data la loro intensa passione per l’automobile, si tratta di un fantasma molto minaccioso.
Cosi’ dall’establishment del partito repubblicano, il Grand Old Party, e’ partita una nuova parola d’ordine, indirizzata innanzitutto ai candidati repubblicani che si stanno affrontando nelle primarie: cavalcare la rabbia dei consumatori, puntando il dito sulla politica energetica della Casa Bianca. I dati parlano chiaro e preoccupano lo staff presidenziale. Il prezzo della benzina normale e’ oramai schizzato a 3,52 dollari a gallone (3,79 litri), con un aumento del 30% negli ultimi due mesi.
E gli esperti prevedono che presto si varchera’ la soglia psicologica dei 4 dollari. Colpa soprattutto delle tensioni con l’Iran: le sue minacce di chiudere lo stretto di Hormuz bloccando di fatto gran parte del traffico mondiale di petrolio hanno fatto salire il prezzo del greggio a 103 dollari al barile, il livello piu’ elevato da mesi.
Ecco allora che – come riferisce il Wall Street Journal – in una riunione a porte chiuse presieduta dallo speaker della Camera John Boehner, i vertici del partito repubblicano hanno pianificato l’attacco: ”Vogliamo che questo dibattito si scateni – avrebbe detto Boehner – perche’ certamente questa estate si arrivera’ a prezzi della benzina e del gas cosi’ alti come non si vedevano da anni”.
L’obiettivo e’ quello di smontare l’ottimismo del presidente sulle prospettive dell’economia e dimostrare che il suo piano economico ed energetico e’ un fallimento, sottolineando come da quando Obama e’ presidente, dal gennaio 2009, un gallone di gas costa 1,89 dollari in piu’. E non importa se di mezzo c’e’ stata la piu’ grande crisi finanziaria dal dopoguerra.
Alla Casa Bianca e al quartier generale della campagna elettorale di Obama, a Chicago, sanno bene quali sono i rischi che si corrono su questo terreno. E al momento si aggrappano alle previsioni di molti economisti, per i quali l’attuale prezzo del petrolio incidera’ solo in maniera modesta sull’andamento dell’economia. Ma la paura che il caro-energia possa compromettere gli obiettivi di crescita economica e dell’occupazione e’ reale.
La Casa Bianca ha previsto due milioni di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti nell’intero 2012. E il presidente Obama ha assicurato che l’obiettivo di raddoppiare l’export delle imprese americane in cinque anni – promessa fatta due anni fa – e’ a portata di mano. I candidati repubblicani alle presidenziali sanno però che il prezzo della benzina alle stelle è contro Obama un’arma micidiale.
”Obama vuole prezzi piu’ alti. Vogliono scaricare sul pubblico la loro agenda economica radicale”, ha detto Rick Santorum. Non da meno l’ex speaker della Camera Newt Gingrich, per il quale i prezzi della benzina stanno raggiungendo livelli inaccettabili. Il suo motto e’: ”Trivella qui. Trivella ora. Paga di meno”.   
Obama, guerra a chi ostacola il Made in America e strigliata alla Cina
Everet – Barack Obama dichiara guerra aperta a chi ostacola il ‘Made in America’, sia dentro che fuori i confini nazionali. E se la prende sia con le imprese americane che delocalizzano invece di creare posti di lavoro negli Stati Uniti, sia con i Paesi che ostacolano le esportazioni Usa con ”pratiche commerciali sleali”, vedi la Cina.
Il presidente parla dal mega stabilimento della Boeing a Everett, non lontano da Seattle, nello Stato di Washington. Sullo sfondo la nuova meraviglia creata dal gigante dei cieli, il Boeing 787 Dreamliner, che per Obama e’ un simbolo di cosa vuol dire ‘Made in America’.
In questo scenario arriva il nuovo monito verso Pechino, proprio mentre il vicepresidente Xi Jinping, futuro leader cinese, in California conclud la sua visita ufficiale negli Stati Uniti,
durata ben cinque giorni.
”Se i nostri concorrenti in campo commerciale non rispetteranno le regole non staremo a guardare”, ha promesso Obama parlando alla platea di operai. Ricordando come la sua intenzione e’ quella di mettere in piedi una vera e propria task force che indaghi su tutti i casi di pratiche sleali poste in essere ”da Paesi come la Cina”.
Una risposta, questa, anche ai suoi detrattori nel partito repubblicano, che lo accusano di tenere una posizione troppo debole nei confronti della Cina. A migliaia di chilometri di distanza, a Los Angeles, dove ha partecipato ad un forum economico, Xi manda comunque segnali rassicuranti: ”Incoraggeremo piu’ consumi, importazioni ed investimenti esterni”, a partire dagli investimenti negli Stati Uniti.
Ma Obama se la prende ancora una volta anche con le imprese americane che dimostrano di non credere nel proprio Paese e decidono di continuare ad investire in altri Paesi. ”Questo – ha detto – nel momento in cui in America ci sono milioni di persone che cercano lavoro”. Una cosa per il presidente ”inaccettabile”. Ecco allora che Obama rilancia la sua proposta di incentivare chi investe nel ‘Made in America’ e invece di togliere ogni beneficio fiscale a chi delocalizza.
”Molte imprese – denuncia Obama – utilizzano le agevolazioni per andare all’estero. Non si possono avere sgravi fiscali per andare a costruire impianti in altri Paesi. Questo non ha senso. Le agevolazioni vanno date a chi crea lavoro qui”. Il presidente ribadisce quindi di essere ottimista sul futuro dell’economia Usa: ”Si sta riprendendo”, afferma, anche se nel rapporto economico annuale della Casa Bianca non si nascondono le persistenti preoccupazioni per i ”significativi rischi” derivanti dalla crisi del debito sovrano in Europa.
Nel 2012, comunque, i consiglieri economici del presidente – escludendo gli inquietanti scenari di contagio dal Vecchio Continente – prevedono la creazione di due milioni di nuovi posti di lavoro, piu’ degli 1,8 milioni creati lo scorso anno.
Santorum nella terra del”Made in Usa”. Ma aveva un'auto tedesca
New York – Proprio nel giorno in cui il presidente Barack Obama rilancia con forza il 'Made in America'', parlando nel mega stabilimento della Boeing, per Rick Santorum arriva una nuova tegola: nel 2008 sfrecciava per le strade americana a bordo della tedesca Audi A Luxury Sedan, prezzo di listino 42.000 dollari.
La notizia e' venuta fuori dopo che lo stesso Santorum ha reso pubbliche le sue ultime dichiarazioni dei redditi. E con questo biglietto da visita, il candidato Gop alla presidenza si appresta ad affrontare le primarie in Michigan, la patria dell'industria americana dell'auto.
Non certo un bell'esempio per il 'Made in America' e per il piano da lui sponsorizzato per rilanciare il motore che ha reso grande l'America a livello mondiale. Santorum aveva persino inserito l'acquisto dell'auto tedesca alla voce 'spese deducibili per motivi di lavoro', mentre solo l'anno prima era al volante di una piu' modesta Chevy Trailblazer
New Jersey, veto di Christie sui matrimoni gay
New York– Il governatore del New Jersey, Chris Christie, astro nascente del partito repubblicano americano, ha posto il veto sulla legge a favore dei matrimoni gay approvata ieri dal Parlamento del suo Stato.
Il no di Christie – il cui nome e' nella rosa dei possibili vicepresidenti se le elezioni presidenziali dovessero essere vinte dai repubblicani – era atteso. Per il momento, dunque, il New Jersey non sara' l'ottavo stato negli Usa ad adottare i matrimoni gay. La questione sara' forse risolta da un referendum popolare.
Sondaggio Usa: Bush più popolare di Obama
New York – Il presidente piu' popolare degli Stati Uniti? Rimane George Washington. Ma oggi gli americani preferiscono George W. Bush a Barack Obama, anche se di poco. Lo rivela l'ultimo sondaggio di Public Policy Polling, che in vista della festa a stelle e strisce del President Day, lunedì, ha stilato la classifica degli inquilini della Casa Bianca piu' amati – e piu' odiati – dai cittadini statunitensi.
Il primo presidente Usa rimane il piu' popolare, con l'89% delle preferenze. Molto amati sono anche Abraham Lincoln, il presidente che aboli' la schiavitu', John Fitzgerald Kennedy e Dwight Eisenhower. Mentre nell'epoca piu' recente il piu' popolare e' Ronald Reagan, sostenuto dal 62% della popolazione. Dietro di lui ci sono George Bush padre (51%) e Bill Clinton (49%).
Pollice (quasi) verso invece per l'attuale presidente Barack Obama, che seppur di stretta misura perde nei confronti del suo predecessore George W. Bush. Obama infatti puo' contare sul 46% dei sostenitori, mentre il 49% degli americani crede che non abbia adempiuto a dovere al suo ruolo, con uno scarto del 3%. Mentre per Bush il gap e' solo dell'1%, con 45 punti percentuali a favore e 46 contro. Insomma Bush era leggermente meno amato, ma anche meno criticato dai cittadini Usa. I sondaggisti tuttavia spezzano una lancia a favore di Obama, in quanto ritengono che essere in carica alla Casa Bianca molto spesso sia un fattore penalizzante.

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