Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 22 marzo 2012

ITALIA/LAVORO: Nessuna intesa sull’articolo 18

Nessuna intesa sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, uno degli aspetti più importanti della riforma del lavoro. La posizione del Governo di modificare le tutele dei lavoratori prevedendo una diversa disciplina per i licenziamenti economici e per i licenziamenti disciplinari non ha trovato l’accordo di tutte le parti sociali. Il più importante sindacato italiano dei lavoratori con oltre quattro milioni di lavoratori iscritti, la CGIL, ha manifestato la propria contrarietà e la stessa UIL ha manifestato perplessità e necessità di chiarimenti.
NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE – In particolare, la proposta della Fornero non cambia nulla dal punto di vista del licenziamento discriminatorio, per il quale continua ad essere previsto il reintegro. Per il licenziamento disciplinare per ragioni soggettive sarebbe il giudice a decidere il reintegro o l’indennizzo a seconda delle fattispecie. Ma la modifica piu’ rilevante si avrebbe sui licenziamenti per giustificato motivo economico: qui non sarebbe più previsto il reintegro ma soltanto un indennizzo  omnicomprensivo, compreso tra un minimo di 16 ed un massimo di 27 mensilità, in funzione dell’anzianità di servizio. Si tratta di una proposta evidentemente squilibrata, visto che consentirebbe alle imprese di avviare licenziamenti per motivi economici previo il pagamento di un semplice indennizzo. Si va molto oltre lo stesso modello tedesco,  in cui è il giudice a decidere anche per i licenziamenti per motivi economici.
IL GOVERNO DICE NO – A fronte di una inusuale disponibilità dei sindacati, il Governo ha scelto la rottura. Dopo settimane perse e tante parole al vento, ora sarà predisposto  un verbale sul quale le parti sociali apporranno il proprio accordo o disaccordo. Questo documento dovrebbe poi costituire la base per una legge da discutere in Parlamento. E qui saranno i Partiti a decidere. E finalmente si vedrà quali Partiti realmente tutelano i lavoratori. E le posizioni ed il voto dei vari Partiti sarà ricordato al momento delle elezioni, a partire da quelle amministrative per arrivare a quelle politiche del 2013.

OCCASIONE PERSA – Si è dunque persa una grande occasione per arrivare ad una intesa condivisa per la riforma del mercato del lavoro, creando invece una frattura che sara’ difficile da colmare. In una fase di forte stress sociale, aumento delle tasse, allungamento dell’età pensionabile si andra’ ad innestare un nuovo contrasto sociale. E’ facile infatti prevedere un forte richiamo alla mobilitazione dei lavoratori, quanto meno da parte della CGIL. Una nuova fase di conflittualità sociale che, con opprimente burocrazia, estrema corruzione ed alta imposizione fiscale, crea senz’altro un ambiente propizio per gli investimenti. E se l’obiettivo del Governo era quello di creare un ambiente più favorevole agli investimenti ed aiutare i più giovani a trovare un lavoro, i risultati sono scarsi: da un lato si rendono più facili i licenziamenti e dall’altro non si estendono le esistenti tutele ai dipendenti delle imprese più piccole. Se passasse la riforma Fornero, vi sarebbero minori diritti per tutti i lavoratori. Un ritorno indietro nella storia, non un passo nel futuro.

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