Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


domenica 15 aprile 2012

Con il governo Monti quando non c’è il pane si mangino brioches

Sembra di essere ritornati indietro nella storia di almeno due secoli. Ai tempi della prima rivoluzione francese. Siamo nel 1789. I nobili francesi, ai quali era proibito esercitare qualsiasi attività economica pena la perdita del titolo, assistevano alla progressiva erosione del loro potere d’acquisto per la costante riduzione delle rendite fondiarie, dovuta alla scarsa produttività dei loro latifondi. Le guerre, le carestie i raccolti andati a male avevano precipitato la Francia in una gravissima crisi. La nobiltà al potere ritenne pertanto che, al fine di mantenere il ruolo ed i privilegi di un tempo, fosse necessario aumentare il prelievo fiscale, ricominciando ad esigere anche vecchie tasse ormai in disuso. La pesante tassazione, che gravava soprattutto sul terzo stato e sul popolo, rispetto al clero e alla nobiltà, furono tuttavia incapaci di contrastare il deficit delle casse statali, facendo, al contrario, aumentare il debito pubblico. Ne conseguì una forte inflazione, che immiseri’ ulteriormente la popolazione francese.
LA LEGGEREZZA DI MARIA ANTONIETTA – L’inettitudine della classe dirigente francese del tempo, fu poi resa evidente da alcuni comportamenti dei nobili non proprio sobri. Ricordiamo tutti la leggerezza degli atteggiamenti di Maria Antonietta, regina di Francia, ben rappresentata dalla frase che avrebbe pronunciato riferendosi agli affamati sudditi francesi: “Se non hanno pane, che mangino brioche!”. Fu la rivoluzione! La monarchia e la classe dirigente del tempo venne spazzata via dalla rivolta popolare.
MONTI E LA RIVOLUZIONE ALLE PORTE – Bastano poche righe per rendere evidente il parallelismo con gli avvenimenti dei nostri giorni. Oggi ci troviamo davanti a una classe dirigente svilita, incapace di trovare soluzioni efficaci per guidare l’Italia fuori dalla crisi. Dinanzi alla propria manifesta inadeguatezza, chiama un Demiurgo, che per prima cosa taglia il reddito dei ceti più deboli e aumenta le tasse per mettere in sicurezza i conti pubblici. A pagare, come accade ormai di norma, sono sempre i soliti, cioè i cittadini con il reddito più basso. Tra essi i pensionati, che vedono ridotta e privata della rivalutazione la propria pensione. Più spettacolari che incisive le misure prese su evasione fiscale e riduzione della spesa pubblica. Siamo il Paese delle auto blu: da noi sono decine di migliaia, in Inghilterra poche centinaia. Siamo il Paese in cui al ristorante, dopo il pranzo, ti portano il pre-conto al posto dello scontrino fiscale. Siamo il Paese con un numero di automobili di lusso ben superiore al numero di coloro che dichiarano redditi congrui. Siamo il Paese in cui è dilagante la corruzione e la criminalita’ organizzata.
LIBERI TUTTI E SI SALVI CHI PUO’ – Di fronte a tali complesse, gravi e intricate problematiche, il Demiurgo decide che la cosa più urgente da fare, la strada maestra per attirare investimenti esteri e favorire la crescita sia quella di rendere i licenziamenti più facili. Come se in questo momento, invece che dare un indirizzo di lungimirante politica industriale e favorire l’occupazione e la produttività, si dicesse: liberi tutti e si salvi chi può. Tanto il mercato si autoregola. Abbiamo visto quale disastro tale credo abbia comportato nel mondo della finanza anglosassone e, a cascata, nel nostro Paese e nelle nostre case. Eppure anche il mercato crede poco alla politica del Demiurgo, tanto è vero che lo spread ha ripreso a salire e le borse crollano. Dalle parti di Palazzo Chigi ci si affretta a dichiarare che non c’è da allarmarsi, che il problema non e’ italiano o non è solo italiano. Ed ecco a breve distanza arrivare la bacchettata della Banca Centrale Europea: il problema di fondo della situazione italiana e’ la mancata crescita. La crisi economica miscelata al balbettio della classe dirigente che appare incapace di trovare soluzioni idonee rende la situazione particolarmente complicata.
MASSAGGI, LAUREE E VILLE CON VISTA SUL COLOSSEO – Quando alla carenza di ipotesi operative valide si associa anche un comportamento non proprio onesto della classe dirigente, come le recenti vicende che hanno coinvolto la Lega e la Margherita, la miscela può diventare esplosiva. Tanto a destra, quanto a sinistra assistiamo a ruberie diffuse. Soldi pubblici, raccolti con le tasse pagate dai cittadini onesti, vengono utilizzati come fonte per arricchimento personale e per fini privati: dubbie lauree, ville, appartamenti in centro vista Colosseo, benzina, massaggi e chi più ne ha più ne metta, tutto a spese dei cittadini. Milioni di cittadini manifestano il proprio dissenso verso la legge elettorale esistente e chiedono l’approvazione di una nuova, attraverso la raccolta di firme per indire un referendum? E nulla cambia.
GATTOPARDESCAMENTE – Un referendum abolisce il finanziamento pubblico dei partiti? E i parlamentari prendono per i fondelli i cittadini. Lo trasformano in rimborso elettorale, che nei fatti rimborso non è. Anzi, si tratta proprio di lauto finanziamento a fondo perduto e, come si scopre ora, per fini privati. E di fronte allo sconcerto e alla rabbia dell’opinione pubblica, i nostri raggiungono finalmente un difficile accordo per mettere fine allo scandalo. A questo punto uno si aspetterebbe quantomeno la decisione di restituire le somme eccedenti le spese realmente sostenute nelle campagne elettorali dai singoli partiti ancora esistenti o defunti. No, non e’ cosi’. Il difficile e sofferto accordo consiste nella maggiore trasparenza e nel controllo esterno dei bilanci dei Partiti. I nostri politici devono aver letto ed appreso bene la massima di Tomasi di Lampedusa: tutto deve cambiare, affinché nulla cambi. Carissimi, forse vi state illudendo che la filosofia gattopardesca valga in ogni tempo. Ma è bene fare attenzione. La storia insegna. (Alfonso Siano – Avanti! online)
Considerazione:
Dopo il lungo periodo della seconda guerra mondiale l’Italia doveva ripartire da una situazione alquanto rovinosa.
Il dopo guerra fu caratterizzato subito dal referendum per la scelta della Monarchia o Repubblica, gli italiani furono chiamati al voto ed il 2 giugno 1946 elessero coloro che avevano il compito di redigere la nostra Carta Costituzionale.
Le sedute si svolsero dal 25 giugno 1946 in poi.
Certo erano anni difficili, ma si arrivò a dare un nuovo assetto all’Italia che è durato fino ai nostri giorni.
Nel nostro tempo abbiamo assistito alla caduta della prima repubblica ed attualmente si parla della caduta della seconda repubblica.
La situazione anche oggi è difficile per tutti i fatti che sono avvenuti anche in sfregio alla nostra Costituzione, il debito pubblico schizzato alle stelle, la crisi economica che ci attanaglia, la politica non più in grado di gestire la situazione e si affida ad un governo tecnico, la disoccupazione imperante e la recessione è ormai un dato di fatto. La corruzione politica è ormai un’escalation, i rimborsi elettorali ai partiti una presa in giro per gli italiani che hanno votato un referendum, l’evasione fiscale ha raggiunto limiti da spavento.
In una situazione del genere i tentativi di riportare tutto alla normalità si scontra con le lobbies ormai sempre più agguerrite e corporativismi difficilmente intaccabili.
L’unica soluzione, ormai da più parti sostenuta, sarebbe il ricorso ad una nuova Assemblea Costituente eletta a suffragio universale con il sistema proporzionale per avere in essa tutte le rappresentanze. Il compito dovrebbe essere ben preciso e cioè riformare la Costituzione limitatamente agli articoli in cui di fatto è già stata aggirata con espedienti che hanno assunto il valore della consuetudine. Nell’occasione l’Assemblea dovrebbe occuparsi poi di un nuovo sistema elettorale che ci avvicini ai sistemi europei, del numero dei parlamentari, (riducendoli a metà), delle loro remunerazioni e privilegi, delle funzioni delle camere per abbreviare i tempi di legiferazione.
La nomina del Presidente del Consiglio, ormai stravolta, deve avere riscontro preciso nella nostra Carta. Rivedere tutte le Regioni, magari riducendole, che di fatto sono diventate parlamentini delocalizzati con un numero di politici esagerato e con stipendi simili ai parlamentari, compresi tutti i vitalizi. Affrontare una volta per tutte la questione della stortura del rimborso elettorale, vale a dire il mascherato finanziamento ai partiti, il finanziamento all’editoria e a tutte quelle imprese o enti che lo hanno istituzionalizzato.
Dovrebbe occuparsi di tutte quelle questioni che sono diventate diritti acquisiti come le doppie e triple pensioni riportandole ad unicità e rivedendone i limiti, l’eliminazione degli Enti parassiti ed inutili che prevedono prebende per i Direttori Generali e consigli d’amministrazione. I costi della democrazia dovranno in ogni modo essere salvaguardati, ma di molto ridimensionati per riportarli alla media europea.
Anche gli stipendi dei funzionari dello Stato e gli innumerevoli Direttori Generali hanno bisogno di un drastico ridimensionamento, infine liberalizzazioni fatte seriamente e riforme dei carrozzoni statali tipo RAI. In definitiva occorre riequilibrare un sistema Italia che ha la stortura insopportabile che quasi il 50% della sua ricchezza è appannaggio di solo il 10% degli italiani dovuto principalmente al liberismo sfrenato e nessun controllo dello Stato sulla finanza aggressiva. Con i risparmi prodotti e la lotta vera all’evasione fiscale, riportare il fisco ad essere meno invasivo senza togliere nulla al welfare anzi migliorandolo.
Da non sottovalutare in ultima analisi, la questione della giustizia sia civile che penale ed avvicinarci ad una soluzione definitiva della pena per riportarla alla decenza di un popolo civile. Una giustizia che decida in tempi rapidi ed una certezza della pena sono le basi da cui partire per non lasciare in carcere i troppi in attesa di giudizio comprendendo nel sistema anche i reati finanziari.
Le potenzialità della Magistratura ci sono tutte, ma occorre dare efficienza e celerità al sistema senza fare barricate tra i poteri dello Stato.

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