Pensare Globale e Agire Locale

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lunedì 23 aprile 2012

ITALIA: No patrimoniale e una famiglia su quattro in rischio povertà

Tasse, Grilli: «Non ci saranno patrimoniali»
Annuncio del viceministro: «Nessun nuovo intervento fiscale».
Nessuna nuova tassa. È quanto ha riferito il vice ministro all'Economia, Vittorio Grilli, nel corso di un'audizione alla Camera. «Non abbiamo in programma patrimoniali o altri interventi fiscali, già è stato un forte intervento con l'Imu sul patrimonio immobiliare». Sull'aumento dello spread, che ha ancora sforato quota 400, ha detto: «I mercati sono volatili ma non perché non si fidano di noi».
NESSUNA NUOVA MANOVRA. Il viceministro ha anche escluso l'ipotesi di una nuova manovra economica. «Il Fondo monetario condivide le azioni messe in campo dall'Italia e neanche da loro si chiede nulla di più di quanto già fatto», ha detto. «C'è apprezzamento sia a livello globale, di Fondo Monetario Internazionale, che europeo sul rigore dei conti pubblici». La correzione dei conti pubblici «c'é ed è sufficiente».
Secondo il viceministro,con le ultime manovre di finanza pubblica, le due fatte la scorsa estate e il decreto Salva-Italia di fine 2011, «c'è stato un processo di aggiustamento di quasi 5 punti percentuali del Pil» tra il 2012 e il 2014.
«Per effetto delle massicce manovre di risanamento adottate nel corso del 2011», ha detto «il saldo strutturale, corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum, dovrebbe ridursi di 3,2 punti percentuali nel 2012 fino a raggiungere nel 2013 un avanzo pari allo 0,6 per cento del Pil, oltrepassando con un ampio margine l'obiettivo di bilancio di medio periodo».
CALO DELLA SPESA NON VUOL DIRE CRESCITA. Grilli ha poi commentato i dati sulla diminuzione della spesa pubblica dell'Italia: «Non dobbiamo illuderci soprattutto dal punto di vista congiunturale: qualsiasi taglio alla spesa non facilita la crescita, tagliando la spesa pubblica d'impatto l'economia non va meglio». Il viceministro ha spiegato che «l'importante è che il taglio della spesa pubblica sia accompagnato nel medio periodo da un ribilanciamento con un taglio della pressione fiscale o investimenti».
Per ulteriori tagli, ha sottolineate la necessità di una condivisione politica con il Parlamento: «Se parliamo della necessità di tagli fiscali o investimenti per miliardi di euro, ci vuole condivisione politica per capire dove trovare risparmi di spesa, anche essi per miliardi di euro».
VENDERE PATRIMONIO PER ABBATTERE IL DEBITO. Sull tema del debito pubblico, ancora a livelli molto alti e indicato come il tallone d'Achille dell'economia del Paese, Grilli ha detto che per abbatterlo c'è già l'impegno del pareggio di bilancio ma «per accelerare questo processo possono servire dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico. Anche su questo stiamo lavorando e speriamo di portare presto risultati».

Una famiglia su quattro rischia lo stato di povertà
Secondo l'Osservatorio per la salute percentuale salita al 22%.
Una famiglia su quattro a rischio povertà. È stato questo l’allarme lanciato dal direttore del direttore dell'Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni italiane, Walter Ricciardi. La stima è contenuta nel Rapporto Osservasalute 2011, presentato il 23 aprile all'Università Cattolica di Roma.
POVERI IN AUMENTO DEL 7%. Con l'attuale crisi, ha detto Ricciardi, «il 15,5% delle famiglie italiane è in stato di povertà accertata. Noi stimiamo un possibile aumento del 7% per effetto della situazione attuale e questo significa, appunto, che il pericolo povertà arriverà a toccare ben 1 famiglia su 4».
CRESCE IL DIVARIO SOCIALE NORD-SUD. L'Italia inoltre, ha avvertito il direttore dell'Osservatorio nazionale per la salute, «è ancora indietro per quanto riguarda le diseguaglianze sociali, con sempre più profonde differenze Nord-Sud».
Più in generale, ha detto ancora Ricciardi, «ai campanelli di allarme sul livello di insostenibilità dell'attuale situazione sanitaria non è stato dato seguito, cosi succede che la 'rendita di salute' degli italiani si va via via riducendo».

Quadruplicato il consumo di antidepressivi

Una crisi che, oltre alle condizioni economiche, ha investito anche gli stili di vita. A cominciare dalla tavola, dove sono andate sparendo ad esempio frutta e verdura, diventata un lusso per pochi.
GIÙ IL CONSUMO DI FRUTTA E VERDURA. Per la prima volta dal 2005, è stato infatti registrato un calo del numero di porzioni consumate al giorno: 4,8% contro 5,7%.
BOOM DI ANTIDEPRESSIVI. Altro dato evidenziato l'aumento del consumo di farmaci antidepressivi, cresciuto di oltre quattro volte in una decade, passando da 8,18 dosi giornaliere per 1000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010. La causa, secondo il Rapporto, è «un disagio diffuso dilagante, scatenato dalle difficoltà socio-economiche».
IN AUMENTO I SUICIDI. Un dato ancor preoccupante perché «potrebbe portare a un incremento dei suicidi: i dati mostrano anche per l'Italia un aumento del numero di suicidi tra il 2006, quando i casi registrati erano 3.607, e il 2008, che si è chiuso con 3.799 casi, e delle morti correlate all'abuso di alcol e droghe».
Il rapporto ha rilevato anche gli scarsi miglioramenti degli stili di vita pericolosi per la salute, specialmente sul fronte della lotta ad alcol e fumo.

Sanità peggiorata da crisi e tagli

Un rapporto che ha messo in luce anche il legame tra il peggioramento degli stili di vita e i tagli alla spesa sanitaria.
Sono infatti aumentati i fattori di rischio, mentre parallelamente è diminuita la risposta dei servizi pubblici, con le Regioni che hanno tirato la cinghia sulla prevenzione.
SANITÀ INSOSTENIBILE PER LE REGIONI. La crisi ha perciò eroso la «rendita» del Paese sia in termini di salute dei cittadini sia sul versante sanitario. Insomma, la situazione, ha sottolineato il rapporto, «si avvia all'insostenibilità, soprattutto nelle Regioni sottoposte a piano di rientro».
«Le ultime manovre economiche realizzate in Italia in risposta alla tempesta finanziaria», ha detto Ricciardi, «hanno portato al ridimensionamento dei livelli di finanziamento dell'assistenza sanitaria già dal 2012; all'introduzione di ulteriori ticket; a tagli drastici nei trasferimenti alle Regioni e alle municipalità dei fondi su disabilità e infanzia».
TAGLI PEGGIORATIVI. Secondo Ricciardi, «i tagli non riducono l'inappropriatezza di molti interventi sanitari, quindi gli sprechi, né migliorano la qualità delle cure, anzi appesantiscono ancor più le liste di attesa».
Un esempio: nel triennio 2007-2010, «l'effetto dei tagli ai servizi e ai farmaci ha portato a una diminuzione del 3,5% della spesa pubblica per i farmaci, determinando però un incremento della spesa privata per i soli farmaci del 10,7%».
CRESCE IL DEFICIT TRA SOLDI E FABBISOGNO. Per il futuro Ricciardi ha fatto previsioni ulteriormente fosche. È stato infatti stimato in 17 miliardi di euro nel 2015 il gap cumulato totale tra le risorse necessarie per coprire i bisogni sanitari dei cittadini e i soldi pubblici presumibilmente messi a disposizione del Sistema sanitario nazionale.

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