Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


lunedì 16 aprile 2012

ITALIA: Nola, da operai a titolari

Gli ex dipendenti Esplana: «I nostri Tfr per rilevare l'azienda».
Nola, 16 Aprile 2012 - I materassi sono ammassati con cura in un angolo del salone spoglio, la moka sul fornello alimentato a legna sbuffa caffè a ripetizione, sta bollendo l’acqua per cuocere la pastasciutta.
CINQUE MESI DI OCCUPAZIONE. È ora di pranzo per le operaie in mobilità della fabbrica Esplana Sud di Nola (la quarta in Italia per analisi, imballaggio e confezione di frutta e ortaggi destinati ai supermercati Coop) che da cinque mesi occupano lo stabilimento insieme con i colleghi maschi dopo che i proprietari hanno dichiarato fallimento e imposto lo stop produttivo. E questo nonostante i 40 anni di attività, i 20 milioni di fatturato (in crescita) e le più che floride commesse.
EX FIORE ALL'OCCHIELLO. Cinquemila metri quadri coperti, macchinari impolverati ma moderni ed efficienti, lunghe catene di imballaggio, i Tir solenni e immobili come elefanti nel piazzale di 8 mila metri quadri: Esplana Sud era il fiore all’occhiello della confezione ortofrutticola campana. Ora è un caso di spreco industriale che fa il paio con lo scandalo del Caan, il vicino centro agro-alimentare di Napoli del quale si sta discutendo la messa in liquidazione.

Una cooperativa per garantirsi il futuro

Un patrimonio che non deve essere abbandonato. Ne sono convinti 30 dei 120 dipendenti che non intendono piangersi addosso.
LA CAROVANA DI SFIDA. Così hanno deciso di riunirsi in una cooperativa (La Carovana, l’hanno chiamata) per tentare un’avventura sul modello del workers buy out, finora mai sperimentata in Italia meridionale. Tantomeno in una terra disgraziata come quella nolana, fortemente inquinata dalla criminalità organizzata.
Una sfida inedita e coraggiosa per quest’area, che sta raccogliendo pian piano attenzione anche da parte della Regione Campania e del Comune di Nola.
IL MODELLO AMERICANO. Il workers buy out è un modello tipico della cultura industriale americana. Il meccanismo è semplice: i dipendenti di un’azienda che si ritrova priva di proprietario possono rilevarla grazie a varie forme di aiuto e investendo i propri Tfr, cioè le liquidazioni, o le quote loro spettanti per la mobilità e altre forme di assistenza. Di esperienze del genere attive in Italia se ne contano meno di 20, deliberate dai fondi mutualistici di Coop Fond e disseminate fra la Toscana, l’Emilia Romagna, il Veneto, le Marche, la Lombardia.
LE RESISTENZE AL PROGETTO. Il cammino si profila irto di insidie e trabocchetti. «Le nostre famiglie», racconta a Lettera43.it Anna Eroico da 20 anni in fabbrica, «combattono con noi, a turno vengono a farci compagnia fino a tarda sera, qualcuno ci porta da mangiare o le carte per giocare a briscola».
IL CURATORE FALLIMENTARE. L’azienda è nelle mani di un curatore fallimentare che ha già indetto una prima asta, andata deserta. Prevedeva l’acquisto degli immobili e l’assunzione del personale per 2 milioni e 200 mila euro. Nel frattempo, conclusa la cassintegrazione, sono partiti i licenziamenti. «E siamo finiti tutti in mobilità», aggiunge Anna.
TENTATIVI DI SPECULAZIONE. La seconda asta, prevista a breve, riguarda l’acquisto del solo immobile per 2 milioni, senza più l’obbligo di assumere il personale che ormai è considerato out. «La verità è che qui il tutto vale non meno di 6 milioni: perciò si vocifera che i proprietari uscenti, fiutato l’affare, tenterebbero di comprare per poi speculare rivendendo l’immobile. Per noi, che stiamo puntando a creare una cooperativa e siamo pronti a scommettere le nostre mobilità sarebbe davvero una beffa».
Intanto il lavoro della Esplana se lo sono spartito le tante piccole aziende del territorio. «Molte fra le fabbrichette qui intorno hanno rilevato il trattamento dei prodotti», conferma Eroico. «Ma tutte sono prive di laboratorio interno. E spesso anche di certificazioni».

Le garanzie della Coop e l'intervento della Regione Campania

Gli ex lavoratori però non si danno per vinti. «Ho preparato un piano industriale», spiega Giuseppe Bibò, ingegnere che si è schierato al fianco dei lavoratori Esplana Sud, «per me la produzione potrebbe riprendere in tempi rapidi: alla Coop è stato chiesto di garantire commesse per almeno 8 milioni rispetto ai 20 milioni di prima. Si è detta disponibile, a condizione che non sia l'unico committente.
«GLI OPERAI DEVONO ESSERE FAVORITI». Perciò la Regione Campania dovrebbe ora intervenire individuando un secondo committente e sollecitando il curatore fallimentare a privilegiare fra gli acquirenti la cooperativa degli operai che, fra l’altro, è uno dei creditori e può dunque pretendere la priorità».
LA SPERANZA DI UN PRESITITO AGEVOLATO. C’è anche chi spera, come il sindacalista Luigi Sito, che la Lega delle Cooperative tramite la propria finanziaria possa procedere alla concessione di un prestito a tasso agevolato agli operai de La Carovana per rendere praticabile e immediato l’acquisto dell’immobile che successivamente potrebbe fungere da garanzia.
STOP ALL'EMORRAGIA DI POSTI. «Vogliamo creare le condizioni per vivere con dignità e garantire un futuro sereno ai nostri figli», mette in chiaro Luigi Visconti, delegato di fabbrica. «Da 25 anni in questo territorio continua l'emorragia di posti di lavoro: la Campania ne ha visti scomparire 300 mila. Cerchiamo alleanze: il nostro peggior nemico è la solitudine».
E i ladri. Poche notti fa alcune persone sono entrate in fabbrica, hanno distrutto parte dell’impianto elettrico, rubato i cavi di rame e strappato le batterie dai tir parcheggiati sul piazzale. Per fortuna non sono stati danneggiati né i macchinari né il laboratorio.
«UNA GUERRA TRA DISTRUZIONE E RINASCITA». «È come se qui si stesse combattendo una guerra mai dichiarata fra furia distruttiva e voglia di rinascita», allarga le braccia Visconti, «fra la resa alla malasorte e agli imbrogli e la sacrosanta dignità che impone di ribellarsi e combattere».

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