Per chi aveva l'età di quella povera ragazza uccisa nel barbaro
attentato di Brindisi, all'epoca delle cosiddette “stragi di stato”, quello che
è accaduto nella cittadina pugliese rischia di apparire come un tristissimo
remake, penosissimo e ancora più grave, dato che sembra quasi che il tempo sia
passato invano e che il livello dello scontro e della ferocia fine a se stessa
sia cresciuto ancora di più.
Allora, da giovani, era difficile trovare una speranza e una fede
nel futuro durante i tristissimi anni di piombo, speravamo tutti che un giorno
sarebbe passata, che la notte sarebbe finita per sempre.
Invece siamo ancora qui, a piangere i nostri morti, stavolta
ragazzini, col volto innocente e fresco di chi anche allora vedemmo cadere sull'asfalto,
senza un perché, il volto di Melissa Bassi infatti assomiglia maledettamene a
quello di Giorgiana Masi, anch'essa vittima di una violenza cieca, quella che
spara nel mucchio senza curarsi di chi potrà essere il suo agnello sacrificale.
Allora, a cosa è giovato, nel frattempo, passare dai banchi di una
scuola alla sua cattedra?
Forse solo a capire che quella lotta per un avvenire migliore, per
una civiltà dei valori, per la nostra Costituzione, per il diritto al lavoro,
allo studio, ai serivizi essenziali che si devono ad ogni cittadino in una
qualsiasi comunità degna di essere chiamata civile, non è mai finita e
sicuramente non finirà mai, anche se negli ultimi tempi è quasi diventata una
lotta contro la disperazione.
Questo appare infatti una sorta di “atto finale” contro l'unica
barriera di civiltà rimasta in un contesto civile e sociale talmente esposto al
degrado, da scivolare vertiginosamente verso il non senso.
Che senso può avere infatti spendere la maggior parte delle
risorse economiche dei bilanci finanziari dello stato per spese militari, per
altro mandando a morire i nostri uomini e a far ammazzare dei ragazzini in
paesi tanto lontani da apparire ai più quasi insistenti, e tagliare in maniera
spietata servizi essenziali per la formazione, per l'integrazione dei
diversamente abili, per il servizio sanitario, per i trasporti, per la
sicurezza, per la Magistratura? Non ha alcun senso, se non quello di voler
consegnare un intero sistema paese in mano alla barbarie.
E la barbarie, quando sente di avere sempre meno argini intorno a
sé, non può che dilagare.
E' difficile ipotizzare oggi chi possa essere stato così
ferocemente indifferene ad ogni spirito di umanità e di raziocinio, al punto da
colpire nel mucchio in una scuola, sapendo che avrebbe ucciso, avrebbe
bruciato, dilaniato e inferto sofferenze indicibili ai più deboli ed indifesi,
ma che sia stata pura barbarie non vi è alcun dubbio.
E che cosa è la barbarie oggi? Essenzialmente indifferenza e
ferocia, con un unico scopo: potere e profitto.
L'Italia oggi è sotto attacco, come mai durante il dopoguerra, e
lo è tutto il tessuto sociale, civile e politico del nostro paese.
Ciò nonostante, chi ancora lavora per la comunità in cui viviamo
tutti, a partire dalle forze di polizia, dagli insegnanti e dai magistrati, lo
fa con grande senso di responsabilità, di abnegazione e di consapevolezza.
Per questo, un sistema completamente avulso dalle necessità del
contesto civile in cui tutti viviamo, si è accanito con tagli insopportabili
alle risorse di queste categorie, per distruggere cioè sistematicamente
l'argine a quella barbarie che, prima ti ricatta con la paura, facendoti
credere che non esista alcuna alternativa al suo strapotere, poi piano piano ti
dissangua di risorse, infine se le incamera con il minimo sforzo e raggiunge il
suo scopo traendone enorme vantaggio in termini di potere, profitto e controllo
del territorio.
Da molti anni l'Italia ha visto proliferare complicità,
depistaggi, inconcludenze che hanno sempre lasciati impuniti i mandanti di
stragi che sono solo servite per rafforzare un sistema di potere senza
alternative, per tutelare un assolutismo politico che consente che un
consigliere regionale qui, guadagni quasi più di un presidente della repubblica
statunitense, per fare in modo cioè che al posto della democrazia, vi sia un
rigido feudalesimo clientelare che conta sulla persistenza inamovibile di una
gerarchia di vassallaggio tale da impedire anche lontanamente ogni forma di
cambiamento.
Cosa c'entra tutto questo con l'attentato di Brindisi?
E' semplice, il terrore serve, ed è sempre servito, per porre
sotto ricatto ogni eventuale scelta politica, per impaurire la gente e
costringerla ad accettare ogni cosa, mantenendo così gli equilibri esistenti.
La violenza degli attentati serve per allontanare forti scelte di
cambiamento, per impedire di mutare radicalmente il quadro economico e sociale,
favorendo la conservazione ed il mantenimento di un ordine di cose imposto
dall'alto e rafforzato così da ragioni di emergenza, contrariamente a ciò che
accade quando le istituzioni democratiche si affermano in un clima di
consapevolezza e di giustizia sociale, oltre che di libertà e di serenità,
dovute al pieno funzionamento degli organi che sono vitali nell'esercizio della
democrazia: la scuola, la Magistratura e i servizi di prevenzione e di
repressione della criminalità a tutti i livelli. Per uccidere una democrazia,
si indeboliscono prima queste istituzioni, poi le si attacca frontalmente.
E' un gioco criminale che perdura nel nostro paese da decenni,
perché il nostro paese era e continua ad essere di vitale importanza negli
equilibri geostrategici mondiali.
Sebbene esista una continuità notevole sul piano dell'azione
distruttiva di tali organi fondamentali dello Stato, tra questo e il governo che
lo ha preceduto, almeno quello che vedeva Maroni come Ministro dell'Interno, ha
conseguito importanti successi contro la criminalità organizzata ed un'opera
importante di prevenzione del terrorismo, anche se, poi, a tale governo si deve
anche un taglio di risorse alla DIA di proporzioni rovinose.
Il governo attuale sta solo proseguendo un'opera distruttiva nel
merito dei fianziamenti alle strutture di prevenzione e lotta contro la
criminalità ed il terrorismo.
Il governo Monti non ha tagliato affatto i costi della politica in
termini di privilegi e stipendi, ma ha pensato fosse utile per il paese
tagliare alle forze dell'ordine come Polizia, Carabinieri e Vigili del fuoco
chiudendo le caserme e i commissariati . Secondo Monti e i suoi ministri
infatti caserme e commissariati sarebbero troppo cari con gli affitti, quindi
si deve risparmiare sulla sicurezza e salvare la politica. Gli stipendi degli
insegnanti e della polizia devono essere bloccati a tempo indeterminato, o
forse solo fino a quando non si allestirà un servizio di formazione e di
sicurezza privato, con cui solo chi paga potrà garantirsi quei diritti che
verranno negati alla maggioranza di noi tutti.
Questo governo, tramite un suo ministro, ha invocato l'uso
dell'esercito contro il terrorismo, ignorando del tutto che tale fenomeno si
combatte con l'incremento delle risorse per l'intelligence e per le strutture
di controllo del territorio.
E' del tutto evidente che per un gotha di politici che la gente
non sopporta, perché non li ha votati, che è del tutto incompetente ad
affontare le sfide epocali che il nostro paese deve oggi sostenere, che teme
persino la rivolta imminente dei migliori servitori dello Stato, un elemento di
terrore che compatti l'opinione pubblica intorno a sé è, di fatto, come una
"manna", ma, data l'efferatezza del crimine compiuto, non diremmo che
piove dal cielo, bensì dall'inferno.
Rifiutiamo ipotesi strampalate ma non sarebbe la prima volta che
in questo paese, si fanno “patti col diavolo”, in pieno clima di strategia
della tensione, un tempo erano all'ordine del giorno, perché c'era il pericolo
comunista alle porte, e dunque, apparati deviati, mafie e bombaroli neri erano
pronti a fare di tutto per utilizzare e strumentalizzare tale pericolo, in
funzione di rafforzamento di un potere corrotto e clientelare che li ha
abbondantemente ricompensati con l'impunità e la libertà di continuare ad
essere corrotti e di corrompere, spadroneggiando come i vari Don Rodrigo
dell'epoca evocata dal Manzoni.
Oggi il pericolo è che l'Italia resti in piedi, che, di fronte
alle bufere speculative, sappia mantenere una sua dignità, autonomia e libertà
di azione, in un'area come quella mediterranea, cruciale per il controllo del
Medio Oriente e dei traffici leciti di materie prime, ed illeciti di ogni sorta
di nefandezza, dai clandestini, alla droga, alle armi, ai rifiuti tossici e via
dicendo..
Per questo il nostro paese “deve morire”, è stato condannato alla
morte “civile, democratica e sociale”, per farlo sopravvivere solo come servo,
come schiavo obbediente e incapace di ribellarsi.
A partire da chi è più giovane e rischia, in una scuola modello
per l'apprendimento di quella legalità che è compagna inseparabile di ogni
libertà condivisa e non autoreferenziale, di capire di più e meglio come
ribellarsi quando crescerà e vorrà giustamente lottare in un ambito più vasto.
Quella scuola doveva morire, così come tutta la scuola italiana,
specialmente quella pubblica, in cui l'autonomia della didattica non è
condizionata da alcun finanziatore, deve morire.
L'attentato di Brindisi è l'esecuzione di una condanna a morte per
tutti noi: genitori, insegnanti e studenti.
E dunque, di fronte a tutto ciò non ci resta che una lotta ed una
Resistenza disperata ma implacabile, augurandoci che il nostro sacrificio, così
come quello di Giorgiana e di Melissa, risvegli la rabbia, la coscienza e la
voglia di combattere di tanti che in questi lunghi anni di notte senza alba né
riscatto, si sono addormentati davanti alla catena che li avvolge, di fronte
allo schermo della loro televisione.
Ma noi, così come abbiamo già fatto, schierandoci con la FIOM per
il diritto alla civiltà del lavoro, oggi combattiamo con la scuola e con le sue
vittime.
Siamo alle Termopili, la barbarie è soverchiante, ma noi non
arretreremo. Lotteremo fino alla vittoria, per noi o per coloro che verranno.
Oggi non è tempo di disperazione o di rassegnazione ma è quello di
gridare con i fratelli greci:
ΜΟΛΩΝ ΛΑΒΕ C.F. - SOCIALISMO E SINISTRA
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