All’ultimo summit europeo François Hollande ha sfidato
apertamente l’autorità di Angela Merkel. Per la Grecia potrebbe essere la fine
dell’incubo dell’austerity a ogni costo.
Giorgos Malouhos 24 maggio 2012 TO
VIMA Atene
Al vertice straordinario del 23 maggio c’è stata una
grossa differenza rispetto agli ultimi due anni: non c’era alcuna “direttiva”
preparata con poche ore di anticipo dalla cancelliera tedesca Merkel e dal
presidente francese. François Hollande non ha portato avanti la tradizione di
Nicolas Sarkozy: il suo “battesimo del fuoco” è avvenuto direttamente a
Bruxelles, senza passare da Berlino.
Il summit ha avuto un’altra particolarità: la Germania
– per la prima volta da molto tempo a questa parte – ha dovuto affrontare un
ordine del giorno che non aveva imposto: le questioni legate alla crescita. Può
anche darsi che mercoledì sera non si sia presa alcuna decisione concreta, ma
una cosa è chiara: l’egemonia tedesca è ormai rimessa in discussione
dall’Europa. E Berlino lo sa bene. Anzi, benissimo, tanto che i leader tedeschi
si sentono già un po’ traballare la poltrona.
L’egemonia tedesca è energicamente contestata e questo
ha ricadute dirette sulla Grecia. Prima che il vertice avesse inizio la Banca
centrale tedesca ha pubblicato un dossier in cui annuncia che non farà più
niente a favore della Grecia, aggiungendo anche che qualora quest’ultima
facesse default sarebbe pur sempre un modo per “farla finita con questa
storia”. In quello stesso momento, Hollande ribadiva il suo appoggio e la sua
piena fiducia al popolo greco.
Nondimeno, il nuovo equilibrio europeo che sta
prendendo forma in questi giorni si riflette nelle conclusioni del vertice:
“Faremo in modo da mobilitare tutti i finanziamenti europei e ricorreremo a
ogni mezzo per mettere la Grecia sulla strada della crescita e della creazione
di posti di lavoro”.
L’egemonia tedesca in Europa è agli sgoccioli. Come
sottolinea la maggioranza della stampa tedesca, Merkel è più isolata che mai
tra i suoi partner, e non solo. In realtà la sua politica non trova più
alleati, nessuno la difende, dalle organizzazioni internazionali agli Stati
Uniti passando per Parigi e Madrid.
Che cosa faranno i tedeschi? Dimenticheranno tutto e
si adatteranno alle nuove realtà come se niente fosse? No di certo. Si
batteranno fino all’ultimo. Ne hanno la volontà e la forza. Ma non saranno più
gli unici ai posti di comando. Non saranno più i soli a decidere la politica da
attuare. Tutto ciò fa nascere enormi speranze in Europa, soprattutto per la
Grecia.
Per il nostro paese le circostanze sono radicalmente
cambiate negli ultimi tempi. La Grecia ha ora la possibilità di battersi per
rivendicare un avvenire migliore. Beninteso, dovrà mantenere le proprie
promesse, come sottolinea la maggior parte dei nostri partner, e questo è un
dato di fatto. Ma un mese fa nessuno avrebbe potuto prevedere quello che è
accaduto ieri: la nascita di un nuovo equilibrio europeo.
Gli “impegni” che tutti ricordano – e giustamente –
non sono più un insieme di dogmi intoccabili. Il parametro della “crescita”,
messo finalmente sul tavolo delle trattative, cambia completamente la
situazione.
La Grecia può partire da qui, e può fare molto di più.
Può battersi, semplicemente perché ci stiamo avvicinando alla fine
dell’austerity dietro cui si nascondeva la politica nazionalista tedesca.
Berlino non è più il nostro unico interlocutore. Adesso dobbiamo cominciare a
vedere dei risultati, per esempio in tema di privatizzazioni o nel settore
energetico.
Volontà popolare
Il paese esce dal tunnel della disperazione nella
quale l’aveva spinto l’egemonia tedesca. Adesso, però, spetta a noi dimostrare
di poter diventare uno stato europeo a tutti gli effetti, capace di camminare
senza stampelle. Dobbiamo fare tutto il possibile per non lasciarci andare in
rovina, dentro o fuori l’Europa. E possiamo farlo molto più facilmente, ora che
lo stato d’asfissia nel quale ci trovavamo si allenta.
Oggi il nostro avvenire è nelle nostre mani. Ma ci
serve una politica, e la politica è l’arte del possibile. Ne consegue che ora
come ora il nostro più grande nemico è il fanatismo. Di fanatici ne abbiamo
molti, e di ogni schieramento. Che cosa possiamo fare per tenerli a bada? La
prima osservazione è che nelle ultime settimane – nonostante tutto ciò che si è
detto – la posizione della Grecia è già migliorata.
Adesso dobbiamo aggrapparci a questo raggio di luce
che cominciamo a scorgere in fondo al tunnel e batterci per cambiare il nostro
destino. L’Europa non è più quella che era fino a qualche settimana fa. Questo
cambiamento è il risultato dell’espressione della volontà di due popoli: quello
francese e quello greco. I francesi avevano il potere di mettere in discussione
l’Onnipotenza tedesca, dalla quale l’ex presidente francese si era lasciato
soggiogare completamente.
I greci hanno dimostrato attraverso il voto tutta la
loro insoddisfazione. Oggi, con la ritirata dell’Onnipotenza tedesca, la strada
della Grecia verso l’Europa è ancora aperta. Ora battiamoci per riconquistare
il nostro futuro. (Traduzione di Anna Bissanti)
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