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giovedì 24 maggio 2012

Eurozona: La fine dell’egemonia tedesca


All’ultimo summit europeo François Hollande ha sfidato apertamente l’autorità di Angela Merkel. Per la Grecia potrebbe essere la fine dell’incubo dell’austerity a ogni costo.
Giorgos Malouhos 24 maggio 2012 TO VIMA Atene
Al vertice straordinario del 23 maggio c’è stata una grossa differenza rispetto agli ultimi due anni: non c’era alcuna “direttiva” preparata con poche ore di anticipo dalla cancelliera tedesca Merkel e dal presidente francese. François Hollande non ha portato avanti la tradizione di Nicolas Sarkozy: il suo “battesimo del fuoco” è avvenuto direttamente a Bruxelles, senza passare da Berlino.
Il summit ha avuto un’altra particolarità: la Germania – per la prima volta da molto tempo a questa parte – ha dovuto affrontare un ordine del giorno che non aveva imposto: le questioni legate alla crescita. Può anche darsi che mercoledì sera non si sia presa alcuna decisione concreta, ma una cosa è chiara: l’egemonia tedesca è ormai rimessa in discussione dall’Europa. E Berlino lo sa bene. Anzi, benissimo, tanto che i leader tedeschi si sentono già un po’ traballare la poltrona.
L’egemonia tedesca è energicamente contestata e questo ha ricadute dirette sulla Grecia. Prima che il vertice avesse inizio la Banca centrale tedesca ha pubblicato un dossier in cui annuncia che non farà più niente a favore della Grecia, aggiungendo anche che qualora quest’ultima facesse default sarebbe pur sempre un modo per “farla finita con questa storia”. In quello stesso momento, Hollande ribadiva il suo appoggio e la sua piena fiducia al popolo greco.
Nondimeno, il nuovo equilibrio europeo che sta prendendo forma in questi giorni si riflette nelle conclusioni del vertice: “Faremo in modo da mobilitare tutti i finanziamenti europei e ricorreremo a ogni mezzo per mettere la Grecia sulla strada della crescita e della creazione di posti di lavoro”.
L’egemonia tedesca in Europa è agli sgoccioli. Come sottolinea la maggioranza della stampa tedesca, Merkel è più isolata che mai tra i suoi partner, e non solo. In realtà la sua politica non trova più alleati, nessuno la difende, dalle organizzazioni internazionali agli Stati Uniti passando per Parigi e Madrid.
Che cosa faranno i tedeschi? Dimenticheranno tutto e si adatteranno alle nuove realtà come se niente fosse? No di certo. Si batteranno fino all’ultimo. Ne hanno la volontà e la forza. Ma non saranno più gli unici ai posti di comando. Non saranno più i soli a decidere la politica da attuare. Tutto ciò fa nascere enormi speranze in Europa, soprattutto per la Grecia.
Per il nostro paese le circostanze sono radicalmente cambiate negli ultimi tempi. La Grecia ha ora la possibilità di battersi per rivendicare un avvenire migliore. Beninteso, dovrà mantenere le proprie promesse, come sottolinea la maggior parte dei nostri partner, e questo è un dato di fatto. Ma un mese fa nessuno avrebbe potuto prevedere quello che è accaduto ieri: la nascita di un nuovo equilibrio europeo.
Gli “impegni” che tutti ricordano – e giustamente – non sono più un insieme di dogmi intoccabili. Il parametro della “crescita”, messo finalmente sul tavolo delle trattative, cambia completamente la situazione.
La Grecia può partire da qui, e può fare molto di più. Può battersi, semplicemente perché ci stiamo avvicinando alla fine dell’austerity dietro cui si nascondeva la politica nazionalista tedesca. Berlino non è più il nostro unico interlocutore. Adesso dobbiamo cominciare a vedere dei risultati, per esempio in tema di privatizzazioni o nel settore energetico.
Volontà popolare
Il paese esce dal tunnel della disperazione nella quale l’aveva spinto l’egemonia tedesca. Adesso, però, spetta a noi dimostrare di poter diventare uno stato europeo a tutti gli effetti, capace di camminare senza stampelle. Dobbiamo fare tutto il possibile per non lasciarci andare in rovina, dentro o fuori l’Europa. E possiamo farlo molto più facilmente, ora che lo stato d’asfissia nel quale ci trovavamo si allenta.
Oggi il nostro avvenire è nelle nostre mani. Ma ci serve una politica, e la politica è l’arte del possibile. Ne consegue che ora come ora il nostro più grande nemico è il fanatismo. Di fanatici ne abbiamo molti, e di ogni schieramento. Che cosa possiamo fare per tenerli a bada? La prima osservazione è che nelle ultime settimane – nonostante tutto ciò che si è detto – la posizione della Grecia è già migliorata.
Adesso dobbiamo aggrapparci a questo raggio di luce che cominciamo a scorgere in fondo al tunnel e batterci per cambiare il nostro destino. L’Europa non è più quella che era fino a qualche settimana fa. Questo cambiamento è il risultato dell’espressione della volontà di due popoli: quello francese e quello greco. I francesi avevano il potere di mettere in discussione l’Onnipotenza tedesca, dalla quale l’ex presidente francese si era lasciato soggiogare completamente.
I greci hanno dimostrato attraverso il voto tutta la loro insoddisfazione. Oggi, con la ritirata dell’Onnipotenza tedesca, la strada della Grecia verso l’Europa è ancora aperta. Ora battiamoci per riconquistare il nostro futuro. (Traduzione di Anna Bissanti)

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