Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 26 maggio 2012

ITALIA - Caserta, con l'anticamorra non si mangia

Chiude la Nuova cucina organizzata, isola di legalità nella terra dei Casalesi. «Istituzioni indifferenti».

di Gabriella Colarusso
Sabato, 26 Maggio 2012 - Nei giorni del ricordo antimafia, delle liturgie gonfie di retorica, dalle terre di Gomorra si alza un grido di rabbia. La Nuova cucina organizzata (Nco), progetto socio-sanitario che negli ultimi cinque anni ha rappresentato un vero e proprio presidio anticamorra, insieme con decine di altre iniziative gemelle, nelle terre dominate dai casalesi, rischia di chiudere.
Accade a San Cipriano d'Aversa, hinterland casertano infestato dalla criminalità. L'associazione, che fa il verso alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, è nata qui nel 2007, in una palazzina di due piani in via Po n. 12.
DUE PIANI DI SPERANZE. Al pian terreno c'è il ristorante: circa 15 persone tra disabili e pazienti con problemi di salute mentale cucinano e servono in tavola prodotti provenienti solo dalle terre confiscate alla camorra. Al primo piano ci si vive, ed è un sogno per chi sarebbe altrimenti costretto a stare in fatiscenti strutture sanitarie, se non in veri e propri manicomi.
IL J'ACCUSE DI SAVIANO. Nel 2007 fu la Nco a preparare il pranzo e la festa per l'allora presidente della Camera, Fausto Bertinotti, e per altre 500 persone, accorse ad ascoltare l'ormai famoso j'accuse di Roberto Saviano sul palco di Casal di Principe: «Roberto ruppe un tabù, fino ad allora nessuno aveva avuto le palle per farlo: Iovine, Zagaria, jatavenne, lo urlammo tutti con lui», racconta a Lettera43.it Peppe Pagano, fondatore e anima della Nco, quel giorno sul palco accanto all'autore di Gomorra.
«Da allora abbiamo fatto tanto: turismo sociale, campi di lavoro organizzati insieme con Libera, cultura, economia. Ora chiudiamo, perché le istituzioni non hanno fatto altro che delegittimarci in questi anni, dalla Asl di Caserta alla Regione».

Pagano: «Secondo la legge non esistiamo»

Già altre volte i cuochi anticamorra avevano pensato di lasciar perdere tutto. Dopo mille intimidazioni, seguite dal silenzio delle autorità locali, è stato difficile trovare la forza per andare avanti. Ma la voglia di riscatto ha sempre prevalso sullo sconforto. Ora il ristorante rischia davvero di servire il suo ultimo pasto, lunedì 28 maggio. «Sono venute meno le necessarie tutele istituzionali che la stessa Regione aveva promesso ci avrebbe garantito», spiega Pagano, che ha scritto una lettera molto dura al governatore Stefano Caldoro. «Dove la camorra aveva fallito, a fronte di tanti atti intimidatori, è riuscita l'inerzia e l'inottemperanza delle istituzioni».
NEL 2011 60 MILA EURO DI UTILI. Non è un problema di denaro: solo nel 2011, per dare un'idea, Nco ha prodotto 60 mila euro di utili. Con quei soldi ha ristrutturato un altro bene confiscato a San Cipriano, ne è nato un giardino pubblico. A settembre ci sarebbe dovuto essere il festival del cioccolato, nelle terre di Gomorra, organizzato dai cuochi di Nco. Ma, dice Pagano, «la legge non ci riconosce».
Cos'è accaduto? Che la legge regionale 46/47 del 2011, quella che disciplina i budget di salute, il programma all'interno del quale sono nate le esperienze come quella di Nco, non ha «decreti attuativi, linee guida chiare, e allo stato dei fatti non legittima la nostra esistenza», spiega Pagano.
80 COOPERATIVE A RISCHIO. In ballo c'è la sopravvivenza di una ottantina di cooperative che svolgono lavoro socio-sanitario, in tutto il territorio del Casertano, seguendo la lezione di Franco Basaglia: «L'idea è non separare l'aspetto sanitario da quello sociale: questo ci permette di non rinchiudere i pazienti in squallide strutture, ma di restituirli alla cittadinanza attraverso il lavoro», spiega Pagano. «Se la legge invece si ostina a separare le attività sociali da quelle sanitarie, come fa, noi non abbiamo diritto a esistere». Non solo. Il rischio è che venga delegittimata anche la strategia, finora dimostratasi l'unica vincente, di costruire un'economia sociale alternativa a quella criminale. Solo così si sconfigge Gomorra, dice Pagano. «Il resto è retorica».

Intimidazioni e silenzio: la difficile sopravvivenza dei progetti anticamorra

La metodologia adottata da Nco consente anche notevoli risparmi sulla spesa sanitaria regionale. Il principio di legge su cui si fonda è quello dei “budget di salute”: Asl, Regioni o Comuni stabiliscono quanto investire per la riabilitazione sociale «di un soggetto con problemi che possono essere di diversa natura attraverso un percorso terapeutico-sociale». Risorse che però, in mancanza di un dispositivo normativo chiaro, finiscono nelle casse dei centri di riabilitazione o delle cliniche private.
DAL 2002 70 PROGETTI SOCIO-SANITARI. «Con i budget di salute dal 2002 sono nate in territorio casertano circa 70 esperienze come la nostra, mix tra attività sociale e cura», racconta Pagano. Realtà che invece di essere sostenute dalle istituzioni «sono state ostacolate: nel 2010 alla cooperativa Al di là dei sogni era stato affidato un bene confiscato, rivelatosi poi non a norma. Èiniziata una querelle infinita con il sindaco, i ragazzi hanno ottenuto comunque lo spazio, l'hanno ristrutturato ma poi l'Asl l'ha chiuso una settimana dopo», dice Pagano.
Stessa sorte è toccata ai ragazzi della cooperativa Eureca. «Nel 2010 avevano ottenuto il pescheto di Casal di Principe: alla terza vandalizzazione subita, l'Asl di Caserta ha pensato bene di chiudere il progetto, invece di sostenerli».
IL NODO DELLA LEGGE 46/47. Questioni procedurali, vizi di forma, leggi non scritte o scritte proprio per essere fraintese. «Nel 2011 la legge 46/47 ci ha fatto sperare in un riconoscimento inequivocabile, invece non è stato così. E ora basta, chiudiamo. Non possiamo essere continuamente delegittimati», conlude Pagano. «Non è possibile che cooperative, associazioni che lavorano per il riscatto di queste terre si trovino di colpo i Nas addosso determinati a farli chiudere. Pensavamo di dover affrontare i criminali. Ci siamo ritrovati di fronte la classe dirigente. Va bene, chiudiamo. Però non parlate di Gomorra. Non diteci che dobbiamo batterci. Perché la vera camorra è questa».

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