La campagna funzionò,
al punto che in molte regioni, gruppi di cittadini incazzati come belve,
improvvisarono ronde al fine da un lato di assicurare sicurezza (…) dall’altro
di incutere eventuale timore ai danni di chi solo pensasse lontanamente di
poter sfiorare con un dito qualche donzella nazionale.
Portarono la cosa ad
un limite tale, che molti furono i casi di finte violenze carnali, dichiarate
da donne e ragazzine ormai prese nel turbinio delle notizie di propaganda.
Ricordiamo tutti il periodo. Ed oggi, infatti, passato il tempo della
propaganda in tal senso, sembra addirittura che di violenza carnale nel nostro
paese non vi sia nemmeno l’ombra.
Peccato che, ogni
giorno, donne di varia età, nazionalità e livello sociale, continuano a subire
violenza sessuale, ma le cronache non hanno più spazio per tali querelle: lo
Stato non ha più interesse a far divenire razzista una nazione presa da altre
incombenze. Si passa oltre. A nueve forme di propaganda controfirmate da ogni
singola testata di Stato. Di Destra, Sinistra, Centro che siano.
Allo stato attuale
infatti, stiamo assistendo ad una nuova ondata di informazioni pilotate che
giovano al governo ed a tutti i componenti della politica, a generare un senso
di terrore e rivolta nei confronti di un “terrorismo” animato al fine di
generare paura e conseguente richiesta di maggiori misure di sicurezza da parte
di chi governa.
Il giochetto è
semplice ed è alla base del moderno marketing: generalmente, quando si vuole
infondere una necessità, la si deve saper creare ad arte senza che l’elemento
ultimo – acquirente o contribuente che sia – se ne renda conto. Se io – Stato –
ti terrorizzo su un elemento di insicurezza nazionale, pilotando quelle leve
mentali che faranno scaturire la reazione che desidero, ecco che il mio
progetto di comunicazione ha avuto successo.
Così, se nel marketing
si tende a sollevare una esigenza sulle popolazioni per poi correre a
soddisfarne la richiesta, ecco che lo Stato – per altri versi – fa la stessa
cosa. Parlare di terrorismo, anarchia, violenza e compagnia briscola, giorno
dopo giorno non fa che alimentare la sensazione di terrore e la conseguente
richiesta di essere protetti. Peccato che, nella maggior parte dei casi, queste
sensazioni di terrore siano solo un elemento pilotato che serve ad ottenere poi
il beneplacito nazionale su decisioni già decise.
Poniamo appunto il
caso del terrorismo. Se chi conduce il gioco, ha deciso a priori che – nella
nostra pseudo democratica nazione – serva controllare la popolazione attraverso
l’utilizzo delle forze dell’ordine in pianta stabile sulle piazze di ogni città
e dovendo conservare il criterio di “democrazia” non si fa altro che generare
il senso di terrore per poi – ovviamente – correre a “proteggere” la
popolazione, che però palesemente, non è obiettivo primario di intimidazioni.
Avrete fatto caso che,
da mesi, non appena scoppia un petardo, non appena vada in frantumi una
vetrina, si parla immediatamente di “anarchici informali” movimento che neppure
i nostri servizi segreti hanno mai avuto la ventura di incontrare ne conoscere.
E poiché da decenni, lo Stato italiano ha imposto che il concetto di anarchia
debba per forza essere immediatamente collegato a violenza e terrorismo, ecco
che l’intera popolazione cade nel tranello e da quel momento penderà dalle
decisioni – di ogni genere – del governo di turno che altro non è se non la
lunga mano dello Stato, la rappresentanza di esso.
Io non voglio, e dati
alla mano, non posso dichiarare che gli atti di intimidazione, di violenza e le
manifestazioni di ribellione estrema cui stiamo assistendo siano solo frutto di
un progetto di Stato che mira a controllare la popolazione, infondere un nuovo
sentimento di terrore legato a vari tipi di terrorismo per avere come reazione
di massa l’assoggettazione del più alto numero di cittadini a qualsiasi
decisione presa per controllare meglio la massa. Ma il solo fatto che io e non
solo io, si stia pensando che sarebbe possibile, credo sia degno di
riflessione.
D’altronde, notizie di
cronaca alla mano, il perdurare di iniziative popolari ad esempio contro
Equitalia/Stato, fino a giungere al contribuente che tiene in ostaggio alcuni
cittadini per ribellarsi alle vessazioni subite o alle decine di suicidi che
confermano l’anomalia di un potere che ha aperto tutte le porte all’iniquità
nazionale, non possono che portare a considerare una serie di contro mosse atte
a salvaguardare quel “potere” che già di per se non dovrebbe esistere, a
beneficio di parole come “amministrazione” “governo” “gestione” di un
territorio, il nostro, caduto ormai da tempo nelle mani di un regime
intangibile e per questo, del tutto inabbattibile.
La capacità di leggere
gli accadimenti oltre le righe della propaganda, aiuterà noi tutti a non cadere
nei tranelli più turpi. Ed a non divenire maggiormente schiavi di un sistema
che miete vittime (reali) ogni giorno.
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