Il nuovo programma di Fazio e
Saviano su La7 “Quello che (non) ho” sta avendo un grande successo. Ciascun
ospite racconta una parola e così anch’io mi sono interrogata su quale termine
avrei scelto. Risposta? Carbone. Il lavoro in Italia è da sempre stato sinonimo
di emigrazione. Oggi cervelli che fuggono all’estero, nel dopoguerra tantissima
forza lavoro che andava nelle miniere di carbone in Francia e in Belgio per
guadagnare e rimandare alle famiglie in Italia gran parte di quello stipendio
sudato sottoterra. Il lavoro era pericoloso, i rischi altissimi di crolli, le
condizioni disumane, mettevano quotidianamente a repentaglio la vita di quegli
italiani.
Una volta in pensione poi quello
stesso carbone si ripresentava sotto forma di artrosi, enfisema polmonare,
silicosi e schegge conficcate sottopelle riconoscibili ad occhio nudo. Scelgo
carbone perchè è la parola simbolo della disperazione di un’Italia da
ricostruire, di un’Italia costretta ad allontanarsi dalle famiglie e dai campi
coltivati, un’Italia che ha cercato fortuna all’estero e che ha portato fortune
all’estero. Oggi però anche qui abbiamo carbone. Il carbone delle badanti dei
nostri anziani. Il carbone della manovalanza edile e agricola. Il carbone di
tanti operai.
Ho scelto
carbone perchè mi fa pensare al lavoro, quello di grande dignità, umile ma
onesto e decoroso, che permette di mantenere famiglie vicine e lontane. Ho
scelto carbone perchè tutti questi uomini semplici in Paesi stranieri non si
sono mai arresi. Ho scelto carbone perchè, seppur nero, rappresenta quel lavoro
pulito che oggi molti agognano ma pochi raggiungono. Ho scelto carbone perchè
vorrei che i ragazzi non lasciassero più questa nostra Italia, ma che la loro
ricchezza e qualità serva per rafforzare e migliorare quel Paese a cui i nostri
nonni hanno donato tanto. (Claudia Bastianelli Segr. nazionale Fgs)
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