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giovedì 24 maggio 2012

RUSSIA: Tolstoj sta col regime

Il nipote dello scrittore assistente di Putin.

di Silvia Ragusa
Giovedì, 24 Maggio 2012 - Vladimir Putin, il presidente russo, e Vladimir Tolstoj, il pronipote dello scrittore che Lenin definì «specchio della rivoluzione russa», insieme al lavoro insieme sotto gli affreschi del Cremlino.
La notizia, forse per non agitare troppo l’anima tormentata del vecchio romanziere, è passata quasi inosservata. Ma è ufficiale: a fianco a Putin, nelle vesti di suo assistente personale, c'è un Tolstoj. Con buona pace del bisnonno Lev antimilitarista, scomunicato per le sue idee anarchico-cristiane e pacifiste.
TOLSTOJ CONTRO L'ESERCITO RUSSO. Non esistono mezze misure per chi racconta gli orrori della guerra: si può finire ammazzati perché si scopre la verità oppure essere celebrati come Tolstoj che nelle sue opere, come il ciclo dei tre Racconti di Sebastopoli, denunciò la spietata verità e l'assenza di qualsiasi forma di romanticismo guerriero o di patriottismo sentimentale dell'esercito russo.
SCRITTORE CAMBIATO DAL FRONTE. Tolstoj, soldato nel Caucaso e nella guerra di Crimea, si era messo a scrivere dopo essere tornato dal fronte, profondamente cambiato dall'esperienza. Aveva anche subito un tentativo di censura, perché il suo lavoro gettava pesanti ombre sul comportamento dell’esercito. E lo scrittore aveva anche maturato un profondo rispetto per la popolazione oltre a una convinta avversione alla violenza.
NEI TESTI LE TESTIMONIANZE DEI MASSACRI. Chissà però se Putin ha mai letto i reportage di guerra dello scrittore russo, con le testimonianze sui massacri della popolazione, quando ancora gli orrori del comunismo erano lontani. Potrebbero sembrare tanto attuali quanto le testimonianze della giornalista Anna politkovskaia, scomoda al regime e uccisa in circostanze mai chiarite.

Prima del Cremlino, direttore del museo dedicato allo scrittore

A Mosca non hanno ancora trovato una soluzione alla matassa cecena, ma in compenso a regalare a Putin i Racconti di Sebastopoli potrebbe adesso essere il pronipote di Tolstoj, che prima di diventare assistente del presidente era direttore del museo della tenuta di Jasnaja Poljana, dove Lev visse gran parte della sua vita e dove fu seppellito, senza rito funebre, nella nuda terra sull'orlo di un piccolo burrone.
PUTIN REPRIME OGNI PROTESTA. E pensare che il 7 maggio 10 mila persone, tra cui scrittori e intellettuali, avevano marciato per le strade della capitale russa in risposta alla brutale repressione della polizia durante la cerimonia di insediamento al Cremlino di Putin che aveva portato all'arresto di oltre 500 persone.
La ribellione degli artisti russi sembra però essere radicata nel passato. Il Tolstoj scrittore aveva infatti denunciato la sua classe sociale, preferendo vivere con abiti da mujik (contadino) e descrivendo il declino della nobiltà e dell’aristocrazia.
CANCELLARE LA SCOMUNICA DELLA CHIESA. Ma al nipote dello scrittore più famoso della Russia, per la verità, forse importa solo rimuovere quella bolla che più di 100 anni fa condannò il bisnonno come una nemico della Chiesa.
Già nel 2010, proprio per il centenario della morte di Tolstoj, l'attuale collaboratore del presidente inviò una lettera al patriarca di Mosca Alessio II, per cercare di riparare alla scomunica del familiare.
Nell’anniversario, i russi erano tornati a sostenere lo scrittore. Ed era rinata la disputa: gli intellettuali accusavano la Chiesa di aver messo in una lista di proscrizione un eroe nazionale, mentre per i religiosi Tolstoj sarebbe stato responsabile di aver accelerato l’ascesa dei bolscevichi. Mentre il Cremlino si tenne fuori dalla disputa.
Ora Tolstoj è al fianco di Putin. Con buona pace del bisnonno.

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