Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


venerdì 25 maggio 2012

SPAGNA - Andalusia, diritto alla terra

I contadini occupano la fattoria di Somonte.
di Marco Todarello
Venerdì, 25 Maggio 2012 - Chi si è trovato a percorrerle in macchina o in treno, non dimentica i colori suggestivi delle valli assolate dell’Andalusia, con i campi coltivati ai bordi delle strade e la prospettiva della Sierra Nevada sullo sfondo.
Terreni spesso dominati da una finca, le bianche fattorie ricoperte da tegole in cotto e che per secoli, prima dell’industrializzazione, furono il cuore dell’economia spagnola. Un segno di ricchezza e prosperità. Per secoli, da quei poderi è venuto gran parte dell’olio d’oliva, la frutta e la verdura consumata in tutto il Paese.
RITORNO ALL'AGRICOLTURA. Nella Spagna del boom, che si è concluso solo pochi anni fa, molti proprietari hanno abbracciato il business dell’edilizia, destinando quelle terre alla costruzione di case. Oppure, in tempi più recenti, hanno preferito lasciarle improduttive approfittando delle sovvenzioni dell’Unione europea. Ora che la crisi morde, con la disoccupazione che ha colpito duro anche gli agricoltori, c’è chi ha deciso di riprendersi quella terra, e così di riappropriarsi del lavoro.
FINCA OCCUPATA. Il 4 marzo un centinaio tra disoccupati (non solo contadini), sindacalisti e simpatizzanti del movimento ha occupato la finca di Somonte, nei pressi della cittadina di Palma del Río, in Andalusia. 400 ettari di proprietà della Junta de Andalucía (l’amministrazione regionale), e parte di un totale di 20 mila ettari di suolo pubblico pronti a essere messi all’asta e venduti ai privati.
La strategia dell'amministrazione regionale che secondo gli occupanti, appoggiati dal neonato partito ambientalista Equo, serve a fare cassa - in seguito al taglio dei fondi statali legati al piano di austerità imposto da Madrid - ma per un altro verso compromette il diritto al lavoro degli agricoltori e la sovranità alimentare della regione.
IN CONTRASTO CON LA POLIZIA. Il 26 aprile un blitz notturno della polizia ha sgomberato la casa rurale di Somonte. Di lì a poco gli occupanti si sono riorganizzati e il primo maggio, in occasione della festa del lavoro, hanno rioccupato il podere. Hanno piantato cetrioli, peperoni, pomodori, asparagi, e allestito un allevamento di animali da cortile come galline e conigli.
UNA COOPERATIVA PER DARA LAVORO A 80 PERSONE. «Solo nei tre Paesi intorno alla finca i disoccupati sono 4 mila», ha spiegato Ramón Fernandez, portavoce di Equo per la sezione di Córdoba, «questa occupazione vuole essere una risposta democratica, attraverso la dignità del lavoro, con la creazione di una cooperativa per gestire questa fattoria. Stimiamo che in questo modo si potrebbe creare in poco tempo un impiego fisso per 80 persone, il doppio di quanti lavorano adesso a pieno regime».

Somonte, un modello per le associazioni di contadini spagnoli


L’occupazione ha creato un importante movimento di solidarietà, anche a livello nazionale, e in varie parti del Paese le associazioni di contadini già guardano a Somonte come un modello.
Gli occupanti si attendono comprensione, ma soprattutto fatti, dal nuovo governo regionale, composto da socialisti (Psoe) ed ex comunisti (Izquierda unida).
Interpellato, il portavoce dell’assessorato all’Agricoltura della Junta de Andalucía ha risposto che «sulle richieste degli occupanti di Somonte il nuovo governo dell’Autonomia non si è ancora pronunciato».
UN SUSSIDIO DI DISOCCUPAZIONE DA 426 EURO. «La gente è disperata: in questa provincia ci sono centinaia di lavoratori che sopravvivono con i 426 euro del sussidio di disoccupazione», ha spiegato in un comunicato inviato a Lettera43.it il sindacato dei lavoratori di Andalusia (Sat, sindicato andaluz de trabajadores), «questa terra è pubblica, può dare lavoro, e in queste settimane ha dimostrato di essere produttiva. Per questo, davanti a una crisi così grave, non possiamo permettere che finisca nelle mani di quattro signorotti che la lasceranno morire aspettando le sovvenzioni dell’Unione europea».
DA BRUXELLES 6,5 MLD AI PROPRIETARI TERRIERI. Il Sat ha calcolato che ogni anno i proprietari terrieri spagnoli ricevono da Bruxelles 6,5 miliardi di euro come contributi comunitari all’agricoltura.
«E non viene chiesto loro conto di questi soldi, che potrebbero essere investiti per migliorare la produttività e dare lavoro a migliaia di persone», hanno aggiunto dal Sat, «è un insulto».
Rubén Villanueva, portavoce della Coordinadora de organizaciones de agricultores y ganaderos (Coag, associazione che riunisce la maggior parte degli agricoltori e allevatori di Spagna) ha chiarito a che per ottenere un sussidio base da parte dell’Ue è sufficiente essere proprietari di un terreno e tenerlo in condizioni «economicamente corrette», e cioè pronto alla lavorazione, ma non è necessario che sia produttivo.
L'80% DEI FONDI VA AL 20% DEGLI AGRICOLTORI. Tra gli altri criteri che definiscono l’ammontare degli aiuti di cui beneficia un agricoltore c’è anche la modalità di sostegno scelta da ciascuno Stato membro e anche l’estensione dell’azienda. Per questo motivo oggi l’80% dei fondi finisce nelle tasche del 20% dei proprietari agricoli, che hanno una maggiore disponibilità di terra.
La Coag, attraverso la sua sede di Bruxelles, ha chiesto che nella riforma Politica agricola comunitaria (Pac), prevista per il 2013, sia inserita una clausola per vincolare il contributo economico all’effettivo utilizzo e produttività della terra da parte dei proprietari o affittuari.

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