Pensare Globale e Agire Locale

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domenica 27 maggio 2012

SPAGNA - La mafia nel piatto

Una società di Saragozza apre nel Paese 31 ristoranti che investono sull'immaginario di Cosa Nostra.

di Alessandro Buttitta
Domenica, 27 Maggio 2012 - La mafia mangia pasta e pizza italiana, beve vini siciliani ma fa affari spagnoli. Nella penisola iberica è stata aperta una fruttuosa catena di ristoranti con il brand La Mafia se sienta a la mesa (la mafia si siede a tavola) che sulle vetrate raggruppa, in uno sconcertante quadro evocativo, personaggi come Calogero Vizzini detto Don Calò, Don Vito Corleone, Lucky Luciano, Genco Russo, Al Capone a Michael Corleone.
La realtà, fatta di stragi e morti ammazzati, si mescola alla finzione (Il Padrino di Francis Ford Coppola è il più inneggiato) in nome dei cosiddetti 'valori della famiglia'.
APERTI 31 LOCALI. L'idea è stato lanciata da La Mafia Franchises, una società di Saragozza che dal 2000 investe sull’abbinamento tra cucina italiana e l'immaginario di Cosa Nostra. Finora sono stati aperti già 31 locali, da Siviglia a Saragozza, da Valencia a Granada fino a Madrid, ma altri apriranno presto a Bilbao e Vitoria.
«Come buoni mafiosi pensiamo che la famiglia sia la cosa più importante e che sia meglio condividere con loro un buon pasto. Così abbiamo messo tutti i nostri sforzi nella preparazione di una vera e propria cucina mafiosa», recita la mission del brand sul proprio sito ufficiale.
I piatti, così come i prodotti (si tiene a precisare la denominazione d’origine controllata), sono rigorosamente italiani. A far la differenza, però, è la creazione dell’ambiente: l’immaginario mafioso, con il simbolo della rosa rossa onnipresente, viene innalzato, facendo appello all’onore, all’accoglienza, all’ospitalità, al senso di generosità.
Sulle pareti le foto sono abbastanza evocative: tavole imbandite, uomini d’onore che parlano con sigaro in una mano e forchetta nell’altra, ambienti 'familiari'

La mafia, brand vincente con un fatturato di 140 miliardi di euro

La catena di ristoranti, molto diffusa in Spagna, è la prima che utilizza ufficialmente il 'brand della mafia' per promuovere un prodotto (in questo caso la cucina) tipicamente italiano. Per aprire un locale in franchise l’investimento iniziale è pari a 340 mila euro; il contratto dura 10 anni ma si può rinnovare per altri cinque.
BUSINESS E CLICHÈ. Legalmente non esiste nessun marchio registrato a nome della mafia, ma l'impatto è assicurato se si considera che - secondo gli ultimi dati forniti da Sos Impresa - questa organizzazione non riconosciuta in via ufficiale ha un fatturato di 140 miliardi di euro (circa il 7% del Pil nazionale) con un utile che supera i 100 miliardi di euro e questo stereotipo viene associato all'Italia solamente dopo la pizza.
A parte questa catena di ristoranti che specula deliberatamente sul modello mafioso, ci sono altri tipi di business che si rifanno ai cliché di Cosa Nostra.
Senza considerare tutti i riferimenti cinematografici (dalla trilogia di Francis Ford Coppola a Scarface) e televisivi (come la serie I Sopranos), il brand della mafia è molto utilizzato anche nella gadgettistica, nei videogiochi e nell’abbigliamento da mercatino (le magliette con Marlon Brando ne Il padrino sono le più vendute).
DAL CAFFÈ AL MUSEO. Ma non mancano i prodotti alimentari che utilizzano questo marchio: dalle salse Mafia prodotte a Manila al caffè tedesco Kaffeemafia, con le due 'f' a forma di revolver nel logo.
Il mondo della cultura ha invece guardato oltre, facendo le cose in grande: a Las Vegas, negli Stati Uniti, ha aperto il Mob Museum, museo dedicato alla storia della criminalità organizzata. Costato 42 milioni di dollari, si trova nella palazzina che negli Anni '50 ospitò la commissione anticrimine del Senato Usa.
A Salemi, il comune siciliano dove è stato sindaco Vittorio Sgarbi, ha aperto i battenti il primo museo italiano sulla mafia che ha tuttora per i cittadini uno slogan ben poco augurante: «Il museo della mafia è solo Cosa nostra»

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