Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 24 maggio 2012

UE - Vertice senza risultati


Nessuna decisione concreta sulla Grecia, in alto mare gli Eurobond
Giovedì, 24 Maggio 2012 - Un vertice teso, durato sei ore, con tanti temi scottanti sul tavolo. Ma con pochissimi risultati finali.
È questo l'esito del summit europeo a Bruxelles, durato fino a notte fonda, dove i leader Ue hanno discusso di Grecia, Eurobond, golden rule e crisi globale.
Ne è emersa una divisione, senza grandi possibilità di soluzione, in merito alla questione degli Eurobond su cui pesa il veto di Berlino.
Gli ardori del premier italiano Mario Monti e del neo presidente francese François Hollande, arrivati con proclami grintosi a Bruxelles, sono stati spenti in fretta dal rifiuto categorico della cancelliera tedesca Angela Merkel.  .
STALLO SULLA GRECIA. Ma anche sulla crisi di Atene non sono stati fatti passi avanti: a parte la ridondanza di intenzioni (già spiegate nei giorni precedenti) per «salvaguardare la stabilità finanziaria dell'Eurozona e la sua integrità», non si è capito quali possano essere le misure concrete che l'Ue intenda adottare per salvare davvero la Grecia.
Non c'è stata alcuna disponibilità esplicita in senso pratico ed è rimasto irrisolto il giallo sul presunto piano dei governi nazionali in preparazione dell'uscita di Atene dall'euro.
«Vogliamo che la Grecia resti nell'Eurozona, a patto che rispetti i suoi impegni», ha detto il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, ribadendo lo stesso concetto già espresso tante, troppe volte nelle scorse settimane.
LE BORSE BRUCIANO 140 MILIARDI. La spinta alla crescita da parte di Monti e Hollande indubbiamente c'è stata e già al G8 di Camp David aveva ridimensionato la linea d’austerity tedesca.  Ma dopo l'ennesima giornata nera per le Borse del Vecchio Continente, che hanno bruciato 140 miliardi in una sola seduta, ci si aspettava certamente di più soprattutto sulla Grecia.
Merkel dice «nein» agli Eurobond

Come prevedibile, è rimasta la divisione tra Merkel e gli altri leader sugli Eurobond.
La cancelliera, hanno riferito fonti da Bruxelles, «è andata avanti sulla sua strada» malgrado il pressing portato avanti da Hollande e Monti.
Il premier italiano, d'accordo con Hollande, aveva definito «idee forti per la crescita» le obbligazioni sul debito pubblico degli Stati dell'Eurozona, la cui solvibilità sia garantita congiuntamente dagli stessi Paesi.
«Diversi di noi si sono detti contrari a che il tema venga tolto dal tavolo come invece alcuni vorrebbero», ha aggiunto il presidente del Consiglio.
IL PRESSING DI ROMA E PARIGI NON BASTA. Nel corso del summit, Hollande aveva addirittura annunciato di giocare la partita degli Eurobond anche a nome di Usa, Canada e Giappone, su cui ha trovato sponde concrete al G8 di Camp David.
Ma il «nein» di Berlino ha lasciato irrisolta la questione, facendo pendere (almeno su questo punto) la bilancia dalla parte di Berlino.
HOLLANDE: «BENZINA NEL MOTORE DELLA CRESCITA». Inoltre «l'idea» della Francia del nuovo presidente Hollande «é quella di mettere benzina nel motore della crescita».
Hollande in particolare ha affermato di aver proposto di «ricapitalizzare le banche con lo Esm».
Ed ha quindi ricordato di essere d'accordo con Monti per una proposta di «integrazione europea sui meccanismi di supervisione finanziaria e di garanzie dei depositi bancari e su molti altri punti».
MONTI SPINGE PER LA GOLDEN RULE. Passi avanti sono stati fatti, invece, su come calcolare nel deficit i pagamenti della pubblica amministrazione che vengono sbloccati (golden rule).
Il problema è stato sollevato proprio da Monti e dal presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, i quali hanno sostenuto che l'accelerazione dei pagamenti è un sostegno all'economia e non andrebbe quindi contata nel deficit. Anche qui, secondo fonti, la questione «non è facile» ma «la discussione è aperta».
DECISIONE SU BEI E PROJECT BOND A GIUGNO. Si è parlato anche della ricapitalizzazione della Banca europea di investimenti (Bei) e la prospettiva è quella di decidere entro il summit del 28 giugno sui 10 miliardi di euro che permetterebbero di liberare prestiti per 60 miliardi in tre anni e un effetto sugli investimenti in Europa fino a 200 miliardi.
Inoltre sono emerse «prospettive positive» sui project bond, titoli obbligazionari mirati al rilancio delle grandi opere pubbliche ridando slancio all'economia. (di Gabriele Perrone)

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