Pensare Globale e Agire Locale

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giovedì 24 maggio 2012

USA 2012 - Obama, Romney fa paura

Il repubblicano cresce nei sondaggi Usa.
Mercoledì, 23 Maggio 2012 - A cinque mesi dal voto di novembre, la sfida tra Barack Obama e Mitt Romney diventa una vera competizione.
L’ex governatore del Massachusetts sta attendendo che anche la matematica lo consacri nel ruolo di candidato alla presidenza del Partito repubblicano.
IL 29 MAGGIO IL QUORUM DI DELEGATI. Il 29 maggio sono in programma le primarie in Texas e Romney, rimasto senza rivali, raggiungerà il quorum di delegati necessari per formalizzare la sua corsa alla Casa Bianca. Porrà così fine anche formalmente a una competizione che si è rivelata lunga, piena di imprevisti e che spesso lo ha visto in difficoltà.
IL 50% DEGLI ELETTORI APPREZZANO ROMNEY. Ma ora l’uomo del Grand old party, nella consueta altalena delle campagne elettorali, appare in grande spolvero.
Gli ultimi sondaggi sono per lui confortanti.  
L’autorevole Gallup ha rilevato come il 50% dell’elettorato statunitense abbia oggi un’opinione favorevole nei suoi confronti. È un dato in netta crescita rispetto al misero 39% di febbraio. Ma è anche un dato positivo perché nella maggioranza delle indagini Gallup dal 2006 a oggi la percentuale non aveva raggiunto la metà del campione.
REPUBBLICANO IN CRESCITA NEI SONDAGGI. Un cambio di passo, registrato anche da altri sondaggi. Secondo i dati raccolti da Washington Post e da Abc News, Obama e Romney sono entrambi al 47%.
Altri istituti danno invece un piccolo margine al presidente, mentre la società Mason-Dixon, in un sondaggio datato 14 maggio, dà tre punti di vantaggio a Romney con una percentuale di indecisi attorno al 9%.

L'ex governatore del Massachusetts è uscito rinforzato dalle primarie

Le ragioni di questa vampata di consensi nei confronti di Romney non sono certo misteriose. L’ex governatore del Massachusetts è premiato innanzitutto per la sua vittoria nelle primarie che ha ricompattato gli elettori repubblicani.
Sempre secondo Mason-Dixon, l’89% dei repubblicani ha intenzione di votarlo e questo potrebbe significare che mesi di lotte fratricide alle primarie alla fine hanno fatto meno danni di quello che si potesse pensare.
GIUDIZIO NEGATIVO SULL'ECONOMIA USA. Ma il barometro del successo è legato soprattutto allo stato dell’economia. Le notizie degli ultimi giorni certo non ispirano ottimismo: la crisi greca e dell’Eurozona colpisce anche gli Usa dove i dati sulla disoccupazione rimangono ancora molto alti.
L’80% degli americani giudica negativamente la situazione economica del Paese e quasi la metà degli elettori si dichiara pessimista. Se l’economia soffre, Obama è penalizzato e l’opinione pubblica non risparmia nulla al presidente.
NELLA RIPRESA NUMERI MOLTO BASSI. «Una ripresa andata per il verso sbagliato», ha titolato martedì 22 maggio il Wall Street Journal, spiegando che negli ultimi 60 anni ci sono state 11 fasi di ripresa economica dopo periodi di recessione e questa è quella dai numeri più bassi e dalle conquiste meno significative.
Il quotidiano chiama in causa proprio il presidente: «L’incertezza legata alla Obama care e le tasse più alte sulle attività e sulle persone hanno scoraggiato il credito e gli investimenti che in genere dovrebbero essere facilitati dai bassi tassi di interesse».

Gli afro-americani non hanno gradito il coming out di Obama sui matrimoni gay


Come se non bastasse, la campagna di Obama,concentrata soprattutto sui diritti civili  , ha incontrato anche diversi incidenti di percorso. Il coming out presidenziale sui matrimoni gay è stato accolto bene dall’opinione pubblica, ma non è stato gradito da una parte dell’elettorato afro-americano più religioso.
IMPROBABILE L'INFLUENZA SUL VOTO. Secondo i sondaggi della Pew Research, il 46% dei neri d’America è ancora contraria al matrimonio tra omosessuali anche se il consenso è in costante crescita (gli oppositori nel 2008 erano più del 60%).
Ma gli analisti sono convinti che, nel lungo periodo, le esternazioni di Obama sulle coppie gay non avranno peso sul voto e, anzi, aver messo in campo l’argomento così presto nella campagna elettorale ha tolto dai giorni caldi della contesa per la presidenza un argomento potenzialmente spinoso.
BINE ATTACCA L'IDRAULICO DEGLI USA. Il presidente paga però in queste ore alcune gaffe dei suoi assistenti. L'ultima è stata quella del vicepresidente Joe Biden, secondo cui aver guidato una grande società dell'alta finanza non significa essere qualificato per diventare presidente. «Aver fatto i soldi in banca», ha detto Biden, «non qualifica a guidare gli Usa più di quanto lo possa fare essere stato un idraulico».
A rispondergli è intervenuto l'idraulico più famoso d'America Samuel Wurzelbacher detto «Joe the plumber», che si era fatto conoscere nel 2008 per aver criticato Obama all'epoca candidato alla Casa Bianca.
«Il fatto che Biden faccia battute sugli idraulici», ha detto Wurzelbacher oggi deputato repubblicano dell'Ohio, «la dice lunga sul fatto che non ha rispetto per i lavoratori di questa nazione».
GAFFE DEL SINDACO DI NEWARK. Prima di Biden era stata la volta del sindaco di Newark Cory Booker, uno dei testimonial più accreditati della campagna presidenziale.
Nel corso della trasmissione della Nbc Meet the press ha candidamente attaccato (ha usato anche il termine «nauseante») le critiche democratiche contro il private equity Bain Capital.
BOOKER CONTRO LA CAMPAGNA DEMOCRATICA. Si tratta del fondo riservato che Romney gestì per 15 anni e che, secondo le accuse, portò milioni di dollari nelle sua tasche lasciando per strada migliaia di lavoratori attraverso operazioni di pura speculazione.
L’uscita infelice di Booker contraddice palesemente uno dei punti forti della campagna di Obama: inevitabilmente si è trasformata in uno spot per il candidato repubblicano e ha spinto qualche editorialista a consigliare il presidente di scegliersi dei supporter un po’ più disciplinati.
LA COMPETIZIONE NON HA UN LEADER. La campagna è però appena iniziata, l’unica certezza è che Romney ritenuto debole e dato più volte per spacciato, ha margini per impensierire Obama. Perché la lotta per la Casa Bianca si combatterà Stato per Stato, ma è destinata a passare anche per le sorti di Bruxelles e di Atene.
«A oggi è una competizione too close too call» ha dichiarato Frank Newport, il direttore della Gallup.
Un testa a testa che si risolverà solo alle urne. (Guido Mariani)

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