Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 20 giugno 2012

CRISI - Duello Londra-Parigi

Cameron-Hollande, sfida anti recessione.


di Giovanna Faggionato

Mercoledì, 20 Giugno 2012 - Non sono acque tranquille quelle che riempiono i 560 chilometri del canale della Manica. Con una battuta David Cameron ha scatenato una tempesta.
Deridendo l'intenzione del presidente francese François Hollande di tassare i redditi sopra il milione di euro al 75%, il primo ministro britannico ha dichiarato: «Stenderemo il tappeto rosso alle imprese francesi, pagheranno le nostre tasse e le nostre scuole».
LO SCONTRO SULLA MANICA. Parigi ha tentato di smorzare l'attacco, ma le parole hanno scavato un solco tra l'Isola e il Continente.
Lo scontro, però, correva sotto traccia da tempo. Per cominciare Hollande vuole la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie e Cameron la rifugge come il veleno. Ma sulle due rive del Canale si affacciano due modelli economici e culturali radicalmente diversi. Ai quali, i due leader vorrebbero che l'intera Europa si adeguasse.

Cameron è contro il Fiscal compact e regole più rigide per il mercato


Con la City di Londra che produce il 10% del Prodotto interno lordo nazionale (in calo dello 0,2%), la Gran Bretagna ha messo in campo una politica di sgravi fiscali e dato guerra alla burocrazia. In nome degli interessi della finanza, a gennaio, il leader dei Tory ha anche chiuso la porta in faccia all'Europa che gli chiedeva di accettare il Fiscal compact, assieme alla tassa sulle transazioni finanziarie e a una regolamentazione più forte del mercato.
«Quello che è stato deciso non è nell’interesse della Gran Bretagna, dunque non l’ho accettato», disse in quell'occasione il primo ministro britannico. E poi: «Non siamo disposti a rinunciare alla nostra sovranità», come se secoli di corona e di democrazia potessero ridursi alla difesa dei trader.
HOLLANDE SFIDA LA FINANZA. L'interesse della Francia, invece, sembra essere all'estremo opposto. Almeno stando alle dichiarazioni di Hollande in campagna elettorale.
«Il mio vero nemico è la finanza», annunciava alla stampa il candidato socialista a nemmeno 10 giorni di distanza dallo strappo inglese.
La sua corsa all'Eliseo è stata segnata dalla continua sfida a banchieri, bonus e stock option: «Come può un Paese come il nostro, patria dell’uguaglianza, accettare che ci sia chi si arricchisce a dismisura, lasciando altri nell’incertezza e nell’inquietudine?». E le urne hanno premiato lo sforzo di porsi l'interrogativo.
IL DECLINO DELLA MANIFATTURA. Nella loro diversità, però, entrambi i leader combattono la stessa crisi: il tramonto della manifattura europea.
All'iper terziarizzazione su una sponda della Manica, ha corrisposto una politica di difesa dei grandi campioni dell'industria nazionale sull'altra. Negli anni la Francia ha privilegiato le aziende della meccanica, dell'energia, il settore automobilistico e l'aeronautica, ma ha perso di vista l'impresa diffusa.
Tra il 2007 e il 2011 la produzione manifatturiera inglese è infatti calata in media dell'1,2% annuo, quella francese del 2,5%. Oggi le due potenze che nel 1700 solcavano i mari e si sfidavano sul campo del commercio globale, giocano entrambe in difesa.

Con la crisi l'esplosione dei tagli alla spesa pubblica


Il punto focale dello scontro tra Cameron e Hollande è il ruolo dello Stato, ben oltre le piazze finanziarie.
In linea con decenni di elaborazione politica made in Britain, da Margaret Thatcher a Tony Blair, anche l'attuale premier britannico ha teorizzato a suo modo la necessità di delimitare i poteri dello Stato, a favore di un più ampio ruolo alla società civile. Nel 2010 quando sembrava il giovane talento della politica continentale - qualcuno lo definì persino l'Obama europeo – prometteva la Big society. Suonava come una riscossa civica, invece sotto i colpi della crisi, lo Stato si è progressivamente ritratto e i tagli alla spesa pubblica sono esplosi proprio a danno della società civile.
CONTRO LA CESSIONE DI SOVRANITÀ. La spesa pubblica è invece il motore da cui Hollande vorrebbe ripartire, altro che limitare l'azione dello Stato. Tanto è forte l'orgoglio inglese per il predominio nell'economia virtuale e globale, quanto la Francia è gelosa della sua 'differenza'.
Alcune fonti sostengono che nelle trattative per arrivare a un'unione bancaria europea il presidente francese abbia frenato, considerando troppo esosa la richiesta tedesca di cedere parte della sovranità nazionale. Insomma, europeisti, ma fino a un certo punto.
SCONTRO EPICO O PARTITA NOIOSA. Chi la chiama autonomia, chi la etichetta come sciovinismo. Di certo, dopo la doppia vittoria socialista alle elezioni presidenziali e in quelle legislative, Hollande ha tutti gli strumenti per dimostrare che il suo modello può funzionare.
Quello tra Gran Bretagna e Francia, insomma, potrebbe essere un duello epico e di principio, una sfida tra l'ammiraglio Horatio Nelson e il condottiero Napoleone Bonaparte. Ma senza coraggio, potrebbe finire come la sfida dell’ultimo Europeo di calcio: un logorante e noiosissimo 1 a 1.  

Nessun commento:

Posta un commento