Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


martedì 19 giugno 2012

EU - Partito Socialista Europeo: il nuovo che ritorna.

La vittoria del socialista François Hollande alle Presidenziali (6 maggio) e la conquista della maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale (17 giugno) del Psf, hanno rilanciato le chances del socialismo europeo nello scontro per l’egemonia culturale con l’ideologia neoliberista che guida il neocapitalismo finanziario e domina da vent’anni la scena. La deriva neoliberista iniziata a cavallo degli anni ottanta sull’onda del ‘meno Stato più mercato’ imposta da Ronald Reagan e Margaret Thatcher e proseguita nei primi anni duemila sull’asse Tony Blair-Gerard Schröeder, all’insegna del ‘socialismo è morto’ intonato dai vari Giddens e Lloyd, può ora essere efficacemente contrastata e, speriamo, battuta. Non stupisce che sia venuto ancora dall’Inghilterra il monito terroristico del Time: “L’uomo più pericoloso d’Europa”, ossia Hollande. “E’ inconcepibile che il presidente Hollande chieda in questo momento di allentare la morsa dell’austerity. Ma così facendo potrebbe spingere i tedeschi nella direzione opposta. In ogni caso una cosa è certa: un presidente francese così ostile al cambiamento comprometterebbe il cammino dell’Europa verso le riforme necessarie per salvare l’euro. Ed è per questo che Hollande è un uomo pericoloso”.

 Che il vento però stia profondamente cambiando è talmente avvertito che si è aperta una vasta ricerca culturale sui valori della socialdemocrazia del XXI° secolo per rispondere alla grave crisi finanziaria ed economica causata dal neoliberismo sfrenato che sta mettendo in discussione persino la democrazia. Ricordo il lascito di Riccardo Lombardi del 1981: “[…] Ma chi ha detto che il socialismo è ormai scomparso dalle prospettive, che si tratta di un’idea invecchiata che nessuno sa più definire in modo credibile se non come vaga aspirazione all’uguaglianza e alla giustizia? Oggi siamo all’apertura di una situazione in cui o si trova una soluzione socialista oppure siamo alle barbarie, questa è la realtà delle cose”. Con larghissimo anticipo sui tempi aveva previsto la debacle delle sinistre europee attratte dalla sirena del ‘non c’e’ la società, c’e’ l’individuo’ e la crisi d’identità della socialdemocrazia: “L’offensiva della destra esiste perché a sinistra sta mancando la base economica per proseguire questa politica, e questo spiega la crisi verso sinistra che in questo momento pervade tutti i partiti socialdemocratici in Europa, cioè se questa politica di assistenza, questa politica di Welfare State alimentata dalla politica keynesiana, va avanti essa non riesce più ad alimentarsi. É chiaro che una società non può vivere di sola assistenza, è chiaro che ci sono problemi che si aggravano”. Occorreva una svolta radicale: ‘il programma comune’ delle sinistre per ‘rovesciare’ dall’interno il sistema capitalistico divenuto “troppo costoso per l’umanità” e giungere ad ‘una società più ricca perché diversamente ricca” attraverso il ciclo virtuoso delle ‘riforme di struttura’ o ‘strutturali’ che tanto sono menzionate stravolgendone il senso e l’obiettivo dal presidente della Bce Mario Draghi e soprattutto dal Premier, Mario Monti. C’è moltissimo da dubitare che Lombardi sarebbe stato d’accordo con Draghi e Monti sull’iniezione continua di liquidità per salvare il sistema bancario ‘stressato’ da ingenti debiti per aver investito in ‘titoli tossici’ o con il programma di liberalizzazioni a iosa e privatizzazione dei beni comuni e dei gioielli di famiglia. Un’operazione lessicale dunque falsa ed estremamente pericolosa: utilizzare la proposta più orginale, lungimirante e laica della sinistra italiana in una visione, quella neocapitalistica e neoliberista, totalmente opposte.

 Ed in questo scontro per l’egemonia culturale in Europa quale sarà il ruolo del Partito Democratico, il solo partito ‘non personale’ nella sinistra italiana, che da anni interagisce positivamente nel gruppo Alleanza S&D (Socialisti e Democratici) al Parlamento Europeo con le forze progressiste aderenti al Pse (Partito Socialista Europeo), è ancora da chiarire e definire. Se si stesse sull’onda dei quarantenni ‘laburisti’, Stefano Fassina, Matteo Orfini, Andrea Orlando, Guglielmo Epifani etc, il quadro sarebbe alquanto chiaro: forse per l’importanza della posta in gioco non basta il ‘Manifesto’ di Parigi per la ‘rinascita’ dell’Europa. Perché, come avvertiva Lombardi nel 1973, “Se l’Europa si fa sulla base del modello americano il mondo, nel suo complesso, non potrà sopportare questo; e non politicamente, ma per ragioni biologiche di vita. O si segue, con tutte le cautele, le prudenze e la gradualità del caso, un modello diverso, opposto oppure andremo incontro a crisi economiche e politiche per cui la costituzione di una unità europea potrà diventare addirittura un fatto nocivo”. Prima della forma istituzionale (federale), per Lombardi andava definita l’unità politica, economica e sociale. In sostanza, sosteneva nel 1978: “Bisogna persuadersi che l’Europa si può fare soltanto se è socialista o almeno tendenzialmente socialista”.

Carlo Patrignani

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