Pensare Globale e Agire Locale

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domenica 24 giugno 2012

EUROZONA: Crisi, una moneta di scorta per l'Europa

In Spagna e Irlanda il vecchio conio.

di Giovanna Faggionato

Domenica, 24 Giugno 2012 - Mentre nei palazzi di Bruxelles e di Francoforte si discute della sopravvivenza dell'euro, un grappolo di cittadine europee si è ribellato all'impero della moneta unica. E, non a caso, appartengono a Paesi dell'Eurozona in profonda crisi economica.
A Murgados, municipio della Galizia affacciato sull'Atlantico, gli euro possono rimanere nelle tasche: le bottiglie di cerveza si pagano in pesetas. A Clones, sotto il cielo d'Irlanda, un'ora e mezza di strada da Belfast, altri 'barbari' bevono pinte di Guinness grazie ai punt ritrovati nel salvadanaio.
VALUTE COME RELIQUIE. La Banca di Spagna calcola che nella sola penisola iberica il valore delle pesetas dimenticate nei conti correnti o nelle vecchie credenza si aggiri attorno a 1,7 miliardi. Nell'Isola di Smeraldo, invece, ci sarebbe un tesoretto da 285 milioni di euro.
Allora, come il villaggio di Asterix ai tempi dei Romani, alla periferia dell'impero hanno deciso di resistere. Hanno rispolverato le reliquie, ritrovato il denaro dei morti e deciso che nel mezzo della crisi finanziaria rimettere in circolo le vecchia moneta poteva essere un'occasione di guadagno. Un modo per sfruttare la nostalgia degli europei e la cattiva reputazione dell'euro per risollevare boccheggianti economie locali. E ci sono riusciti.

A Mugardos il marzo della peseta


A vantarsi di aver avuto una buona idea è Higinio Juan Garcìa, il numero uno dell'associazione Mugardos commercio. È stato lui nel 2011 a spingere per istituire nella cittadina iberica il mese della peseta.
In Spagna la Banca centrale cambia ancora la vecchia valuta, al tasso fissato nel 2002 (un euro ogni 166,386 pesetas).
UN CIRCUITO DI 60 NEGOZI. Ma i commercianti di Mugardos hanno fatto leva sulla comodità di spendere i vecchi risparmi nel circuito locale, piuttosto che presentarsi agli sportelli della banca di Spagna e hanno creato una rete di 60 negozi disposti ad accettare per tutto marzo i pagamenti con la vecchia valuta.
Juan Garcìa ci ha messo del suo: ha speso 238 euro per pubblicizzare l'iniziativa sulla prima pagina del quotidiano regionale e la notizia si è diffusa. Gli abitanti hanno rispolverato i vecchi conti correnti, rotto i salvadanai e scavato tra le piume dei materassi, pur di racimolare potere d'acquisto.
Qualcuno, con un po' di vergogna, ha confessato di aver setacciato la vecchia casa dei genitori a caccia di piccole eredità abbandonate nella polvere.
RISPOLVERATE LE EREDITÀ. Prima è stato il turno dei cittadini di Murgardos. Poi l'intero circondario affacciato sul Golfo di Ferrol si è riversato nelle vie del paese e, infine, si sono presentati sconosciuti da chissà dove, trascinando sacchetti di monete sonanti e cercando di ottenere in cambio qualche euro.
Anche la stampa straniera è stata attirata da quell'annuncio un po' choc sulla reintroduzione della vecchia peseta. Gli articoli sui ribelli dell'euro si sono moltiplicati: un'altra pubblicità di successo e il piccolo circuito di scambio delle vecchie monete ha attirato turisti da tutta la Spagna ed è stato replicato vicino e lontano.
ESPERIMENTO ANCHE A GORBEA. Nel 2011, con lo slogan «Ritorniamo alla peseta», l'esperimento è stato ripetuto a Gorbea, nei dintorni di Bilbao e nel Comune di Salvaterra De Mino, vicino al confine con il Portogallo e in entrambe le occasioni gli incassi totali hanno raggiunto un valore corrispondente a 10 mila euro.
A gennaio la prova a Villamayor de Santiago, a Sud Est di Madrid, ha dato risultati soddisfacenti, ma in calo: 'solo' 6 mila euro.

In Irlanda i profitti vanno al Comune


A maggio del 2012, poi, è arrivata la versione irlandese. A importare le idee spagnole nell'Isola verde è stato un giovane 21enne disoccupato, residente nelle campagne al confine con l'Irlanda del Nord.
A Clones, la cittadina amministrata da Ciaran Morgan, la crisi ha colpito duro. In Monaghan Street, la via che taglia in due il paese, il 50% degli esercizi commerciali ha chiuso i battenti o espone cartelli con la scritta vendesi o affittasi.
VOUCHER MADE IN CHINA. Ma da quando la faccia di Daniel O'Connell, l'eroe nazionale che per primo portò i cattolici nel parlamento di Westminster, ha ricominciato a salutare dalle banconote, le cose sono migliorate.
Da maggio, infatti, si può scambiare la vecchia valuta con dei voucher di plastica - fabbricati rigorosamente in Cina - che riportano il controvalore in euro. I buoni possono essere spesi in 45 punti vendita, tra aziende e esercizi commerciali, per acquistare uova e abiti, macchine da toast o crocefissi. Insomma, un po' di tutto.
L'iniziativa ha avuto talmente successo che a Pasqua i commercianti hanno ringraziato Dio più calorosamente del solito: gli incassi sono aumentati anche di 1.000 euro in un mese.
0,70 CENTESIMI DI GUADAGNO. E ci guadagna anche la cittadinanza: d'accordo con commercianti e amministrazione, Morgan ha infatti fissato un cambio vantaggioso per il Comune. Un punt viene rimborsato con 1,20 euro, mentre la Banca d'Irlanda paga un po' di più: 1,27 euro. Con quella 'cresta' di 0,7 centesimi a punt, il Comune riesce a pagare le spese della festa di San Patrizio e a comprare le luci di Natale.
Peccato che la Banca d'Italia abbia bloccato la convertibilità della lira: che tentazione anche da noi di raschiare il fondo del barile.

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