Pensare Globale e Agire Locale

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venerdì 15 giugno 2012

ITALIA – DDL Corruzione: ok al testo con minaccia del Pdl

Cicchitto: «Ora responsabilità delle toghe o non votiamo al Senato».


Giovedì, 14 Giugno 2012 - Sì dell'Aula della Camera al disegno di legge anti corruzione
Ma il giorno dopo le tre fiducie incassate, le polemiche non si sono placate: questa volta protagonista il pidiellino Fabrizio Cicchitto, che ha lanciato un avvertimento al ministro della Giustizia Paola Severino, e il presidente della Camera Gianfranco Fini.
102 ASTENUTI. Il testo è stato approvato giovedì 14 giugno a Montecitorio con 354 voti a favore, 25 contrari e 102 astenuti, ora passa al Senato.
C'è stato un alto numero di astensioni a cui hanno contribuito molti esponenti del Popolo della libertà, tra cui Gaetano Pecorella, l'ex sottosegretario Alfredo Mantovano, Guido Crosetto, Aldo Brancher e Renato Brunetta.
Anche Lega e Radicali (oltre a Furio Colombo del Pd) hanno scelto l'astensione. Tra i pidiellini ci sono state numerose assenze: mancavano all'appello in 61. Di quelli presenti hanno votato sì soltanto in 98 su 210.
NO DELL'IDV. Contro il provvedimento hanno votato i deputati dell'Idv.
I gruppi più numerosi al momento del voto sono stati quelli del Pd, con il 91%, dell'Udc con l'89% e di Fli con l'88%.
INCANDIDABILITÀ DEI CONDANNATI NEL 2013. Tra gli ordini del giorno approvati, è spiccato quello presentato dal capogruppo del Pd, Dario Franceschini, sottoscritto durante il dibattito da tutti i gruppi parlamentari.
Il testo ha impegnato il governo a esercitare la delega per rendere applicabile le nuove norme sull'incandidabilità dei condannati in tempo utile per le prossime elezioni politiche del 2013.

Cicchitto avverte Severino: «Donna avvisata è mezzo salvata


Le incognite sul percorso del disegno di legge restano molte, soprattutto dopo l'avvertimento di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del partito di Silvio Berlusconi, che ha cercato di blindare l'emendamento Pini sulla responsabilità civile delle toghe e ha annunciato: «Al Senato faremo di tutto per cambiare il ddl che deve essere modificato».
Cicchitto si è poi rivolto così al Guardasigilli Severino: «Donna avvisata è mezzo salvata. Non porti emendamenti con la fiducia, sennò voteremo contro».
Nel suo intervento, il capogruppo del Pdl ha parlato anche di un dibattito che avrebbe dovuto essere più libero «senza che lei, ministro Severino, venisse in parlamento a metterci le manette impedendoci un confronto che un governo tecnico privo di una maggioranza avrebbe dovuto favorire».
FINI: «IL DDL NON SARÀ APPROVATO». Parole che hanno fatto infuriare il presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Spero di essere smentito, ma dopo l'intervento dell'onorevole Cicchitto temo che il ddl non sia approvato dal Senato prima della fine della legislatura», ha commentato.

Dopo le tre fiducie del 13 giugno, la polemica sull'incandidabilità dei condannati e il voto finale alla Camera,  ecco i temi centrali del disegno di legge di 20 articoli che ora deve passare all'esame del Senato.

AUTHORITY ANTI-CORRUZIONE. La Civit, cioè la Commissione per la trasparenza delle amministrazioni pubbliche, diventa l'Authority anti corruzione. Tra i compiti: individuare interventi di prevenzione e contrasto. Ha poteri ispettivi e sanzionatori.

TRASPARENZA ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA. Saranno pubblicate notizie su procedimenti amministrativi, costi di opere e servizi, monitoraggi su rispetto tempi. Ogni istituzione avrà indirizzo posta elettronica per comunicare con cittadini. Saranno pubblicati ruoli, incarichi e retribuzioni. Chi ha svolto ruoli dirigenziali nella Pa non potrà prima di tre anni svolgere analoghi ruoli con privati che lavorano con Pa.

DIPENDENTE CHE DENUNCIA ILLECITI. Sarà tutelato, ma se dirà il falso rischia di dover risarcire il danno e di incorrere nella sanzione disciplinare fino al licenziamento.

WHITE LIST. In ogni prefettura ci sarà l'elenco delle imprese 'virtuose', cioè non a rischio mafia. Ogni modifica dell'assetto societario sarà comunicata entro 30 giorni. Pena la cancellazione. Entro 60 giorni dall'entrata in vigore del ddl, il governo varerà un decreto sul certificato antimafia.

ARBITRATI. Per farli servirà autorizzazione ben motivata dell'amministrazione. E a rappresentarla sarà preferibilmente un dirigente Pa o uno dei soggetti chiamati come consulenti. I limiti varranno anche per le società a partecipazione pubblica o con capitale pubblico. Non vi prenderanno parte i magistrati.

NO APPALTI PER CONDANNATI. I condannati per reati gravi come corruzione e mafia non potranno più fare appalti con la Pubblica Amministrazione. Vi rientra anche la 'concussione per induzione' inserita in Aula con un emendamento del Partito democratico.

DANNO DI IMMAGINE. Si dovrà risarcire alla Pa il doppio della somma illecitamente percepita dal dipendente.

INCANDIDABILITÀ. È uno dei grandi nodi del ddl (l'art.10). Chi viene condannato con sentenza passata in giudicato a più di due anni per reati gravi come mafia o corruzione o per quelli per i quali è prevista una pena massima superiore ai tre anni non potrà più essere candidato in Parlamento (neanche in Ue) né avere incarichi di governo. Il problema è da quando scatteranno tali limiti. Trattandosi di legge delega, il governo avrà un anno di tempo massimo per legiferare ed è probabile che non ce la faccia per il 2013, cioè per l'inizio della nuova legislatura. Ma solo per il 2018. Un ordine del giorno Pd-Udc impegna l' esecutivo a disciplinare la materia in 4 mesi. Se c'è obbligo di dimora per un vertice di ente locale eletto, tipo sindaco, scatta la sospensione dell'incarico se è nella stessa sede in cui si esercita il mandato.

FUORI RUOLO DEI MAGISTRATI. Tetto di 10 anni complessivi (e non consecutivi) per assumere i doppi incarichi senza deroghe. Il magistrato dovrà mantenere la retribuzione dell'amministrazione di provenienza. Non passa l'eccezione chiesta dal Guardasigilli di escludere dal limite i fuori ruolo presso Camere, Quirinale, Corte costituzionale e Consiglio superiore della magistratura.

REATI CONTRO PA. La sanzione minima per il peculato passa da 3 a 4 anni. Resta il reato di concussione (art. 317), che diventa riferibile solo al pubblico ufficiale che costringe a dare o promettere. La pena sale da 4 a 6 anni. Scatta l' interdizione perpetua dai pubblici uffici. L'Induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater) riproduce la condotta della concussione per induzione. Pena meno grave dell'attuale concussione, (da 3 a 8 anni, anziché da 4 a 12 di oggi). Ma viene punito il privato che dà o promette denaro o altra utilità (sia pure con pena inferiore a quella del pubblico funzionario).

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