Giovedì, 21 Giugno 2012 - Si è preso del ladro-furbetto-lestofante, è stato
'scaricato' dal Senato che ha votato sì al suo arresto e ha dichiarato di
«vivere un incubo».
L'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, accusato di appropriazione indebita di oltre 25 milioni di euro dalle casse del partito, non deve aver trascorso una notte serena, la sua prima dietro le sbarre, quella tra il 20 e il 21 giugno.
Si trova in isolamento in una cella di Rebibbia.
Una grande preoccupazione anima i suoi pensieri: i quattro figli. Soprattutto la più piccola, una bambina. Ma, «riesce a controllare le sue emozioni», ha spiegato chi lo ha potuto incontrare dietro le sbarre.
Tra questi, Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio, con cui ha avuto un colloquio, e il cappellano del carcere, con cui ha avuto un confronto spirituale e al quale ha confidato di essere stato trattato bene in queste prime ore di detenzione.
CARTE ALLO STUDIO. L'intenzione è quella di passare questi giorni che lo separano dall'interrogatorio di garanzia, previsto per sabato 23 alle 14, a rileggere le carte del processo.
Lusi vuole sottoporsi all'interrogatorio, non fornire memoriali bensì dare «un'accurata e dettagliata, nonché definitiva, versione della vicenda finanziaria del partito dicendo tutto ciò che sa e suffragando i fatti che riferirà con prove e carte». «Dirò tutto e darò le prove», ha promesso.
Lasciando palazzo Madama, dopo il voto dell'Aula che ha dato il via libera all'arresto, l'ex tesoriere, del resto, aveva annunciato di avere «ancora una marea di cose da raccontare agli inquirenti». Una frase commentata anche da Beppe Grillo. In un post pubblicato nel suo blog, il comico genovese si è auspicato che Lusi parli con i pm e «lo faccia al più presto senza tralasciare alcun dettaglio». Poi, un'ironia amarissima: «Pisciotta e Sindona, e forse anche Don Verzé, insegnano che un caffé corretto in carcere non manca mai».
INTERROGATORIO A REBIBBIA. Intanto, l'appuntamento davanti ai giudici, inizialmente previsto al Regina Coeli, è stato programmato a Rebibbia per motivi organizzativi.
E prima dell'interrogatorio di garanzia, il senatore ripasserà in rassegna i vari provvedimenti che hanno scandito le fasi dell'indagine: dalle prime segnalazioni di flussi anomali sui conti della Margherita, fatte nel dicembre scorso dalla Banca d'Italia, alla richiesta di arresto arrivata il 3 maggio scorso con ordinanza del gip Simonetta D'Alessandro. Ed è proprio con lei che l'ex tesoriere si confronterà alla presenza dei suoi avvocati, Luca Petrucci e Renato Archidiacono, e del pm Stefano Pesci, titolare dell'inchiesta.
L'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, accusato di appropriazione indebita di oltre 25 milioni di euro dalle casse del partito, non deve aver trascorso una notte serena, la sua prima dietro le sbarre, quella tra il 20 e il 21 giugno.
Si trova in isolamento in una cella di Rebibbia.
Una grande preoccupazione anima i suoi pensieri: i quattro figli. Soprattutto la più piccola, una bambina. Ma, «riesce a controllare le sue emozioni», ha spiegato chi lo ha potuto incontrare dietro le sbarre.
Tra questi, Angiolo Marroni, garante dei detenuti del Lazio, con cui ha avuto un colloquio, e il cappellano del carcere, con cui ha avuto un confronto spirituale e al quale ha confidato di essere stato trattato bene in queste prime ore di detenzione.
CARTE ALLO STUDIO. L'intenzione è quella di passare questi giorni che lo separano dall'interrogatorio di garanzia, previsto per sabato 23 alle 14, a rileggere le carte del processo.
Lusi vuole sottoporsi all'interrogatorio, non fornire memoriali bensì dare «un'accurata e dettagliata, nonché definitiva, versione della vicenda finanziaria del partito dicendo tutto ciò che sa e suffragando i fatti che riferirà con prove e carte». «Dirò tutto e darò le prove», ha promesso.
Lasciando palazzo Madama, dopo il voto dell'Aula che ha dato il via libera all'arresto, l'ex tesoriere, del resto, aveva annunciato di avere «ancora una marea di cose da raccontare agli inquirenti». Una frase commentata anche da Beppe Grillo. In un post pubblicato nel suo blog, il comico genovese si è auspicato che Lusi parli con i pm e «lo faccia al più presto senza tralasciare alcun dettaglio». Poi, un'ironia amarissima: «Pisciotta e Sindona, e forse anche Don Verzé, insegnano che un caffé corretto in carcere non manca mai».
INTERROGATORIO A REBIBBIA. Intanto, l'appuntamento davanti ai giudici, inizialmente previsto al Regina Coeli, è stato programmato a Rebibbia per motivi organizzativi.
E prima dell'interrogatorio di garanzia, il senatore ripasserà in rassegna i vari provvedimenti che hanno scandito le fasi dell'indagine: dalle prime segnalazioni di flussi anomali sui conti della Margherita, fatte nel dicembre scorso dalla Banca d'Italia, alla richiesta di arresto arrivata il 3 maggio scorso con ordinanza del gip Simonetta D'Alessandro. Ed è proprio con lei che l'ex tesoriere si confronterà alla presenza dei suoi avvocati, Luca Petrucci e Renato Archidiacono, e del pm Stefano Pesci, titolare dell'inchiesta.
CONSIDERAZIONI. Nei primi anni 70, l'allora leader del
PSI pre-Craxi, Giacomo Mancini, difese e non scaricò l'amministratore, Augusto
Talamona, spiegando alle toghe che della linea politica, ma anche dei finanziamenti
al partito, il responsabile, davanti agli iscritti, agli elettori e anche alla
magistratura, era il segretario nazionale e non il cassiere. Ma era un'altra
epoca, con dirigenti con le schiene più dritte rispetto agli attuali, modesti,
protagonisti e comprimari dello spettacolo, tutt'altro che esaltante, del
teatrino politico
2O anni dopo (1992), dopo tante ore passate nell'anticamera del segretario
del PSI, in attesa di essere ricevuto,l'allora esponente radicale, Rutelli, con stile, augurò a un Bettino Craxi, declinante
e travolto dagli avvisi di garanzia mitragliati da Borrelli e da Tonino Di
Pietro, di finire in cella e di assaggiare il rancio delle patrie galere in
quanto lui, segretario, non poteva non sapere.
20 anni dopo ancora(2012), contrordine, compagni e amici :"Cicciobello" giura che un leader politico, nella fattispecie quello della defunta - ma ricchissima, persino post-mortem - Margherita, poteva benissimo non sapere cosa combinava, con i fondi del partito, il segretario amministrativo. Cioè, Luigi Lusi, definito adesso "grandissimo ladrone", ma da decenni uomo di fiducia di Rutelli e dal medesimo nominato senatore non un secolo fa, ma nel 2008.
Alla considerazione dei cittadini se l' esternazione rutelliana sia convincente oppure no. E tengano presente che l'attuale presidente del partitino API ha anche ammesso e pubblicamente denunciato che "tutti i bilanci dei partiti sono opachi".
20 anni dopo ancora(2012), contrordine, compagni e amici :"Cicciobello" giura che un leader politico, nella fattispecie quello della defunta - ma ricchissima, persino post-mortem - Margherita, poteva benissimo non sapere cosa combinava, con i fondi del partito, il segretario amministrativo. Cioè, Luigi Lusi, definito adesso "grandissimo ladrone", ma da decenni uomo di fiducia di Rutelli e dal medesimo nominato senatore non un secolo fa, ma nel 2008.
Alla considerazione dei cittadini se l' esternazione rutelliana sia convincente oppure no. E tengano presente che l'attuale presidente del partitino API ha anche ammesso e pubblicamente denunciato che "tutti i bilanci dei partiti sono opachi".
Intanto, Ugo Sposetti,storico cassiere prima del PCI e poi dei DS-
sconvolto, come tanti elettori e militanti "de sinistra", dalle
notizie sulla bufera giudiziaria, che sta investendo, da Milano a Bari, i
dirigenti del centro-sinistra- ha urlato :"Mascalzoni ! Sui milioni
spariti, i capi parlino e dicano tutta la verità ! Altrimenti, sarà la nostra
rovina politica".
Se i media non fossero influenzati anche loro da sollecitazioni varie, la
rovina politica di tutta una serie di pseudo soggetti politici sarebbe già un
fatto, in realtà tutto viene sottaciuto e sempre di più è valido il pensiero
per cui : “ Nel tempo dell'inganno
universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” e la verità è che una mazzetta tira
l'altra.
Guardando
in casa nostra alla faccia della superiorità morale, quelli del Partito
democratico alle inchieste ci stanno facendo l'abitudine. Dal 2009, quando Panorama
pubblicò un elenco di qualche decina di indagati del PD, ad oggi sono ormai quasi 400 gli indagati all'interno
del partito: uno degli ultimi casi arriva da Pomezia, dove un consigliere
comunale, Renzo Antonini, è stato beccato con la busta in mano. In cambio
avrebbe favorito l'assegnazione di appalti. Una (vecchia?) abitudine che
accanto alle ombre sulle tangenti rosse a Sesto (caso Penati) e quelle
dell'Enac (caso Pronzato), le molestie sessuali (il vicepresidente del
consiglio della Regione Umbria, Goracci) dipingono un quadro a tinte
foschissime.
I soldi rubati dai tesorieri (l'ex della
Margherita Lusi, poi passato al Pd): la punta di un iceberg.
Tutto
ciò parlando solo del cosiddetto centro-sinistra, casa nostra, se poi andassimo a toccare il centro destra è opportuno
stendere un velo “peloso” altrimenti dovremmo girare la schiena al nostro governo e
cominciare drammaticamente a pensare
veramente ai forconi.
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