Pensare Globale e Agire Locale

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lunedì 18 giugno 2012

ITALIA - Pd, lo zampino di Walter. Il tatticismo scambiato per politica.

Veltroni regista occulta del partito.

di Paola Alagia

Da quando Walter Veltroni annunciò di volersene andare in Africa, ne sono successe di cose dentro il Partito democratico. Non è da escludere che nei mesi in cui spopolava la foto di Vasto, l’ex sindaco di Roma abbia addirittura accarezzato di nuovo l’idea di mollare tutto. Un discorso che, naturalmente oggi, soprattutto dopo l’ultima direzione a largo del Nazareno, ha accantonato completamente, vista la vocazione maggioritaria tornata in auge tra i democratici.
VELTRONI TORNA PROTAGONISTA. Veltroni, insomma, che sembrava ormai defilato nel Pd, confinato all’interno di Modem, è di nuovo protagonista della scena politica.
In effetti, il richiamo al Lingotto l’8 giugno da parte del segretario Pier Luigi Bersani è un segnale che può essere letto in questa chiave. Ma ancora di più lo è l’orientamento ad accantonare le spinte neolaburiste più schiacciate sul fronte Fiom e Cgil nel partito, che è in fondo un po’ un ritorno alla linea veltroniana.
RITROVATA LA PACE CON BERSANI. Che dire dell’ultima trovata del Pd per uscire dall’impasse delle nomine Rai? Ancora una volta si intravede lo zampino di Veltroni. Rimane da comprendere cosa ci sia sotto questa repentina svolta democrat, ma soprattutto dietro la ritrovata pace tra Bersani e Veltroni.
Che l’ex primo cittadino della Capitale abbia deciso di spendersi per appoggiare il segretario nella corsa alle primarie in cambio di un posto al sole, dopo un’eventuale vittoria del Pd alle politiche, «è una volgarità», dice a Lettera43.it un esponente piddino molto vicino a Veltroni. «Non corrisponde affatto allo stile di Walter barattare il suo appoggio magari con lo scranno di Montecitorio».
STOP DOPO TRE CANDIDATURE. A non scartare del tutto tale ipotesi, invece, è un altro democratico tra le fila dei giovani: «Non escludo che Veltroni lavori per questo», afferma, «ma considero poco credibile che Bersani possa assecondarlo. Per una semplice ragione: tale mossa non converrebbe al segretario che dovrebbe puntare tutto sulla discontinuità». Senza contare, infine, «che esiste un fronte molto ampio nel partito che preme per lo stop alle ricandidature dopo i tre mandati».

L'ex segretario del Pd voleva puntare sui volti nuovi


Se l’ipotesi della lista civica, immaginata a guida Roberto Saviano, è tramontata dopo il rifiuto esplicito del giornalista campano, quella con il volto di Concita De Gregorio, però, è tornata a circolare con forza negli ultimi tempi (con l’ambizione, addirittura, di trasformarla in futuro da movimento in vero e proprio partito).
D’altronde da primo segretario del Pd Veltroni si è cimentato, riuscendoci, nella ricerca di volti nuovi da portare in politica, da Antonio Boccuzzi a Massimo Calearo.
IDEA PER IL CAMPIDOGLIO. Tra le voci che si rincorrono c’è inoltre quella che vedrebbe l’ex direttore de L’Unità in corsa per il Campidoglio.
Scenari bollati come «vere e proprie bufale» dal democrat di area Modem: «Non ha alcuna attendibilità per due ordini di motivi. Non ha senso pensare che un fondatore del partito possa solo immaginare una struttura collaterale al Pd». «Non solo», prosegue, «ma Walter non farebbe mai una cosa del genere a Nicola Zingaretti (candidato in pectore per la poltrona di sindaco di Roma, ndr)».
IL SOSTEGNO A ZINGARETTI. Al di là di questo, infine, ci sarebbe un’altra ragione che attiene ai rapporti non più strettissimi tra Veltroni e De Greorio: «Non sono più idilliaci come una volta», confessa il veltroniano, «e questo rende ancora di più tale ipotesi mera fantapolitica».
Che il primo segretario del Pd sia dietro a una delle liste di cui si vocifera non convince neppure il giovane esponente della segreteria di Largo del Nazareno: «Veltroni ha da sempre una passione per Zingaretti e poi De Gregorio sarebbe una figura fragile per immaginarla a guida di un movimento di popolo». «Casomai», dice con un pizzico di ironia, «di qualche salotto».
Per la nuova leva democratica, tuttavia, più di tutto vale una considerazione logica: «Ma le liste civiche non sono fuori da quella vocazione maggioritaria tanto cara a Veltroni?».
DIALOGO PER L'UNITÀ. Una cosa è certa, però, e lo conferma il parlamentare vicino all’ex sindaco di Roma: «Il primo e l’attuale segretario del Pd hanno ricominciato a parlarsi. Quel famoso pranzo, prima della Direzione, c’è stato». «L'unica finalità del ritrovato dialogo», evidenzia, «è il bene di un Pd unito».
Secondo il veltroniano di ferro, insomma, è in questo quadro che bisogna leggere «sia l’appello lanciato da Walter l’8 giugno a mettere fine a tutte le correnti, sia la decisione di devolvere le risorse residue di Modem ai terremotati dell’Emilia. Altro segno che quest’area non esiste più».
I toni concilianti in direzione e il richiamo al Lingotto sarebbero solo i segnali più tangibili di un partito che marcia compatto? Anche a sentire il giovane parlamentare piddino, sarebbe così: «In questo momento il tentativo di Bersani è quello di mantenere un quadro unitario nel partito», conclude.
Non importa dunque se il prezzo sarà un nuovo protagonismo veltroniano

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