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lunedì 25 giugno 2012

RUSSIA - Mosca teme ritorno crisi, mentre vede crollare barile

La difficoltà: convincere gli investitori per diversificare

Mosca, 25 giu. - Si prospettano momenti difficili per l'economia della Russia, parallelamente ai movimenti interni di protesta che sinora hanno cambiato poco o nulla, ma che per alcuni potrebbero mutare le sorti politiche del Paese nel prossimo futuro. La scorsa settimana il presidente Vladimir Putin al Forum di San Pietroburgo non ha nascosto l'ansia, enumerando le misure di risposta alla crisi: prestiti subordinati, garanzie statali, programmi per stimolare la domanda e sostegno all'occupazione. Ma come ha fatto notare Andrei Belousov, neoministro dello Sviluppo Economico, il petrolio non è più una fonte di crescita: la produzione si stabilizzerà a 510 milioni di tonnellate all'anno, il consumo interno crescerà, il che significa che le esportazioni diminuiranno. Bisogna invece puntare sugli investimenti, ha detto il ministro. Ma se nessuno crede nella diversificazione dell'economia russa, come fare? Il creatore del termine BRIC, nonchè presidente di Goldman Sachs Asset Management, Jim O'Neill, ha riconosciuto - all'indomani del discorso di Putin - che gli investitori non nutrono fiducia nei piani di sviluppo del Cremlino. Ed è lui il primo a invitare i russi a vivere con il pensiero che i prezzi del petrolio cadranno. "E' l'unico modo per costringerli a diversificare l'economia", ha spiegato. Mentre l'ex ministro delle Finanze Aleksey Kudrin ritiene che Mosca non sia pronta a una nuova ondata di crisi - diversa e più protratta nel tempo rispetto alla precedente - e descrive come quasi inevitabile l'uscita della Grecia dall'euro, con conseguenze disastrose anche per Mosca. Kudrin in questi mesi ha mantenuto una posizione politica ambigua, vicina all'opposizione, pur restando uomo di Putin. Molti lo definiscono una Cassandra.

Da esperto "non dà per certo l'arrivo della crisi, dice solo che può succedere" afferma Andrei Lusnikov, analista di Finmarket e opinionista di Radio Eco di Mosca in un colloquio con TMNews. Aggiungendo che in effetti, come dice l'ex capo del Tesoro russo, l'attuale governo si è preso degli impegni dai costi molto alti, mentre il fondo di riserva è "lievemente inferiore" al 2008, quando arrivò la prima ondata di crisi. "Inoltre nel 2008 tutto è successo velocemente: alla fine dell'anno era arrivata la crisi, nel 2009 già si ricominciava a respirare", chiosa Lusnikov. "Kudrin dice semplicemente che la crisi sarebbe più lunga questa volta e che già la recessione della zona euro porterebbe a una caduta della domanda della produzione della Federazione russa: petrolio, metalli. Con un conseguente crollo del Pil". Secondo Kudrin del 3-4% nel 2013.

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