Lola Galan 21 giugno 2012 EL PAIS Madrid
Le case plurifamiliari – alcune di
colore beige chiaro, altre in mattoni rossi – circondano il profilo pressoché
intatto del castello risalente al XV secolo. Tutti gli incroci delle strade che
conducono a Pioz, nella provincia di Guadalajara, una cinquantina di chilometri
a nordovest di Madrid, sono contrassegnati da enormi cartelli stradali:
incrocio pericoloso, ingresso di mezzi pesanti in terreni lottizzati. Ovunque
si vedono complessi di piccole case nuove, edificati quando il settore del
mattone era in piena espansione.
Alcune di queste lottizzazioni sono
mezze vuote. La situazione non è molto diversa da quella che si constata nel
resto della Spagna. Se Pioz ha motivo per distinguersi è perché potrebbe essere
la città più indebitata di tutta la Spagna. Secondo Amelia Rodríguez (sindaco
di Pioz, esponente del Partito popolare, di destra) l’indebitamento del comune
è di almeno 16 milioni di euro, mentre il suo budget arriva a due.
Travolta dal vortice quotidiano
della crisi, Pioz è un esempio su piccola scala del fallimento del più
importante modello di sviluppo applicato in Spagna nel corso degli ultimi
decenni. A metà degli anni novanta, Pioz contava appena mille abitanti e il
comune ha investito milioni per trasformarsi in una città-dormitorio di 25mila
anime. Le speranze sono state deluse e oggi la città conta appena tremila
abitanti e ha un deficit finanziario colossale.
Nondimeno, la maggior parte dei
residenti locali non ha apprezzato che il sindaco li etichettasse come i più
indebitati. Sono numerosi oggi i cittadini che si chiedono per quale motivo
Amelia Rodríguez si sia presa la briga di rivelare che Pioz avrà bisogno di
almeno 7058 anni per liberarsi dal suo debito (dopo aver accettato gli accordi
sul bailout).
“Non ho mai parlato espressamente di
questo comune. Ho detto soltanto che potrebbe essere il più indebitato” ha
dichiarato Amelia Rodríguez, estremamente seria per tutta la durata del nostro
incontro, perché stressata e “stanca delle interviste”. È una donna di 45 anni
dai capelli corti castani. Indossa pantaloni scuri e una camicetta rosa. Pare
perfettamente consapevole del caos che ha provocato con la sua dichiarazione.
“Sono d’accordo: non è un bene per la nostra città, ma che cosa avrei dovuto
fare? Tacere?”. No, non pare nel suo stile. Dopo oltre venti anni dedicati alla
politica locale, ha assunto la carica di primo cittadino di Pioz nel luglio
2011 e poco dopo ha inviato alcune circolari a tutte le amministrazioni per
esporre la situazione disperata delle finanze del comune.
“Ecco qui le fatture”, ha spiegato
mostrando una montagna di incartamenti bianchi impilati su uno scaffale del suo
studio: si tratta di debiti del valore di centinaia di migliaia di euro, per le
forniture e la manutenzione, l’illuminazione pubblica, i consulenti per
l’urbanistica, la pulizia delle scuole o i conti in sospeso della piscina
municipale.
È in questo contesto che “quest’anno
abbiamo dovuto cancellare le corride, perché dovevamo scegliere tra il
divertimento e il riscaldamento delle aule scolastiche in inverno”, afferma il
sindaco, che sostiene che la sua denuncia non ha nulla di politico. “La
questione non è sapere se al governo c’è il Psoe o il Pp, ma dar prova di un
po’ di buonsenso” aggiunge poi, facendo riferimento al suo predecessore Emilio
Rincón.
Cambia il
vento
Emilio Rincón è stato sindaco della
cittadina fino al 2011, prima nella compagine di un gruppo indipendente, poi
con il partito socialista (Psoe). Difende con veemenza la sua amministrazione
dalle “menzogne” di Amelia Rodríguez e tanto per cominciare dimezza l’entità
dell’indebitamento: “Nel piano di adeguamento adottato in sessione plenaria, si
è parlato di 5,4 milioni di euro, pari all’80 per cento del debito cittadino,
ovvero otto milioni di euro in tutto. Si è ben lontani dai sedici milioni!”.
Buona parte dei debiti di Pioz è
dovuto all’impianto di depurazione, realizzato in seguito all’adozione di un
progetto urbanistico nel 2003. Costato circa 5,5 milioni di euro, per poco non
ha fatto cadere il governo regionale. Perché non è stato eseguito in più tappe?
Perché per il settore immobiliare quelli erano anni d’oro. A partire dalla fine
degli anni novanta, le società immobiliari si sono fregate le mani. “Abbiamo
pensato di costruire circa settemila abitazioni, con l’obiettivo di attirare
25mila abitanti” spiega Emilio Rincón.
Ma nell’estate del 2007, il vento ha
cambiato direzione bruscamente. “I promotori immobiliari hanno interrotto i
lavori non appena si sono resi conto di non riuscire a vendere i primi lotti”
ricorda l’ex sindaco. E in seguito tutti i progetti sono stati sospesi.
“É vero, ma la nostra città oggi
trae beneficio da tutte le infrastrutture nuove, come la piscina, un centro
medico che prima era vergognoso, un centro culturale comprensivo di una
biblioteca e di un magnifico salone per le feste”: questa è l’opinione di
Emilio Varela, proprietario di una panetteria in centro e residente in uno dei
complessi mezzi vuoti di Pioz. Varela appare costernato dalla polemica sulla
sua città, anche se poi la biblioteca è chiusa da mesi perché la bibliotecaria
è in malattia e il centro medico nuovo fiammante è aperto soltanto al mattino.
E in casi di emergenza, ci si deve spingere fino alla città più vicina.
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