QUEL
TENTATIVO MALDESTRO DELL’UE – L’Unione
Europea e l’euro sono un tentativo, maldestro, di elevare la politica da una
dimensione nazionale ad una dimensione sovranazionale. Ma la UE è lungi dall’essere
uno Stato federale. In uno stato federale il governo centrale sposta risorse
dalle aree forti con eccesso di risorse a quelle deboli con carenza di risorse,
senza scandali. Paul Krugman sull’Internation Herald Tribune di martedi 19
giugno cita gli Stati Uniti e gli esempi del “salvataggio” del Texas negli anni
’80, della Florida oggi devastate da crisi economiche indotte da errori
“statali” e sostenute e salvate con denaro “federale”, cioè con le tasse dei
cittadini di tutti gli stati federati statunitensi. Cosi funzionano gli stati
unitari che hanno una moneta unica: moneta unica implica necessariamente
solidarietà. La UE ha una moneta unica ma non è uno stato federale. Ogni
politico pensa ai propri cittadini che lo votano.
TUTTA
LA VERITA’ SULLA GERMANIA – Da Sun
Tsu a Marx a Von Clausewitz abbiamo imparato che bisogna partire dai rapporti
di forza per capire la realtà. Dalla storia abbiamo continua evidenza che in
politica estera non esistono stati buoni e stati cattivi, sia le dittature che
le democrazie perseguono i propri interessi con ogni mezzo e menano duro sino a
scegliere la guerra se necessario. La Germania che oggi impartisce lezioni di
virtù non ha esitato a violare i parametri di Maastrich (in compagnia della
Francia) quando ne ha avuto bisogno. E in politica estera non ci sono
differenze tra destra e sinistra, l’interesse del Paese è unico: la Spd ha
approvato la ratifica immediata del fiscal compact (una assurdità) ed è
contraria agli eurobond.
I
fantomatici “mercati” non sono “cattivi”, si tratta di operatori che hanno il
mandato di far salire piuttosto che far scendere i danari loro affidati e per
farlo devono muoversi rapidamente, molto rapidamente: se individuano delle
crepe in un edificio finanziario, si buttano a vendere per allargare le crepe
prima che ci pensino altri a guadagnarci. La UE non è una democrazia compiuta
(“una testa un voto”) e quindi gli Stati europei confliggono tra loro, pur su
una trama giuridica più stretta di quella di Paesi che non fanno parte della
UE. Ogni nazione sovrana persegue i propri interessi e si impone in base ai
rapporti di forza. La attuale situazione europea vede il predominio degli
interessi tedeschi su quelli degli altri Paesi. Le elezioni greche si sono
svolte nel silenzio delle autorità europee (Commissione, Parlamento, BCE) e
sotto il ricatto della parole rivolte direttamente agli elettori greci dalla
Cancelliera tedesca e dal Presidente della Bundesbank. La sinistra europea non
ha fiatato, perchè non esiste.
SE IL
RIGORE NON FUNZIONA – La ricetta del rigore
: la Grecia ma anche Irlanda, Portogallo e Spagna vedono peggiorare la propria
situazione di giorno in giorno. Un Paese ripiana il proprio debito solo se il
suo PIL aumenta, dopoguerra docet. La Germania rammenti il piano Marshall e la cancellazione
dei debiti di guerra (cui aderì allora anche la Grecia). Ma cambiare strada è
tabù, anche quando la strada si rivela fallimentare e controproducente. Syriza
ha ragione non è contro l’Europa, al contrario. Come Papandreu aveva ragione
quando propose di sottoporre a referendum le decisioni del governo che allora
presiedeva ed è stato costretto dalla Germania a fare marcia indietro.
COME
FINIRA’? – Come andrà a finire? Il problema è
politico e solo sul piano della politica alta si può risolvere. Ma mentre i
tempi della politica sono lunghi perchè basati sul compromesso in una partita a
scacchi tra le nazioni, i tempi dei mercati sono immediati. Mentre i politici
negoziano e rinviano, i mercati allargano progressivamente le crepe della
struttura finanziaria imperfetta dell’euro e tanto più tardi si interviene
tanto più costa l’intervento. Se la BCE avesse potuto da subito comperare in
quantità illimitata a qualunque prezzo i titoli di stato di tutti i paesi
dell’area euro, nessun avrebbe venduto il debito sovrano della Grecia e degli
altri PIIGS ed il contribuente europeo non avrebbe speso un euro per difendere
i PIIGS. Questo i cittadini tedeschi ed europei tutti dovrebbero metterlo nel
conto della propria equazione economico-politica. Poi ci sono i tempi della
rivolta sociale contro il predominio della economia e l’impoverimento: per ora
la rivolta irrazionale si manifesta nel voto ai nazisti di Alba d’Oro, ma se le
condizioni sociali diventano insostenibii e la speranza si esaurisce non c’è
limite al peggio.
A maggio
2010 quando esplose il problema della Grecia poi “brillantemente risolto” dai
geniacci europei, il Rettore della Bocconi Tabellini scrisse un articolo
profetico su Il Sole 24 Ore in cui dimostrava chiaramente come con i tassi di
interesse al 7% ed un PIL fermo un paese sia destinato a cadere nel circolo
vizioso della caduta del PIL ed incremento del debito. Ebbene oggi il
rendimento del titolo di stato decennale in Grecia è al 25,5%, quello del
Portogallo al 9,98%, quello della Spagna attorno al 7% e quello dell’Italia
poco sotto al 6%, ed il PIL di tutti questi paesi è in contrazione.
Mario
Zanco
MINI RIFLESSIONE
Il problema è proprio la crisi della
democrazia di fronte a poteri irresponsabili. La legittimità delle istituzioni
è la base della democrazia. I cosiddetti mercati governano il mondo e,
tuttavia, essi rappresentano un potere irresponsabile, nel senso che non deve
rendere conto a nessuno. Siamo, al contrario, arrivati al punto che sono
proprio gli stati sovrani, retti da poteri responsabili perché democraticamente
eletti, a dover rendere conto ai mercati. E’ paradossale. E’ la negazione della
democrazia e, in ultima analisi, della libertà e della dignità stessa di ognuno
di noi. L’economia è una cosa, importantissima, la politica un’altra. Il
problema della riduzione del debito pubblico di paesi come il nostro è,
chiaramente, fondamentale e limita la capacità di manovra di qualsiasi governo,
ma non può non essere affrontato parallelamente a quello della perdita di peso
che la politica, e con essa la democrazia, si è trovata a subire nei confronti
del potere economico. Probabilmente, questa corsa continua a cui partecipa
attivamente la totalità dei media, e che è volta forsennatamente alla
delegittimazione della politica non fa altro, in fondo, che celare i veri mali
del momento che viviamo. Certo, da molto, troppo tempo e soprattutto nel nostro
paese, la politica non brilla per sobrietà, moralità e, cosa peggiore, per
efficienza. Tuttavia, pensare che si possano risolvere le cose facendo a meno
della politica è un errore che non ci possiamo permettere. Il governo Monti,
sia pure con tanti sforzi che pure gli vanno riconosciuti, è proprio la
dimostrazione che la “tecnica” non può sostituirsi alla politica: la tecnica è
uno strumento, non può diventare fonte di decisione
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