Massoneria. Un termine che evoca, in chi lo pronuncia, una molteplicità di
sensazioni, tutte però accomunate da un unico ed onnipresente denominatore: il
mistero, proprio perché si parla di un’ordine esoterico, ovverosia legato ad
una modalità di rapportarsi con la realtà, legato all’idea di una conoscenza
nascosta rivelata per simboli e per ciò stesso, comprensibile solamente a pochi
eletti. Massoneria non costituisce solamente “un” ordine esoterico tra i tanti
bensì, a detta di taluni, “l’ordine” esoterico par excellence, rappresentando
“de facto” l’ultima parvenza ufficiale, in un’Occidente fondamentalmente
scettico ed agnostico, di un sapere misterico tale da poter vantare una
plurisecolare presenza sullo scenario occidentale. Massoneria evoca complotti,
uomini incappucciati, servizi deviati e chissà quali altre oscure trame, ma
anche interi pezzi di storia patria che videro le organizzazioni massoniche
fornire un rilevante apporto ideologico, culturale ed alfine operativo alla
realizzazione del disegno dell’Unità d’Italia. Massoneria è tutto questo, ma
anche di più. Massoneria ci riporta ad una modalità d’agire antica quanto
l’uomo stesso, ovverosia quella di legarsi in società segrete che prendevano le
proprie mosse dall’esigenza di rapportarsi ad un totem protettore, ad un
animale sacro che spesso richiamava alla mente degli adepti l’uccisione di un
padre primordiale, al cui posto quest’ultimo veniva eretto, a monito e simbolo
dei limiti all’azione degli appartenenti al clan comunitario. Freud a parte, la
società segreta rappresenta l’esaltazione dell’idea di un’azione sottoposta a
particolari vincoli ed obblighi, nel nome di un particolare status o
appartenenza, generalmente inseriti in un più ampio contesto comunitario. Ci
vengono alla mente le società segrete di adolescenti rinvenibili nei contesti
tribali di mezzo mondo quale, per esempio, quella degli “uomini-coccodrillo”
della Nuova Guinea, o di altre consimili nel continente africano, tutte
caratterizzate dai cosiddetti “riti di passaggio” da un’età ad un’altra e di
cui fanno parte anche le donne nel passaggio dalla pubertà all’età adulta.
Queste società non svolgono solamente un’azione di definizione ed esaltazione
di particolari ruoli comunitari legati al singolo momento della vita
dell’individuo, bensì divengono un vero e proprio contenitore di conoscenze
segrete destinate ai più virtuosi della comunità, inizialmente anziani e
guerrieri, ma in seguito (e qui risiede il punto di discrimine) anche ad altri
individui in grado di mostrare la propria “valentia”, nel settore di competenza
all’interno di una comunità. Iniziamo allora a vedere come, per esempio tra gli
indiani Hopi del Messico o tra le popolazioni della Sierra Leone e della Costa
d’Avorio esista il Poro, una vera e propria società segreta, i cui membri
occupano le più importanti cariche all’interno delle comunità di riferimento.
Le origini
Volgendo il nostro sguardo all’Europa, i primi gruppi esoterici di cui si
abbia ufficiale conoscenza, sono quelli riferiti al contesto della civiltà
classica, con particolare riferimento ai praticanti dei cosiddetti “misteri di
Eleusi”, (che traevano origine dalla complicata vicenda del rapimento di
Kore-Persefone, figlia di Demetra, dea delle messi, da parte di Ade-Plutone) ai
seguaci dell’Orfismo ( ovvero di tutta quella serie di conoscenze che traevano
spunto dalla vicenda mitologica di Orfeo) ed a quelli del filosofo greco
Pitagora, le cui idee di matematica e di musica sacre, rimandavano ad un ordine
occulto della realtà, di cui solo pochi eletti avrebbero potuto intendere il
senso compiuto. Questi ultimi due gruppi, in particolare, presentano le
caratteristiche di un primo compiuto corpus dottrinale teologico, inserito
all’interno della cornice di società a carattere iniziatico, tanto da far
sobbalzare dall’indignazione due grandi della filosofia di quel tempo, quali
Parmenide ed Eraclito che, in quel primevo tentativo di dare un ordine logico
allo sterminato corpus mitologico ellenico, avevano ravvisato un qualche tentativo
di privazione della libertà del pensiero. Sia come sia, anche all’interno della
quanto mai algida e razionale società greca, le correnti di pensiero esoterico
continuarono a farsi silenziosamente strada. I semi gettati dal pitagorismo, al
pari delle suggestioni platoniche che invitavano l’uomo a rivolgere le proprie
attenzioni alla iperurania dimensione del mondo delle idee (da “idein/vedere”),
avrebbero dato i loro frutti con la vicenda dell’Ellenismo, ovvero quando, in
seguito alle conquiste di Alessandro Magno, la cultura greca verrà a stretto
contatto con i principali filoni religiosi del Vicino Oriente. La sintesi della
cultura ellenica con le culture egizia, anatolica, fenicia, iranica, giudaica,
darà luogo ad altrettante svariate misteriosofie, rispondendo in questo alle
necessità di salvezza individuale ed al turbamento che la fine della polis
greca e l’insediamento dell’impersonale stato universale ellenistico avevano
ingenerato nelle coscienze dei cittadini della sterminata ecumene ellenistica.
Il fenomeno del sincretismo ellenistico non può però essere completamente
compreso se non se ne comprende la matrice culturale neoplatonica e gnostica
alla base delle quali sta la tendenza del pensiero platonico ad assumere via
via una valenza sempre più radicalmente dualista ed emanazionista. Il mondo
materiale è separato ed al contempo legato all’Uno di matrice spirituale,
attraverso una serie di emanazioni che ne rappresentano degli stadi intermedi,
nella veste di vere e proprie degradazioni, sino alla dimensione della materia.
Mentre però il neoplatonismo tramite Plotino, Ammonio Sacca, Porfirio,
Giamblico ed altri, manterrà una visione sostanzialmente olistica, cioè
unitaria dell’intera realtà, considerando la stessa materia nella propria
negatività, quale prodotto del principio di complementarietà che anima l’intero
neoplatonismo per cui Uno e molteplice, materia e spirito, pur nella loro
radicale differenza sono accomunati ad una visione organica d’insieme, ad un
logos che ne anima e ne giustifica l’esistenza. Con la Gnosi, invece, materia e
spirito sono qui intese quali inconciliabili dimensioni, tra cui non vi può
essere alcun punto in comune. L’impatto della Gnosi si ripercuoterà sul mondo
tardo antico, sino all’Evo Medio, accompagnato dalla versione iranica di
quest’ultima, il Manicheismo, che rappresenterà una forma ancor più estrema di
dualismo. E sarà il dualismo il grande protagonista delle dottrine eretiche che
renderanno insonni le notti della Chiesa romana. Pauliciani, Bogomili ed infine
Catari saranno i tragici ed involontari protagonisti di un’epopea che si
concluderà con la cosiddetta “crociata degli Albigesi”, ovvero una delle più
spaventose operazioni di pulizia etnica e di persecuzione ideologica, condotta
in Linguadoca da una Chiesa cattolica decisa a farla finita con chiunque
deviasse dalla propria versione della dottrina di Cristo. Di poco posteriore a
quella dei Catari, vi è un’altra persecuzione che rappresenterà uno dei
fondamentali pilastri ideologici della nascita della futura massoneria: la
soppressione dell’ordine misterico-cavalleresco dei Templari decisa nel 1312
per mano di Filippo il Bello sotto l’immancabile spinta della Chiesa romana,
ambedue interessati all’immenso patrimonio detenuto da quest’ultimo. Il
Rinascimento assisterà ad un vero e proprio risveglio delle scienze umane e
della filosofia neoplatonica, nella sua versione più misteriosofica ed aperta
alle suggestioni offerte dalla riscoperta di tutti quei testi fondamentali
dell’ermetismo e dell’alchimia che, in auge durante l’Ellenismo, con la fine
del mondo antico erano invece caduti in una sorta di vero e proprio
dimenticatoio. Il cardinal Bessarione, Pomponio Leto, Marsilio Ficino, Pico
della Mirandola e tanti altri saranno i protagonisti della speranza nella rinascita
di una cultura “altra”, in grado di collocarsi cioè, oltre le pastoie
dell’arido aristotelismo di S. Tommaso e della Scolastica. Quel grande afflato
di entusiasmo misterico che attraverserà l’intera Rinascenza troverà
simbolicamente la propria tragica conclusione nel 1600 con il rogo del filosofo
ermetico Giordano Bruno a Campo dè Fiori, in un’Europa attraversata da conati
di oscurantismo e dai sussulti di un guerra civile interreligiosa che vedeva
orami contrapporsi “ urbi et orbi” i fautori della Riforma Protestante e del
suo nazionalismo mercantilistico ed i sostenitori del vecchio ordinamento
cattolico a carattere universalistico, che nella Controriforma avevano trovato
una risposta all’iniziale espansionismo luterano. Ma non sarà solo in Italia che
le varie misteriosofie troveranno terreno fertile. Quando nel 1583 Rodolfo II,
imperatore del Sacro Romano Impero, deciderà di trasferire la capitale
dell’Impero da Vienna a Praga, la splendida città boema diverrà un vero e
proprio salotto per esoteristi, scienziati e filosofi di mezzo mondo, questo
grazie agli interessi culturali ed al mecenatismo di questa controversa figura
di imperatore. Suoi illustri ospiti saranno scienziati del calibro di Tycho
Brae e di Keplero, o esoteristi come il mago inglese John Dee, il medium Edward
Kelly e l’alchimista Michael Sendivogius, senza contare la presenza di pittori
del calibro di un Arcimboldo, di un Giambologna o di un Albrecht Durer. Resta
preminente però, il fatto che la Praga in quegli anni balzerà agli onori della
cronaca in quanto capitale europea del pensiero magico, ruolo questo perduto
dal Bel Paese che,all’indomani del Concilio di Trento era oramai tornato sotto
l’asfissiante tutela ecclesiastica. La speranza di fare di Praga la capitale di
un pensiero “altro” andrà però infrangendosi su una serie di delusioni,
rappresentate inizialmente dalla ingloriosa fine del regno di Rodolfo II e
successivamente dalla disastrosa battaglia della Montagna Bianca che vedrà
nella sconfitta della lega protestante guidata da Federico V, margravio del
Palatinato, la fine di una speranza. Costui aveva difatti, con un gesto
simbolico, reinsediato la propria corte a Praga, attirando presso di sé le
speranze dei vari cenacoli esoterici europei, che in lui avevano visto un
redivivo Rodolfo II. Ben presto sarà l’Inghilterra a dare ospitalità ai vari
gruppi in fuga da quel continente europeo, afflitto da un pesante clima di
intolleranza e che, contrariamente a quanto si può credere, favorirà il sorgere
di gruppi e consorterie esoteriche in grado di fungere da porto franco e punto
d’incontro tra persone di differenti estrazioni politiche e religiose. Delle
vere e proprie zone grigie ove poter dialogare, confrontarsi e ricercare
obiettivi comuni, senza incorrere nei rigori delle censure delle confessioni
religiose d’appartenenza, cattoliche o protestanti che fossero. A tal proposito
va menzionato un episodio significativo: l’apparizione nel 1614 a Kassel di
“Fama Fraternitatis Rosae Crucis”, un anonimo opuscolo avente per oggetto le
peregrinazioni esoteriche di Christian Rosencreuz, a cui l’anno seguente
seguirà un altrettanto anonimo “Fama Fraternitatis”, sino alla pubblicazione
nel 1616 di “Le nozze chimiche di Christian Rosencreuz”, da parte del teologo
Johannes Valentino Andreae. Tutti e tre gli opuscoli sono intrisi di cultura
ermetica ed alchemica e, anche se i primi due sono anonimi, qualcuno ha
supposto che fossero frutto della mano stessa di Andreae. Sia come sia, la loro
apparizione generò un grande scalpore nell’intera Europa; qualcuno, tra cui lo
stesso Andreae, parlò di uno scherzo tirato ad arte; fatto sta che gli autori,
o l’autore, dei pamphlet non fu mai scoperto, creando in tal modo la leggenda
di un misterioso cenacolo formato dalle menti più illuminate dell’epoca, portatore
di una misteriosa conoscenza ermetica e che, tra i propri sodali avrebbe
addirittura annoverato personaggi come Leonardo da Vinci e Giordano Bruno. E
qui arriviamo alla nascita della vera e propria massoneria.
La nascita
In seguito ai prodromi della guerra dei Trenta Anni, molti esponenti di
spicco dei vari cenacoli esoterici, migrarono in Inghilterra e Scozia, dove
trovarono un clima più favorevole allo studio dell’astrologia e dell’esoterismo
in generale. Alcuni tra questi gruppi, per darsi più lustro, cominciarono a
voler far affondare le proprie origini nelle antiche corporazione dei
costruttori di piramidi egizi, tra i “colegia fabrorum” romani o tra i mastri
costruttori di cattedrali dell’Evo Medio. Per questo motivo, legato più che
altro ad una moda culturale, personaggi di elevato lignaggio iniziarono a
frequentare le varie corporazioni professionali o logge allora esistenti, sino
a snaturarne completamente l’essenza, sancendo in tal modo il passaggio dalla
massoneria cosiddetta “operativa” (cioè legata meramente ad un ordine
professionale, quale il muratore, lo scalpellino, l’architetto, etc.) a quella
“speculativa”, cioè imperniata all’edificazione di una costruzione per le
anime, un vero e proprio tempio di conoscenze, a cui l’adepto avrebbe dovuto
attingere, quale appunto quello mitico di Salomone, la cui costruzione,
macchiata dall’omicidio rituale del suo architetto Hiram Abif, diverrà parte
integrante della mitografia massonica. Le varie Logge diverranno così il
ricettacolo delle menti illuminate dell’epoca, avendo come primo esempio il
misterioso “Ordo Rosicrucianum”. Come abbiamo sinora visto, le società segrete
trovano origine nella notte dei tempi, ma la Massoneria “si et si”, o
quantomeno per come noi la conosciamo nella sua attuale veste, ha i propri
natali ufficiali in quel di Londra, il 24 giugno del 1717, con la fondazione
della Gran Loggia di Londra, più tardi Gran Loggia d’Inghilterra. Nata
dall’unificazione di tre differenti gruppi massonici o logge, annovera
immediatamente tra le proprie fila letterati, uomini di pensiero e religiosi
come quel James Anderson, pastore presbiteriano che, con le sue “Costituzioni”
cercherà di dare un primo, fondamentale, assetto istituzionale ed ideologico
alla novella muratoria. Fondamentale è, tra l’altro, quella prescrizione che
richiede agli adepti l’adesione al credo in un “Grande Architetto
dell’Universo”, termine con cui si suole indicare il credo in un’entità
metafisica superiore, al di là di qualsiasi particolarismo religioso confinato
alla sfera del libero arbitrio dell’individuo. Ma, al di là dell’apparente
compattezza ideologica e dottrinale, ben presto le Logge massoniche, nel loro
sorgere e prender piede in Francia, Scozia e Germania, inizieranno anche a
differenziarsi in quelli che ne avrebbero dovuto essere i comuni principi
ispiratori. Tra questi a primeggiare, sarà l’Illuminismo. Molti, anche se non
tra tutti i suoi ispiratori, daranno la loro adesione alle Logge massoniche,
all’epoca un vezzo comune a molti famosi personaggi. Basterebbe solo pensare ad
un Goethe, ad un Mozart o ad un Newton, solo per citarne alcuni, tralasciando
volutamente il caustico Voltaire. E qui già ci dovremmo porre la domanda su
cosa sia realmente stato il fenomeno illuminista, almeno ai suoi albori. Da
parte di vari autori si è parlato di una forma di neoplatonismo poi travolta da
una deriva di tipo scientista-materialista. Come abbiamo già accennato, la
letteratura ufficiale massonica fa risalire la “veneranda istituzione” ad un
comune bagaglio di conoscenze misteriche che partendo dalle corporazioni dei
fabbricanti egizi di piramidi, attraversa i secoli incarnandosi via via in
organizzazioni quali i “collegia fabrorum” romani, le corporazioni dei
costruttori di cattedrali dell’Evo Medio, i Cavalieri Templari, sino ai
misteriosi adepti alla Rosacroce.
Successivi sviluppi e conclusioni
L’evocazione di comuni radici non nasconde, però, il dato di fatto che la
massoneria nasca già attraversata da profonde discrepanze. La prima e più
rilevante, sorge su uno dei punti più importanti delle “costituzioni” di
Anderson, cioè la già citata prescrizione riguardo al credo nel “Grande
Architetto dell’Universo”. Così accanto alle varie fratellanze massoniche
legate all’idea-base dell’esistenza di un Entità Suprema, sorgeranno presto
gruppi massonici ispirati al più radicale laicismo ed ateismo, che, nella
Francia sconvolta dalla Rivoluzione, per esempio, troveranno il proprio ideale
brodo di coltura e terreno di affermazione grazie all’influenza giacobina, non
senza condividere il proprio percorso con altri simili gruppi, come quello
germanico degli Illuminati di Baviera. Ma le divisioni non riguarderanno
solamente il concetto di laicità. Massoneria Scozzese, Gran Loggia
d’Inghilterra, Grande Oriente d’Italia, ma anche il Rito di Memphis e Misraim,
gli Eletti Cohens” seguaci sia di Martinez De Pasqually (Martinesisti) che di
Claude De Saint Martin (Martinisti), la Massoneria Neotemplare di Von Hund e
tanti altri ancora, rappresentano gruppi tendenti a privilegiare uno o più
aspetti di quel percorso del sapere esoterico di cui abbiamo poc’anzi parlato.
Come in un immane caleidoscopio, le varie logge massoniche accolgono al proprio
interno cabalistica, Vangelo di S.Giovanni, sapienza egizio-alessandrina,
pratiche astrologiche, conoscenze alchemiche, neoplatonismo, Gnosi,
pitagorismo, neopaganesimo e sinanche occultismo, in tal modo accentuando quel
carattere di contradditorietà, includente tutto ed il suo contrario. Qui le
conclamate simpatie per la razionale civiltà dei Lumi, faranno il paio con
l’occultismo di personaggi alla Papus, alla Eliphas Levi, alla Oswald Wirth o
alla Ciro Formisano (Kremmerz), destando non poche inquietudini nella società
occidentale. Alla massoneria saranno attribuite adesioni di personaggi
circondati da un alone di mistero, come il conte Cagliostro ed il principe di
Sansevero, ma anche di intere dinastie regnanti, di uomini politici ed
esponenti di punta dell’economia e della finanza mondiale, alimentando in tal
modo la “leggenda nera” di un complotto ispirato da “superiori sconosciuti”, in
nome della creazione di uno stato universale, così come preconizzato
dall’intellettuale “fin de siecle” Yves D’Alveidre, nel suo “L’Archeometra”.
Persino di città come Washington, Parigi o Londra si dice portino l’impronta di
un progetto esoterico, ispirato dalle varie obbedienze muratorie, con un occhio
alla posizione degli astri e del Sole. A volte tollerata, a volte perseguitata
da Chiesa e Stato ma mai, comunque, ufficialmente riconosciuta, la massoneria
appoggerà indifferentemente insurrezioni e contro insurrezioni, ribellioni e
restaurazioni. E così accanto al conclamato appoggio alla Rivoluzione
Americana, a quella Francese, ai vari Risorgimenti europei (ed in primis, a
quello italiano) avremo il beneplacito sostegno a regimi ultraconservatori e
reazionari come quello dell’anti italiano Napoleone 3°. In Italia, in
particolare, dal Risorgimento sino al Ventennio, la maggior parte dei governi
sarà più o meno espressione dei desiderata della massoneria, che esprimerà rivoluzionari
alla Garibaldi e alla Mazzini (il quale, in un momento successivo, criticherà
duramente l’eccessiva moderazione e la poca propensione all’azione
rivoluzionaria dell’istituzione, ponendosene de facto, al di fuori, sic!
riformisti e moderati come Cavour, Crispi, Giolitti e Nathan (sindaco di Roma),
ma anche quella casa Savoia che a fine Ottocento non esiterà a ricorrere alle
cannonate del generale Bava Beccaris per sedare le giuste rivendicazioni del
popolo affamato, sino alla sinistra figura del generale Badoglio ed alla sua
coorte di traditori che, durante l’ultimo conflitto mondiale contribuiranno
alla sconfitta ed alla resa italiana, grazie alle loro relazioni di
affiliazione massonica con la Gran Bretagna e le sue logge. Proibite o messe
“in sonno” durante il Ventennio, le logge massoniche dal dopoguerra ad oggi,
continueranno a rappresentare una silenziosa, ma costante presenza nella vita
del nostro paese. Le vicende legate alla loggia P2 di Licio Gelli ed ai
risultati della commissione Anselmi, torneranno a conferire all’intera
istituzione massonica quell’aura di negatività superata solamente dalla
propaganda del Ventennio. L’elezione di Gustavo Raffi quale guida del Grande
Oriente d’Italia(la più antica e numerosa delle istituzioni massoniche italiane),
accompagnata da un’attività di apertura al mondo esterno, tramite conferenze,
etc., aperte a chiunque, sembra proprio voler rappresentare un momento di forte
discontinuità e rottura con l’idea di una massoneria “coperta” e semi
clandestina nel suo relazionarsi con la società. Tutte queste vicende, però,
non tolgono i dubbi sulla reale essenza e portata di un fenomeno quale quello
massonico che, a ben vedere, si presenta molto più variegato e complesso
rispetto a certe vicende ufficiali. Per esempio, qualcuno ha, per associazione
d’idee, accostato alla massoneria anche realtà che, con quella ufficiale,
avrebbero in verità poco o nulla da spartire, quali per esempio gli Ariosofi di
Von Sebottendorf e Von List, l’Ordo Templum Orientis di Aleister Crowley, i
Teosofi, Anne Blavatsky e addirittura alcune alcune realtà del satanismo. E’
anche vero, però che, la storia e la genesi di tutte queste realtà sono in
qualche modo legate ed interconnesse a deviazioni ed interpretazioni di quel
comune filone di pensiero esoterico, delle cui vicende abbiamo già parlato.
Arrivati a questo punto della nostra analisi, non ci si può esimere
dall’interrogarci su quale coerenza possano avere gruppi che, nel loro
proclamarsi fautori dell’egualitarismo democratico e del liberalismo, quali
dirette filiazioni dell’Illuminismo, adottano invece rituali e simbologie che
rimandano a realtà e tradizioni che si situano sul versante opposto. A ben
vedere, la tradizione egizia, non può certo richiamare alla mente l’ideologia
liberale e la stessa osservazione vale per tutte le altre tradizioni richiamate
dalla massoneria: dall’elitario ed antidemocratico pitagorismo, passando
attraverso la tradizione ermetica o a quella alchemica, o ai cavalieri del
Tempio, nulla ci sembra evocare un’idea di eguaglianza, anzi. Certe espressioni
del sapere esoterico, sono per definizione quanto di più ristretto ed esclusivo
possa esistere. L’unica tra le radici massoniche che, in qualche modo ci può
riconnettere ai contenuti fondanti della Modernità è quella ebraica. Questo
perché lo spirito biblico sta alla base dello spirito della svolta economicista
e mercantilista della Modernità, per l’appunto tutta imperniata sul
protestantesimo di marca calvinista. Ma, a ben vedere, la stessa Qabbalah,
libro sacro di quell’esoterismo ebraico tanto caro a certe comunioni
massoniche, altri non è che un concentrato di sapere misterico imperniato su
un’idea di esclusivismo gerarchico tale, da far addirittura contemplare delle
precise indicazioni sul diritto di appartenenza, esclusivamente ereditario,
alla casta dei rabbini-maghi, rappresentata in questo caso dagli appartenenti
alla tribù dei Levi. Di fronte a questa incoerenza ontologica, si può dare una
risposta la cui valenza deve rientrare per forza nell’ambito della ricerca
psicanalitica e sociologica. La tendenza innata dell’uomo a costituire degli
alvei di appartenenza privilegiata all’interno dei contesti sociali in cui
vive, porta anche all’adozione di determinati simboli, in quanto richiami ad un
passato prestigioso, anche a costo di snaturarne valenze e significati. Il
grande Renè Guenon ebbe a descrivere un processo simile, nei termini di una
scienza iniziatica i cui simboli verrebbero rigirati e stravolti nel nome di
una perversa ed innaturale eterogenesi dei fini. Quella stessa eterogenesi che,
dunque, sembra guidare l’intera storia di certa massoneria e dei suoi sviluppi
nei secoli. Da cenacoli iniziatico-sapienziali a vere e proprie congreghe
politico-affaristiche di elevato lignaggio, certe massonerie divengono il
miglior veicolo per l’elaborazione, la pianificazione e la messa in opera di
un’azione volta ad assoggettare il mondo all’unica, omologante legge di stampo
occidentale, che del primato dell’economia finanziaria sull’uomo e sulla sua
vita, fa il proprio asse portante. Inizialmente portato avanti dallo
stato-canaglia britannico, il progetto mondialista avrà negli USA e nei propri
stati-satellite il miglior prosecutore. Oggi, in piena Post- Modernità, le
ramificazioni del progetto mondialista non necessitano più né di una nazione di
riferimento, né delle vecchie istituzioni massoniche, oramai superate ed
abbandonate in favore di molto più potenti ed efficaci “Club”, “Commissioni” e
via dicendo. A proposito di mondialismo, abbiamo sinora parlato di “certe” massonerie,
proprio perché riteniamo pericoloso e fuorviante parlare in certi termini di
un’esperienza che, proprio in quanto esoterica, non è facilmente catalogabile
secondo criteri di scienza esatta. Figure come un Reghini, un Armentano, un
Frosini ed altri ancora, attraverso il tentativo di rifondare la massoneria,
riattivando il Rito Filosofico Italiano e partecipando in prima persona
all’esperienza del Gruppo di Ur, impressero all’istituzione massonica una
svolta in direzione di quel neopitagorismo che, con un forte richiamo al
paganesimo romano e mediterraneo, si situava in una prospettiva ideologica e
dottrinale ben lontana da suggestioni cabalistiche. Questi personaggi di
sicuro, con la Massoneria non ci fecero certo i soldi, né ricevettero gratificazioni
di altro tipo ma, in compenso, cercarono di dare un contributo ed una spinta
chiarificatrice a quel contesto di idee “tradizionalista” che allora, sulla
falsariga dell’esperienza fascista, iniziava a muovere i propri primi passi, in
direzione di un proprio specifico assetto. Il discorso potrebbe continuare
ancora per intere pagine, senza però portarci ad alcun risultato certo, se non
quello della fondamentale ed occidentalissima “ambiguità” ontologica
dell’esperienza massonica. Il che ci porta, giuocoforza, ad essere prudenti
nell’emettere giudizi affrettati per non ricadere in stereotipi che altro non
fanno il gioco di chi, invece, ha tutto l’interesse a confondere le acque.
Umberto Bianchi
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