In Italia c’è chi fa più di un
lavoro per racimolare almeno uno stipendio e chi invece fa un solo lavoro e
ottiene due stipendi! Sono i molti politici eletti fra i consiglieri comunali, provinciali, regionali,
circoscrizionali per uno scandalo di proporzioni tali da far impallidire i
rimborsi elettorali ai partiti. Infatti se si è lavoratori dipendenti si
può evitare di andare sul posto di lavoro senza perdere un euro della propria
busta paga. Lo stipendio viene completamente rimborsato dal Comune al datore di
lavoro, più tredicesima, quattordicesima, trattamento di fine rapporto e
contributi previdenziali. Il politico può così sommare alla paga per la sua
attività quella del proprio stipendio da dipendente e senza muovere un dito.
Paga l’Ente pubblico, cioè paghiamo noi.
Le somme
sono così imponenti, come dimostra il caso del Comune di Bologna sottoposto ad
esame grazie al consigliere Lorenzo Tomassini, che se moltiplicate per tutti
gli enti nazionali interessati incide sulla finanziaria di un Governo.
Solo i rimborsi per i lavori che non svolgono in un anno costano al Comune di
Bologna una cifra non inferiore ai 300 mila euro. Moltiplicate per 5 anni di
mandato e (proporzionalmente al numero degli eletti) per 8100 Comuni, 110
Province, 20 Regioni e altri Enti tra cui le Comunità montane e viene fuori una
cifra che fa tremare i polsi, non inferiore ai 2 miliardi di euro l’anno!
Si, avete
capito bene. Stiamo dicendo che ogni politico che ha un lavoro dipendente una
volta eletto in un Ente Pubblico continua a percepire anche lo stipendio del
lavoro precedente che non svolge.
L’assenza è
rimborsata solo se causata da motivi istituzionali, ma fra sedute in Aula e
commissioni (in Comune, Provincia, Regione e Altri Enti) ogni giorno il
politico è raro che possa timbrare il cartellino del primo lavoro. Lo
stabilisce il Testo Unico degli Enti locali, legge N.267 del 2000, che permette
a ogni eletto di essere rimborsato integralmente per il lavoro che “non
svolge” presso il precedente datore di lavoro di cui continua ad essere
dipendente. Costano addirittura tre volte coloro che sono dipendenti dello
Stato, come gli insegnanti, che vengono pagati dal Ministero, ma è solo una
variante formale al gioco perché paga sempre la collettività. La spesa per
l’insegnante-politico infatti triplica: oltre la paga per l’attività da
politico e lo stipendio del lavoro da insegnante (che non svolge) c’è anche il
costo del supplente che lo Stato assume per sostituirlo.
Se guardiamo
ad esempio a Bologna da cui parte la nostra inchiesta grazie al consigliere
comunale Lorenzo Tomassini, che si sta battendo contro questa vergogna, il
Comune di Bologna impegna per i costi nel 2011 la cifra di 1milione 275mila
euro per i lavoratori eletti nei consigli comunali e circoscrizionali, per
rimborsarli del loro lavoro da dipendenti di aziende 300mila euro circa. E
troviamo consiglieri comunali dipendenti di partiti (il Pd ad esempio) che
per ogni mese hanno il loro rimborso, come l’attuale europarlamentare Salvatore
Caronna, dal 2004-2009 consigliere comunale e prima consigliere provinciale
o il suo “figlioccio” Marco Lombardelli (ex capo di Gabinetto
dimissionario del Sindaco Merola) o da fondazioni (la Fondazione Gramsci) come
nel caso di Siriana Suprani, moglie del presidente Unipol Pierluigi Stefanini,
o la Lega Autonomie Emilia Romagna che rimborsa 3932 euro di Tfr del 2008
all’attuale Sindaco Virginio Merola (per quando era assessore).
Poi ci sono
gli insegnanti che rappresentano le spese più elevate come il capogruppo Pd
Sergio Lo Giudice, Mirco Pieralisi di Sel e la neo eletta dirigente
scolastica Daniela Turci (Pd). Ma anche Pasquale Caviano di Idv, medico
radiologo dell’Ospedale Maggiore o Patrizio Gattuso del Pdl e
funzionario FS, che non costano poco. A cui aggiungere il sindacalista Cgil Gianguido
Naldi che ora è consigliere regionale Sel ma che quando era
consigliere comunale Ds prendeva un rimborso tramite il suo vecchio datore di
lavoro (la G.D. Spa) così come adesso, attraverso l’impresa presso per cui
lavora, il grillino del Movimento 5 Stelle Marco Piazza. Lo stesso è
accaduto per l’ex consigliere dell’IDV Serafino D’Onofrio che si è visto
rimborsare la cospicua cifra di 73799 euro, per meno di 2 anni di lavoro anche
se non svolto. Ma questi sono solo alcuni esempi delle migliaia di rimborsi che
vengono erogati dal 2000.
Quello che
non si capisce è perché la collettività debba garantire lo stipendio per il
lavoro che i politici non svolgono presso le imprese dove sono assunti. La spesa per le casse pubbliche così è diventata
davvero imponente, altro che tagli per la crisi! Diversamente la cosa non vale
per i consiglieri che sono lavoratori autonomi perché non percepiscono alcun
rimborso per la loro attività professionale persa. A differenza dei primi,
possono conciliare con difficoltà i due lavori a causa degli orari delle
commissioni nell’ente pubblico dove sono stati eletti. Come fa notare
Tomassini, “guarda caso le commissioni sono spalmate su tutti i giorni della
settimana così che i consiglieri-dipendenti non possono quasi mai recarsi in
ufficio”. Si perché le commissioni ci sono praticamente sempre e la maggioranza
di coloro che fanno politica sono impegnati quasi ogni giorno.
C’è poi,
come ammettono altre testimonianze di “Palazzo”, chi firma ed esce dalle
commissioni e prende due stipendi senza essere in nessuno dei due posti di
lavoro. E quando qualche collega cerca di accorpare le commissioni per
ottimizzare il lavoro si sente rispondere: “Ué! Ma siete pazzi! Così mi
tocca di andare a lavorare!”
E’ proprio
vero, più che cercare un lavoro, in Italia, è conveniente diventare politico.
Gli Enti pubblici sono galline dalle uova d'oro grazie a leggi come questa che
obbligano la collettività a pagare lauti stipendi per attività mai svolte.
Soldi che potrebbero essere impegnati per investimenti, servizi, creare lavoro
e aiutare chi non ha garanzie. Anche il Ministro Dino Giarda che deve
rivedere la spesa pubblica ha dichiarato che gli sprechi in Italia sono enormi:
“Tutto il settore pubblico, dallo Stato fino all’ultimo dei Comuni". In
questo caso uno sperpero di proporzioni incredibili. In un’Italia con cittadini
che si suicidano per i debiti, il doppio stipendio per la casta è un privilegio
ingiustificabile. (…)
Antonio Amorosi
Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è libertà. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana.(Sandro Pertini)
Nessun commento:
Posta un commento