Pensare Globale e Agire Locale

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sabato 21 luglio 2012

ITALIA - Casini, niet sulle unioni gay

Il leader Udc: «No alle nozze omosessuali».
di Gabriele Perrone

Il Partito democratico vuole allearsi con l'Udc? Bene, ma rinunci all'idea dei matrimoni gay.
È questo il senso delle parole di Pier Ferdinando Casini, che il 20 luglio ha ribadito la disponibilità del suo partito ad un'intesa col Pd in vista del voto del 2013.
Ma ciò può avvenire solo ad alcune condizioni ben precise: nell'alleanza non ci devono essere Sinistra ecologia libertà e Italia dei valori. E soprattutto il Pd deve dire no alle nozze tra omosessuali, questione che ha scatenato veementi polemiche all’interno del partito negli ultimi giorni.
«VIOLENZA DELLA NATURA». Esse sono state bollate come «incivili» da Casini, che le considera «una violenza della natura e sulla natura».
Stesso giudizio anche per le adozioni gay: «Un'idea della società che abbrutisce, che non progredisce ma regredisce perchè vuol dire che è più forte il desiderio di maternità che quello della tutela del bambino, e noi siamo dalla parte del bambino».
BERSANI: «FAREMO LE UNIONI GAY». Parole che hanno avuto come effetto immediato l'irritazione di Pier Luigi Bersani, il quale ha replicato a tono a Casini: «Noi le unioni gay le facciamo. Gli altri si regolino».
In precedenza Casini, intervenendo alla direzione nazionale dell'Udc, aveva detto che governare «senza i riformisti sarebbe da alieni» e «dopo le elezioni c'è bisogno di riproporre un incontro tra le forze politiche che hanno maggiore responsabilità».
Un'apertura al dialogo accompagnata, però, da diversi veti. Compreso quello sulla distanza da Sel e Idv che ha fatto innervosire i diretti interessati.

Critiche da Di Pietro, no comment di Vendola


Antonio Di Pietro ha definito «arrogante» il discorso del leader Udc che «vuole comandare in casa degli altri».
Nichi Vendola, invece, ha preferito un «no comment» emblematico.
Dal Pd, anche Dario Franceschini ha avvertito: «Casini non venga a dettarci le condizioni».
Ma il segretario centrista ha rincarato la dose: «Il riconoscimento che facciamo a Bersani è di essere una persona seria e responsabile, ma poi ci sono tanti argomenti, come ad esempio le unioni omosessuali, che sono affrontati in modo molto preoccupante».
ARCIGAY: «NON SIAMO IN IRAN». L'Arcigay ha ricordato a Casini «che è un politico che opera nel 2012 e in Europa e che, a meno che non si voglia candidare in Iran o nello Utah, il suo fondamentalismo risulta fuori luogo e tempo massimo».
ATTACCO AL PDL. Dura la replica di tutte le altre associazioni omosessuali e persino del Pdl. Ai vertici del partito di Silvio Berlusconi non sono sfuggite infatti le parole che il leader centrista ha rivolto ai moderati pidiellini affinché abbandonino un partito che «ha in poche ore scelto di tornare al passato e si sta preparando intorno al proprio 'candidato a vita' a spaccare ancora una volta il Paese attorno alla figura di Berlusconi».
REPLICA DI CICCHITTO E SANTANCHÉ. Giudizio contro cui si è scagliato Fabrizio Cicchitto: «L'appello alla scissione è inaccettabile».
Anche Daniela Santanché ha accusato l'ex presidente della Camera di essere sempre alla ricerca «di santi protettori che possano garantirgli delle poltrone. Ormai è in politica da 29 anni, 14 dei quali a sostenere Berlusconi, e proprio lui accusa il Cavaliere di essere candidato a vita».

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