Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


mercoledì 25 luglio 2012

ITALIA – Crisi del lavoro

Crisi, Bridgestone a terra
A Bari l'azienda taglia 122 precari.

Mercoledì, 25 Luglio 2012 - Bridgestone è a ruote sgonfie. Almeno è questa l'impressione che i mille lavoratori dell'unico stabilimento italiano nella zona industriale di Bari-Modugno hanno ormai da mesi. Dopo che a giugno la più grande azienda di pneumatici giapponese ha lasciato a casa 122 lavoratori precari, somministrati dall'agenzia interinale Manpower, che venivano occupati da tre anni con contratti che andavano da un minimo di 10 giorni a un massimo di tre mesi, ora anche i dipendenti temono un dimezzamento del personale.
PER ORA NESSUNA RISTRUTTURAZIONE. «Per ora l'azienda ha escluso un piano di ristrutturazione», racconta a Lettera43.it Giuseppe Altamura, segretario generale Federazione italiana lavoratori chimici energia manifatture (Filcem) di Bari, «ma visto il momento di crisi tutto è possibile».
Nonostante il taglio dei lavoratori esterni, infatti, dal quartier generale europeo di Bruxelles non sono arrivate buone notizie: i magazzini sono ancora pieni di prodotti invenduti e la produzione deve diminuire.

Circa 60 operai coinvolti in una cassa integrazione a rotazione


Se infatti i dati del mercato dell’auto in Europa non sono confortanti, quelli italiani sono catastrofici: -24,4% di vendite a giugno. E se non si comprano le macchine, gli pneumatici restano nei magazzini.
E così per smaltire le scorte, per tutto giugno e luglio è scattata la cassa integrazione a rotazione: circa 60 gli operai coinvolti. Ma il numero potrebbe presto aumentare.
IL 25 LUGLIO INCONTRO CON L'AZIENDA. Tra i corridoi si parla già di un ulteriore calo della produzione o dell'abbassamento dei giorni di lavorazione a cinque. Ed è proprio per questo che in fabbrica lo spettro della chiusura aleggia come un fantasma: «Se si va sotto un certo standard produttivo alla fine lo stabilimento chiuderà», dicono alcuni operi. Che intanto attendono l'esito dell'incontro tra azienda e sindacati: «Il 25 luglio Bridgestone ci dovrà dire come gestirà lo stabilimento ad agosto e settembre».
Ormai le decisioni «sono prese al massimo di tre mesi in tre mesi», dice rassegnato Altamura. Bridgestone non ha nessun piano a lungo termine. La crisi non lo permette.
L'ANSIA QUOTIDIANA DEGLI OPERAI. Ed è proprio la mancanza di prospettive a spaventare di più i lavoratori: «L'incertezza dei volumi produttivi ci crea uno stato di ansia quotidiana», racconta a Alfredo Rossigno, operaio 36enne. «Ormai funziona così: arriva una email da Bruxelles che dice di ridurre i volumi e la programmazione cambia ogni mese, a volte ogni giorno».
TUTTA COLPA DELLA CRISI DELL'AUTO. Una precarietà difficile da accettare per lavoratori che sino a poco tempo fa pensavano di diventare uno degli stabilimenti più importanti del gruppo in Europa. «Nel 2007-08 si parlava di un ampliamento della fabbrica e dell'arrivo di nuove produzioni a valore aggiunto». L'obiettivo era aggiudicarsi tutta la partita di pneumatici per la Bmw, «l'unico cliente che insieme con Volkswagen continua a chiedere gomme», spiega l'operaio. Poi la crisi del 2008, «ma anche allora era diverso, vedevamo l'uscita dal tunnel, ora no», continua Rossigno.

Costi e produttività: la concorrenza delle fabbriche polacche


Dall'inizio del 2012 l'azienda parla solo via email e per dare brutte notizie. Il progetto di espansione non è stato più menzionato. A Bari si costruiscono ancora le gomme per la Bmw «ma solo piccole unità di produzione, la parte più grande la fanno in Polonia».
LA MINACCIA DELL'EST. Le fabbriche dell'Est giocano ormai la parte del gigante «siamo uno dei sei stabilimenti in Europa e sentiamo sempre più forte la competizione con gli altri, soprattutto con la Polonia». Una concorrenza che si basa «sulla riduzione dei costi e l'aumento della produttività a livelli a volte esasperati», spiega l'operaio.
LA NUOVA FABBRICA IN VIETNAM. Per questo le ultime scelte aziendali preoccupano non poco i lavoratori. «Abbiamo saputo che il 1 luglio Bridgestone ha posato la prima pietra per una fabbrica in Vietnam, ormai stanno spostando i capitali dall'Europa occidentale a quella orientale e verso l'Asia», dice rassegnato Rossigno, «e noi siamo lasciati soli con la paura di un futuro che non c'è».

Antonietta Demurtas



«Esodati senza risorse»

Un allargamento del numero «è difficile».

Un ulteriore allargamento della platea dei salvaguardati tra gli, oltre i 55 mila per i quali sono già state individuate le risorse, «è difficile».
Lo ha detto il relatore al decreto spending review, Gilberto Pichetto Fratin del Pdl, a margine dei lavori in Senato affermando che non ci sono le risorse. «Finora l'esecutivo non si è espresso e non ci sono argomenti per dare spazio a questa richiesta di allargamento della platea».
RICERCA, SALTA IL TAGLIO FONDI. Pichetto Fratin ha spiegato inoltre che, in un emendamento che dovrebbe essere presentato dai relatori tra il 24 e 25 luglio, è previsto che «salti il taglio dei fondi alla ricerca previsto per quest'anno e pari a 30 milioni di euro».
Potrebbero anche sopravvivere gli enti finiti nella tagliola: Promuovi Italia, Arcus, l'Istituto per il Mediocredito.
Tra le altre novità del decreto tempi un po' più lunghi per l'accorpamento delle province, mentre sui tagli alla sanità le valutazioni sono ancora in corso.
Meno automatismi e più selettività nei tagli alle società in house degli enti locali.
Ancora allo studio invece come mettere risorse al credito di imposta per le zone dell'Emilia. Nel dl Sviluppo i fondi sono passati da 100 a 10 milioni di euro e il governo si è impegnato a risolvere la questione nella spending «ma ancora si sta ragionando», ha fatto presente Pichetto Fratin.
«RISARCIRE LE SPESE PER LA NEVE». Il 24 luglio il Senato ha lanciato anche un appello bipartisan per rimborsare gli enti locali che nel corso dell'inverno hanno affrontato le spese per la neve.
«Basta con gli ordini del giorno, il governo mantenga gli impegni», ha detto Filippo Saltamartini del Pdl a nome dei senatori delle Marche.
Intanto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha precisato le sue dichiarazioni del 23 luglio, quando aveva auspicato che il Senato potesse essere più «saggio» del governo nella valutazione dei tagli: nessun «duello» all'interno dell'esecutivo ma il testo «può essere migliorato nel corso dell'iter parlamentare».
Il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, invece ha sottolineato: «Con Monti voglio parlare anche di spending review perché ci sono alcune cose che vanno bene ma altre no: sugli enti locali le misure non vanno bene, sono misure pesanti e in alcuni casi irrazionali».
DECRETO IN AULA IL 26 LUGLIO. Il decreto è atteso in Aula a Palazzo Madama nella giornata di giovedì 26 luglio.
Il voto in Commissione Bilancio è cominciato il 24 luglio partendo dalle questioni meno controverse, con l'accantonamento dei temi più impegnativi, come sanità, ricerca, enti locali, per citarne alcuni.
Il 25 luglio con gli emendamenti dei relatori e con la riformulazione di emendamenti già presentati dai gruppi si dovrebbe chiudere il cerchio. L'ok in Commissione dovrebbe arrivare in serata-nottata, mentre in Aula è probabile il ricorso alla fiducia.
Nei settori della ricerca e della cultura si può tirare un sospiro si sollievo. Quello che si prospetta, se non si presenteranno problemi di copertura, è infatti l'eliminazione del taglio, almeno i 30 milioni di euro del 2012.

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