Pensare Globale e Agire Locale

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mercoledì 18 luglio 2012

ITALIA - Legge elettorale, partiti ancora distanti

Il Pdl punta sul modello spagnolo. An e Udc si distanziano.
Partiti ancora in ordine sparso sulla legge elettorale. Nel comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato, i gruppi hanno indicato il 17 luglio, come da copione, la propria 'prima scelta', quello che considerano l'optimum di riforma.
E la fotografia che ne è venuta fuori è stata inevitabilmente quella di posizioni, almeno sulla carta, distantissime.
Il Pdl si è dichiarato per lo spagnolo, il Pd per il francese, l'Idv per il ritorno al Mattarellum, l'Api per il tedesco, Coesione Nazionale per una legge 'ponte' in vista di una prossima legislatura costituente.
Per ora ha tirato le fila il presidente della commissione Carlo Vizzini, «ciascuno ha detto ciò che farebbe se avesse la maggioranza assoluta» e dunque non si è ancora nella fase delle proposte di mediazione.
UN QUADRO FRASTAGLIATO. Ma tant'é: il quadro appare assai frastagliato. Ai relatori, una volta che terminato questo primo giro di tavolo, spetta il compito di fare una sintesi. «Se dovessi scommettere scommetterei che non andiamo a votare con l'attuale legge», ha rassicurato Vizzini ma, in ogni caso i tempi, sono sembrati un po' più lunghi dei dieci giorni ipotizzati in capigruppo per elaborare un testo unificato.
«Chi si aspettava una soluzione celere resterà deluso», ha sintetizzato il senatore dell'Idv Pancho Pardi.
Ha fatto discutere, poi, la scelta del Pdl di indicare come preferito il modello spagnolo che non prevede le preferenze (ma liste bloccate molto corte).
AN INFURIATI CON IL PDL. Una decisione che ha mandato su tutte le furie gli ex An. Certo il Cavaliere non era mai stato troppo appassionato di questo meccanismo ma gli ex aennini pensavano di avergli fatto cambiare idea facendogli notare che il mantenimento delle liste bloccate (previste nel 'modello Madrid') poteva non essere capito dagli elettori.
Non è stato così. E dunque, nonostante Gaetano Quagliariello abbia specificato che il Pdl non ha preclusioni sulle preferenze, gli ex An sono saliti sulle barricate.
E hanno minacciato di raccogliere le firme nei gazebo per l'introduzione delle preferenze.
L'UDC SI ALLONTANA DALLO SPAGNOLO. La scelta dello spagnolo da parte del Pdl, tra l'altro, ha allontanato di fatto anche l'Udc nel momento in cui sembrava invece possibile un'intesa con i centristi e con la Lega almeno su questo punto.
Casini e i suoi avevano giudicato il 16 luglio con favore la proposta in questo senso uscita dalla segreteria del Carroccio, che aveva avuto anche l'ok di Ignazio La Russa e che é stata oggi formalizzata.
Un proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione che supera il 45% dei voti; sbarramento al quattro o al sei% in tre Regioni e, secondo quanto si apprende, una sorta di primarie al momento della corsa elettorale ipotizzando che sia candidato premier chi nel partito prende più voti.
AL VOTO SUL PRESIDENZIALISMO. «Può diventare il testo base», ha detto fiducioso il senatore Roberto Calderoli. Ma non è detto che sia possibile, data anche l'ultima presa di posizione del Pdl e la contrarietà del Pd. Intanto sono ripartiti in Aula sempre al Senato le riforme costituzionali.
Con una navigazione che si è preannunciata perigliosa dato che manca il relatore dopo che Vizzini si è dimesso a seguito dell'approvazione del Senato federale. Il 18 luglio si dovrebbe votare sul presidenzialismo ed è dunque un'altra volta alla prova l’asse PDL-Lega. Ma, anche se dovesse passare, non ci sarebbero né i numeri alla Camera né i tempi tecnici per approvare l'intero pacchetto.

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