Giorgio
Napolitano torna a incalzare i partiti sulla legge elettorale. L’auspicio del
capo dello Stato e’ ancora quello che si arrivi ad un’intesa “o comunque a un
confronto conclusivo nella sede parlamentare”. E la riposta del Senato, su
questo fronte, c’e': ieri si e’ costituito il comitato ristretto che ha il
compito di mettere nero su bianco, in 10 giorni, un testo base sul quale le
forze politiche possano confrontarsi. Ma nei corridoi di Palazzo Madama prevale
lo scetticismo. Per il presidente della commissione Affari Costituzionali, il
senatore socialista Carlo Vizzini, “e’ giusto riportare la materia nella sua
sede naturale, non si possono far saltare i tavoli stando fuori dal Parlamento.
Si deve registrare ufficialmente nelle sedi istituzionali se c’e’ la
possibilita’ di fare la legge elettorale o no”. Ma, detto questo, nel merito
non nasconde tutto il suo scetticismo: “La situazione e’ difficile e non sono
certo che si arrivi a soluzione”.
LO
SCETTICISMO IMPERA IN BARBA ALLE SCADENZE FISSATE –
Nessuno crede che alla fine si arrivi ad una sintesi; le posizioni dei partiti
rimangono ancora distanti. Anche se tutti concordano sul fatto che la
discussione sia tornata nella sua “sede naturale” e cioe’ il Parlamento. Oggi
la prima riunione del comitato ristretto, relatori della riforma Lucio Malan
(Pdl) ed Enzo Bianco (Pd). Dopo l’appello di Napolitano i partiti hanno
definito un timing da rispettare anche se in realta’ nessuno si preoccupa di
slittamenti in avanti rispetto ai 10 giorni decisi due giorni fa dalla
conferenza dei capigruppo del Senato. E poi, tempistica a parte, i partiti non
cambiano le loro posizioni e sono ancora distanti nel merito.
IL
PRESSING DI NAPOLITANO – Il Capo dello Stato ha osservato: “Io
non ho notizie di accordi tentati, conseguiti, conseguiti in parte o falliti.
Percio’ mi sono rivolto ai presidenti delle Camere chiedendo anche a loro uno
sforzo di persuasione verso le forze politiche. Ho solo ritenuto – ha detto
ancora Napolitano – che fosse ormai il momento di portare alla luce del sole
l’esito dei tentativi d’intesa che ci sono stati. Mi auguro che si arrivi a
un’intesa o comunque a un confronto conclusivo nella sede parlamentare”.
VIZZINI
(PSI), E’ COME UN LIBRO GIALLO – Sul fatto che si debba
giungere a un’intesa o comunque a un confronto conclusivo in Parlamento a
Palazzo Madama sono tutti d’accordo. Per il presidente della commissione Affari
Costituzionali, il senatore socialista Carlo Vizzini, “e’ giusto riportare la
materia nella sua sede naturale, non si possono far saltare i tavoli stando
fuori dal Parlamento. Si deve registrare ufficialmente nelle sedi istituzionali
se c’e’ la possibilita’ di fare la legge elettorale o no”. Ma, detto questo,
nel merito non nasconde tutto il suo scetticismo: “La situazione e’ difficile e
non sono certo che si arrivi a soluzione”. E per dirla in modo letterario,
sostiene che la riforma della legge elettorale “e’ come un libro giallo e non
si sa nemmeno se leggerete l’ultima pagina”.
PD, PDL
E IL BALLETTO DELLE PROPOSTE – Paragone dello stesso tenore
per il relatore del Pdl, Lucio Malan, che parla di “un romanzo aperto” dove
“tutto e’ possibile”. E per il correlatore, Enzo Bianco (Pd), che si definisce
un “ottimista per natura”, siamo proprio alla “mission impossible”. Insomma,
tutte dichiarazioni che vanno nella stessa direzione. Anche se, naturalmente,
domani il comitato ristretto si riunira’ e si comincera’ a discutere per vedere
se qualcuno cede su qualcosa. Al momento, le posizioni sono ferme su quelle di
partenza. Il Pdl chiede al Pd ‘collaborazione’, anche sul fronte del
semipresidenzialismo, che da martedi’ prossimo tornera’ all’esame dell’aula del
Senato, mentre il Pd insiste sul doppio turno. E poi, il nodo preferenze
si’/preferenze no. In realta’, le possibilita’ tecniche sono numerose, ma la
differenza stara’ nella volonta’ politica. I prossimi giorni saranno cruciali
per capire se ci saranno i margini per raggiungere un’intesa tra le forze
politiche, ma ad oggi questi margini al Senato vengono considerati minimi.
Anche se c’e’ chi sottolinea l’importanza del richiamo di Napolitano di andare
avanti, eventualmente, anche a maggioranza.
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