Pensare Globale e Agire Locale

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martedì 31 luglio 2012

PRESIDENZIALI USA - Romney, presidente di gaffe

Scivoloni a ripetizione per il repubblicano.
di Guido Mariani

Martedì, 31 Luglio 2012 - Aveva sperato che il viaggio elettorale all’estero lo avrebbe aiutato a guadagnare la fiducia di alleati e amici, nonché un po’ di prestigio in patria. Ma, almeno stando alle stilettate della stampa internazionale, il candidato repubblicano Mitt Romney probabilmente ha sbagliato.
La sua breve trasferta al di qua dell’Oceano Atlantico lo ha portato prima in Gran Bretagna, poi in Israele e infine in Polonia. E l’avventura è stata a dir poco disastrosa.
ROMNEY, IL BIANCO VICINO ALL'EUROPA. Il primo passo falso l’ha compiuto un responsabile della campagna elettorale, non appena toccato il suolo britannico. Lo staff ha esordito dicendo che, visto la sua origine anglosassone, Romney sia in grado di capire quanto sia speciale la relazione con il Regno Unito. Una cosa che la Casa Bianca non può comprendere poiché «non apprezza la storia comune che noi abbiamo».
Una frase improvvida che spogliata di sottintesi suona anche peggio: il repubblicano è un bianco e quindi può relazionarsi meglio con gli europei rispetto a un afro-americano come il presidente Berack-Obama ri.
CRITICHE ALL'ORGANIZZAZIONE DEI GIOCHI. In terra d’Albione le cose sono poi rapidamente precipitate. Alla vigilia dell’Olimpiade, Romney, che nel 2002 è stato capo dell'organizzazione dell'Olimpiade invernale di Salt Lake City, si è chiesto se il Paese fosse pronto per gestire l’evento e ha poi messo in dubbio lo spirito di comunità di una città come Londra.
A seguire, violando regole consolidate di riservatezza, ha parlato di un incontro con il capo dei servizi segreti del Mi6 e ha organizzato una cena per raccogliere fondi sponsorizzata dalla banca Barclays, al centro di uno scandalo finanziario. Non male per una gita di pochi giorni.
La stampa britannica, notoriamente poco affine alle mezze misure, non ha avuto pietà e persino il sindaco di Londra Boris Johnson si è preso gioco del repubblicano pubblicamente.

A Gerusalemme ha fatto irritare israeliani e palestinesi


Ma il peggio doveva ancora arrivare. Nella tappa in Israele il candidato repubblicano ha vestito i panni del falco contro l’Iran, promettendo il sostegno Usa a un’eventuale guerra: una frase che tutti gli analisti hanno bollato quantomeno come incauta.
Non solo. Intimo amico del premier Bibi Netanyahu, Romney ha anche decantato: «Gerusalemme capitale di Israele», calpestando ogni accortezza diplomatica nei confronti dei palestinesi e quattro decenni di negoziati internazionali.
Infine, il repubblicano ha avuto l’idea di vistare il Muro del pianto circondato da fotografi e stampa, per poi organizzare una cena per la raccolta fondi (bottino raggranellato: 1 milione di dollari) nella ricorrenza di Tisha b'Av, il giorno di lutto e digiuno in cui gli ebrei rievocano le due distruzioni del Tempio.
Una concomitanza forse studiata per esprimere vicinanza al popolo ebraico, ma giudicata da molti come sconveniente, se non profana.
JINDAL PROVA A SPEGNERE LE POLEMICHE. Negli Usa i repubblicani hanno tentato di gettare acqua sul fuoco, riconoscendo di fatto la débâcle del loro uomo.
«La realtà è che non ci preoccupano i titoli dei giornali all’estero. Ciò che importa agli elettori è quello che succede qui da noi», ha commentato Bobby Jindal, stimato esponente del Grand old party nel tentativo di difendere il collega di partito e tener vive le sue chance contro Obama.

I primi errori durante il mandato di governatore del Massachusetts




Il problema è che Romney di gaffe ne ha ormai collezionate numerosissime anche in patria, e alcune sono piccoli capolavori di miopia politica e di comicità involontaria.
I suoi scivoloni più coloriti ormai risalgono al suo debutto sulla scena politica nazionale e sono diventati quasi dei classici.
Nel 2006 da governatore del Massachusetts si rifiutò di dare un’opinione sulla guerra in Iraq perché non era «materia che interessasse il suo mandato».
Nel marzo 2007, nel corso della sua prima avventura nelle primarie repubblicane, tentò di scaldare la platea di un banchetto di immigrati cubani anti-castristi con lo slogan «Patria o muerte, venceremos», dimenticandosi che fosse proprio il motto della rivoluzione cubana.
APPREZZAMENTO PER L'ENERGIA NAZISTA. Poco tempo dopo in una trasmissione televisiva rievocò con ammirazione le ricerche scientifiche in campo energetico dei nazisti, citò come suo libro preferito Battaglia per la terra del controverso fondatore di Dianetics, Ron Hubbard, e per conquistarsi l’approvazione delle donne disse che le idee della moglie «non sono rilevanti nella mia campagna elettorale».
Idee chiare anche su Guantanamo: «Molti dicono che andrebbe chiusa io la raddoppierei». Nonché su Osama bin Laden: «Non ha senso muovere il cielo e la terra e spendere miliardi di dollari solo per catturare una persona».

Anche per le presidenziali 2012 ha già collezionato scivoloni


Ai tempi forse era ancora un politico alle prime armi, ma nella sua lunga corsa alle presidenziali di novembre si è messo d’impegno per collezionare anche altre perle.
«Credo in un’America dove milioni di americani credono in un’America che è l’America in cui milioni di americani credono. Questa è l’America che amo», ha detto in un comizio a gennaio utilizzando un sillogismo di innovativa concezione che ha fatto fumare il cervello ai presenti.
POCA SINTONIA COI PROBLEMI SOCIALI. In altre occasioni ha dimostrato la sua poca sintonia con i problemi sociali. I poveri? «Non mi preoccupano, abbiamo una rete di sicurezza per loro». I dipendenti statali colpiti dalla crisi? «Mi piace essere in grado di licenziare le persone che mi offrono servizi». I disoccupati? «Volete sapere la verità? Anche io sono disoccupato».
Peccato che Romney abbia una ricchezza personale superiore ai 200 milioni di dollari, E non riesca proprio a nasconderlo, pur rifiutandosi di esibire le proprie dichiarazioni dei redditi.
A Detroit, per esempio, nel tentativo di esaltare l’industria automobilistica, si è lanciato in un inventario da aristocratico: «Guido una Mustang e un pick up della Chevrolet, mia moglie guida un paio di Cadillac, avevo anche un furgone della Dodge».
LA MOGLIE ANN È PEGGIO DI MITT. A oscurare Mitt c’è solo la moglie Ann, che sa dire anche di peggio. In un’intervista a Fox News ha dichiarato: «Noi sappiamo essere poveri di spirito. Anzi non mi considero neppure ricca e mi sembra una cosa interessante».
In altra occasione, rivolgendosi a un gruppo di donne con cui doveva solidarizzare, ha sentenziato: «Mi piace il fatto che ci siano donne che non possono scegliere e che debbano andare a lavorare e crescere i figli allo stesso tempo».
Memorabile anche il suo involontario doppio senso concesso in un’intervista a una radio di Baltimora: «Penso che sia tempo di tirare giù la cerniera e far vedere a tutti il vero Romney».
IL REPUBBLICANO PUÒ ANCORA VINCERE. Sperando che la lampo rimanga su, il repubblicano si consola consultando i sondaggi che lo danno ancora in lizza per la vittoria e i dati dell’economia che mettono in seria difficoltà Obama. E va avanti, imperterrito, per la sua strada, senza ripensamenti.
Come ha dichiarato in un’intervista a maggio: «Non ho molta familiarità con
quello che dissi. Ma rimango fermamente della mia opinione, qualsiasi essa fosse».

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