Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


venerdì 10 agosto 2012

LIBIA - Rinnovo filoislamico

Magarief, eletto presidente dell'Assemblea nazionale.
Venerdì, 10 Agosto 2012 - Una volto storico dell'opposizione a Muammar Gheddafi è pronto a fare da paciere nel coro polifonico del parlamento, che è chiamato a guidare la stesura della prima Costituzione.
Cercavano un saggio, i 200 neo-rappresentanti del popolo libico. Alla fine, come loro presidente, hanno scelto il dissidente ed ex diplomatico Mohammed Magarief, oggi leader del Fronte nazionale, ieri anima del Fronte nazionale per la salvezza della Libia (Fnsl). Noto movimento che, dal 1981, raccoglieva dissidenti all'estero, per organizzare attacchi anche armati al regime del Colonnello.
VOTO IN DIRETTA TIVÙ. Nato a Bengasi nel 1940, Magarief è stato eletto, in diretta televisiva, dai membri dell'Assemblea nazionale, la sera del 9 agosto, subito dopo il loro insediamento ufficiale. Con 113 preferenze, il politico del Fronte nazionale, di orientamento liberal-islamico moderato, ha battuto il liberale indipendente Ali Zidane, che ha invece raccolto 85 voti. Nella notte, sono poi proseguiti gli scrutini per la nomina dei due vice-presidenti del consesso.
GLI AUGURI DI ZIDANE. Nessuna rivalità, nessuna acredine tra i due contendenti, candidati a guidare il primo parlamento libero e democratico del Paese. «Magarief è una personalità politica che tutti conoscono», hanno commentato dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt), nel giorno del passaggio dei poteri all'assemblea, eletta dai cittadini lo scorso 7 luglio. «Questa è la democrazia che abbiamo sognato» ha dichiarato Zidane, congratulandosi con il nuovo presidente, «felice di essere investito di tanta responsabilità». Neanche per Hussein al Ansari, deputato indipendente, è tempo di litigare: «È un momento storico, non ci sono perdenti».

Magarief, ex diplomatico capo dell'opposizione armata al regime


Sia Magarief sia Zidane hanno un passato da diplomatici che, durante il regime, hanno disertato, rifugiandosi all'estero.
Ex ambasciatore libico in India, per 30 anni Magarief ha vissuto in fuga dal Colonnello che dava la caccia al leader del più vecchio movimento d'opposizione armata alla Jamahiriya.
L'ASSALTO AL BUNKER DI BAB AL AZIZIHAH. Per uccidere Gheddafi, il Fronte nazionale per la salvezza, con base a Londra e negli Stati Uniti, aveva orchestrato diversi complotti, incluso l'assalto militare, nel 1984, al bunker del raìs di Bab al Aziziyah (80 morti), che i dietrologi sostengono essere stato finanziato dalla Cia, prima dei bombardamenti americani del 1986.
La dura repressione di Tripoli portò all'arresto di molti membri del gruppo. Chi ci riuscì superò la frontiera, proseguendo la sua battaglia da fuori, come attivista. Nel 2005, per esempio, fu il network di Magarief a organizzare la conferenza di Londra dei dissidenti libici, chiamando alla rivolta, quando ancora movimenti come i Fratelli musulmani accettavano il regime di Gheddafi.
LA QUADRA DELLE ALLEANZE. Poi, esplosa la guerra civile nel 2011, il dissidente tornò nel Paese, nell'obiettivo di entrare democraticamente in parlamento come rappresentate del nuovo partito del Fronte nazionale.
Zidane, al contrario, si era presentato alle urne come uno dei 120 candidati che sarebbero stati eletti da indipendenti. Non sarà facile, nei prossimi mesi, capire che tipo di alleanze questi esponenti stringeranno con le maggiori formazioni politiche.
Dalle legislative, per formare l'Assemblea nazionale provvisoria, con 39 seggi era infatti uscita vincitrice la coalizione moderata Alleanza delle forze nazionali, dell'ex premier liberale ad interim Mahmoud Jibril. Il Partito di giustizia e costruzione dei Fratelli musulmani aveva invece preso 17 voti. Mentre il Fronte nazionale del liberal-islamico Magarief si era insediato nell'assemblea con una minoranza di 3 seggi.
NUOVO GOVERNO E COSTITUENTE. Compito del primo consesso libero, dopo 41 anni di dittatura, è incaricare entro 30 giorni, un nuovo governo per guidare la transizione del Paese. Poi decidere il meccanismo - probabilmente elezioni popolari - per nominare i 60 membri della Commissione per la Costituente. Infine preparare il referendum, per approvare il testo costituzionale.
Sulla cui base, nel 2013, sarà votato dai cittadini il parlamento definitivo.

di Barbara Ciolli

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