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mercoledì 8 agosto 2012

TUNISIA - abolizione dell’uguaglianza tra uomo e donna

In Tunisia la donna sarà “complementare” all’uomo.
Un articolo della nuova Costituzione, approvato da una commissione dell’Assemblea costituente, afferma che “lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all’uomo nello sviluppo della Patria”. Il testo è stato adottato lo scorso 1° agosto dalla Commissione diritti e libertà, grazie ai voti dei deputati di Ennahda, partito islamista che domina la coalizione al potere.

Un partito che si era dichiarato contrario alla restaurazione di un Califfato Islamico e che dichiarava la rinncia anche alla Sharia (anche se molti critici politici non dimenticano le posizioni iniziali del suo leader più rappresentativo, Rāshid al-Ghannūshī, fautore dell’uso della violenza per eliminare regimi arabi corrotti e promossi dall’Occidente), e favorevole ad intraprendere una via democratica e un dialogo con l’occidente. Buoni propositi, però, che sembrano cadere difronte ad una linea che sembra relegare la donna ad un ruolo subordinato e certamente non in linea con le conquiste degli ultimi 50 anni. Oltretutto, non lascia alcun dubbio il testo dell’articolo, secondo cui “lo Stato tunisino protegge i diritti della donna, ma sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia e in qualità di associata sempre all’uomo nello sviluppo della Patria“.

L’articolo approvato, che abolisce di fatto l’uguaglianza tra uomo e donna, ha subito scatenato le reazione delle associazioni di donne e dell’opposizione. Salma Mabrouk, un membro del partito di centro-sinistra Ettakatol che ha votato contro, in una dichiarazione sulla sua pagina ufficiale di Facebook, ha dichiarato che l’articolo “annulla completamente il concetto di parità dei sessi”.

L’Assemblea intende “sopprimere il principio di uguaglianza dei sessi e rifiuta totalmente i diritti delle donne, inferendo loro un duro colpo alla dignità e alla loro cittadinanza”, affermano organizzazioni come Amnesty International e l’Associazione tunisina delle donne democratiche.

Sono sconvolta e preoccupata”, ha detto Salma Hajri dell’Associazione tunisina delle donne democratiche. “Alle donne non sono riconosciuti diritti come individui ma solo in riferimento agli uomini. Faremo pressione, non siamo pronti ad accettare questo”.

L’articolo introduce il concetto di “complementarietà” al posto di quello dell’ “uguaglianza” tra i sessi e a questo si aggiunge il fatto che con la frase “sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia” sembra che le donne non sposate saranno private dei loro diritti perché solo i diritti complementari all’interno della famiglia saranno garantiti dallo Stato.

Quale sarà il futuro delle donne in Tunisia? Difficile da prevedere. Se davvero l’articolo passerrà insieme alla nuova Costituzione che dovrà essere approvata dal Parlamento allora si farà davvero un passo indietro rispetto alla rivoluzione che ha fatto cadere Ben Ali.

Il grado di libertà di una società viene misurato anche da come le donne vengono tutelate e dai loro diritti. Se la Costituzione tunisina verrà meno all’affermazione dell’ugualianza tra uomo e donna sarà un fallimento della rivoluzione. E questo assume una grande importanza perchè è proprio in Tunisia che è inziata la cosiddetta “primavera araba” ed è per questo che gli occhi sono puntati maggiormente sui suoi sviluppi politici e sociali.

La Tunisia è tradizionalmente uno Stato più laico rispetto ai vicini e ai Paesi del Medio Oriente e si è discusso molto sul ruolo della religione e quindi dell’Islam nel governo e sul ruolo delle donne. Durante le elezioni dello scorso Ottobre 2011 il partito islamico Ennhada è diventato il primo partito del paese, dando vita a un governo di coalizione. Il suo leader, Rached Ghannouchi, ha sempre detto che il nuovo governo rispetterà sempre i diritti di tutti i Tunisini, siano essi musulmani, laici o appartenenti ad altre comunità religiose.

Il partito Ennhada è stato definito come un partito islamico “moderato” e lo stesso Ghannouchi ha tenuto fin da subito una linea morbida, cercando di conciliare i vari gruppi politici e accogliendo la maggioranza delle forze politiche intorno alle sfide che il Paese deve affrontare. Nella promozione della transizione democratica Ghannouchi è stato anche attento a lasciare aperti i canali di dialogo con l’Occidente e a non dar credito ai timori relativi ad una deriva fondamentalista.

Nel corso di questi mesi però ci sono state varie dispute tra i salafiti e i cosiddetti modernisti che preferirebbero l’istituzione di uno Stato laico in Tunisia. Manifestazioni delle formazioni islamiste riunite sotto il Fronte Islamico hanno infiammato le piazze, chiedendo a gran voce l’integrazione della sharia nella Costituzione.

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