Wawrzyniec Smoczynnski
1 agosto 2012 POLITYKA Varsavia
A settembre la Grecia
potrebbe lasciare la zona euro, la Spagna sta pensando di chiedere un piano di
salvataggio all’Europa, mentre la Banca centrale europea si appresta di nuovo a
comprare i buoni del tesoro italiani.
Nel frattempo i
dirigenti ci salutano dalle isole paradisiache dove passano le loro vacanze e
come al solito ci assicurano che faranno di tutto per salvare l’euro. Solo
Mario Monti si è mostrato onesto: “Ci vorrà qualche anno prima di poter
rivolgere un messaggio di speranza ai giovani”. Il capo del governo italiano si
è rammaricato che i ventenni, che si scontrano con un tasso di disoccupazione
del 36 per cento, siano oggi una “generazione perduta” e ha osservato che tutto
quello che poteva fare è solo “limitare i danni”.
Indipendentemente dalle
decisioni che prenderanno questa settimana, anche se dovessero mettere in
comune i loro bilanci e mettersi a stampare miliardi di euro, i dirigenti non
faranno scomparire questa crisi.
In Europa il tasso
medio di disoccupazione dei giovani è del 20 per cento e sale fino al 52 per
cento in Spagna e in Grecia. I pochi posti di lavoro disponibili, come nel
Regno Unito, sono con contratti a tempo determinato. Il lavoro precario è
l’ultima opzione per questa generazione perduta, minacciata dalla disoccupazione
e dalla povertà. In Medio Oriente è bastato un tasso di disoccupazione
giovanile del 26 per cento per scatenare le rivoluzioni arabe. In Europa non vi
sono dittatori da destituire, ma quello che ha detto Monti è, indirettamente,
un’ammissione di resa della democrazia di fronte alla crisi.
Il declino della
gioventù è ancora ammortizzato dal modello sociale europeo, in particolare dal
livello elevato delle pensioni dei genitori che possono in questo modo farsi
carico delle spese dei loro figli precari. Ma che succederà quando questi
genitori non ci saranno più o una volta che i governi greco, spagnolo e
italiano ridurranno il livello delle pensioni?
Invece di partecipare
a manifestazioni contro il capitalismo nelle loro capitali, i giovani
dovrebbero marciare su Bruxelles esprimendo il loro attaccamento all’Europa. I
ragazzi italiani e spagnoli dovrebbero esigere dai politici una rapida
integrazione economica e i giovani tedeschi dovrebbero fare appello a quella
solidarietà che sembra crudelmente mancare ai loro genitori. E dovranno farlo
prima di diventare anche loro parte di questa generazione perduta, non solo dal
punto di vista della ricchezza ma anche della democrazia.
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