Pensare Globale e Agire Locale

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lunedì 24 settembre 2012

ITALIA - Fiat, Fiom boccia il tavolo


Casini: «Non rassicurato, ma preoccupato». Fassina: «L'incontro non ha dato risposte».

Un incontro fiume di cinque ore che ha prodotto interrogativi e perplessità.
Il vertice Monti-Marchionne sul futuro di Fiat in Italia non ha convinto politica e sindacati, che il giorno dopo sono tornati sulla questione.
Per Pier Luigi Bersani «nonostante gli sforzi del governo, mi pare che il problema Fiat rimanga del tutto aperto. Al tavolo c'era un convitato di pietra e cioè una nuova stagione di ammortizzatori sociali costosi per i lavoratori e per lo stato, senza una prospettiva sicura», ha detto il segretario del Partito democratico chiedendo di allargare il confronto.
L'AVVENIRE DEL PAESE. «Dati alla mano», ha proseguito, «una tale prospettiva non sembra poter esser più garantita più dalla sola Fiat. Credo che ci vorranno anche altri e urgenti incontri con i protagonisti del settore auto: componentistica, reti commerciali, e organizzazioni sindacali. È sull'intero settore», ha detto, «che ci giochiamo un pezzo dell'avvenire del paese. Bisogna ragionare e intervenire con questo punto di vista», ha concluso Bersani.

Fassina scettico: «Nessuna risposta»


L'incontro Fiat-governo «non ha dato risposte» ai problemi e gli impegni contenuti nel comunicato finale sono «talmente generici» da risultare «inadeguati» a garantire il futuro.
Questo il commento di Stefano Fassina, responsabile economia Pd, che ha chiesto al governo di riferire in parlamento e di allargare il 'tavolo' presso il Mise (Ministero per lo sviluppo economico) ai sindacanti.
IMPEGNI INADEGUATI. Fassina ha proseguito poi dicendo che «nonostante la durata, l'incontro tra il governo e il vertice del gruppo Fiat-Chrysler non ha dato risposte ai principali problemi aperti. Le nubi sul futuro dell'automotive in Italia restano minacciose. Gli impegni affermati nel comunicato al termine dell'incontro, in particolare la continuità produttiva del gruppo nel nostro Paese, sono talmente generici da risultare inadeguati», ha ribadito in una nota, «a fornire rassicurazioni ai lavoratori direttamente coinvolti e alle imprese dell'indotto. Anzi, l'insistenza su investimenti nel momento idoneo confermano che l'azienda, nonostante i proclami di Fabbrica Italia già irrealistici nel 2010, intende affrontare passivamente un mercato in profondo e strutturale mutamento con conseguenze negative per l'azienda, per i lavoratori e per il tessuto produttivo nazionale».
INSUFFICIENZA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI. Inoltre, è «poco credibile l'affidamento dell'innalzamento del livello produttivo al mercato extra-europeo quando Fiat-Chrysler non riesca a soddisfare la domanda italiana dei suoi marchi con la produzione degli stabilimenti nel nostro Paese. Rimane davanti a noi uno scenario di cassa integrazione», ha proseguito Fassina, «in particolare in deroga data anche l'insufficienza degli ammortizzatori sociali ridefiniti dalla Legge Fornero. A fronte di possibili interventi a carico dello Stato, da valutare anche per il sostegno alla ricerca e all'innovazione, sono necessari impegni chiari e affidabili dell'azienda in termini di investimenti e occupazione in tutti gli stabilimenti del gruppo. Inoltre, è preoccupante che il comunicato neanche citi il grave deficit di democrazia nelle aziende del gruppo».
AVVIARE SUBITO UN TAVOLO. «Chiediamo al governo», ha concluso il responsabile economia del Pd, «di riferire in parlamento al più presto e auspichiamo che il tavolo previsto al Ministero per lo sviluppo economico venga avviato subito e includa tutte le organizzazioni sindacali. Infine, va ricordato al governo che le misure eventualmente assunte per Fiat-Chrysler devono essere estese anche alle decina di migliaia di aziende micro e piccole che non beneficiano degli ammortizzatori in deroga».

Romiti: «Una Fiat strana, senza progetti»


Interpellato da Tgcom24, Cesare Romiti, che per tanti anni ha guidato la casa torinese, ha detto che nell'incontro di sabato 22 settembre «non si è combinato nulla perché bisognava pur dire quali sono i programmi e i progetti che la Fiat intende mettere in campo. La Fiat è rimasta indietro nell’individuazione di modelli. Questa è una Fiat strana. Il governo ha chiamato la Fiat a rispondere ma non ha ottenuto niente tranne la parola che non vogliono chiudere gli stabilimenti. Il consumatore europeo non gradisce i modelli di derivazione americana e adesso invece ben 5 modelli sono di questa tipologia».
CAMUSSO: «CONVOCARE AZIENDA CON PARTI SOCIALI». «Ci sembra che non sia cambiato nulla rispetto al giorno prima» è stato il commento di Susanna Camusso. «La Fornero aveva preannunciato un incontro con le parti sociali subito dopo quello che si è con Fiat» ha aggiunto «credo sia il caso di accelerare i tempi e invitare all’incontro anche l’azienda».
BONANNI: «MARCHIONNE HA ATTENUANTI». Raffaele Bonanni ha sottolineato come «Il mercato dell’auto piange per tutti. General Motors e Peugeot licenziano, fortunatamente Fiat ancora no. Marchionne ha tutte le attenuanti del mondo per ritardare il Piano Fabbrica Italia anche se spero che lui lo riconfermi qualora il mercato dovesse riprendere» il segretario della Cisl ha poi sostenuto che indubbiamente «Marchionne ha salvato la Fiat».
BASSE ASPETTATIVE PER ANGELETTI. Per Luigi Angeletti «Non era realistico attendere dei miracoli, quindi rimane tutto un lavoro da fare per capire che modelli vuole produrre la Fiat in Italia. La mia delusione è stata modesta perché le mie aspettative sull’incontro erano basse». Per il segretario della Uil la Fiat deve rischiare un po’ di più: «Gli imprenditori non possono investire solo quando si vende».

Casini (Udc): «No ad altri incentivi»


«Sono tendenzialmente contrario ad altri incentivi. Non mi sento rassicurato ma preoccupato». Così Pier Ferdinando Casini, a Skytg24. «La Fiat adempia agli impegni che aveva preannunciato. Questa è serietà. Non si può chiedere ai politici e riservarsi parti in commedia. Lo Stato ha fatto bene ad aiutare, abbiamo già dato, ora dia la Fiat».
ALFANO: «SOLUZIONI PER TUTTI». Per il segretario del Pdl Angelino Alfano, è certamente positivo l’avvio di un percorso condiviso tra Fiat e governo, ma occorrerà «individuare misure per la generalità delle imprese, con particolare riguardo al sostegno della contrattazione aziendale, del salario di produttività, dell’esportazione e della ricerca».
PER COTA DELETERIA LA PRESSIONE FISCALE. Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, sostiene che «adesso bisogna passare dalle parole ai fatti. Le cose che non vanno sono due: innanzitutto, gli investimenti annunciati non sono stati messi in atto e, in secondo luogo, lo sanno tutti che il problema per le aziende è quello del carico della pressione fiscale, peraltro aumentata proprio sotto questo governo»
DI PIETRO TUONA CONTRO 'LA FARSA'. Quella «messa in scena» dall’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, e dal presidente del Consiglio, Mario Monti, è, per Antonio Di Pietro - che si è espresso sulla sua pagina Facebook - «la solita farsa. Invece di continuare a rimandare la soluzione, il governo avrebbe dovuto porre a Marchionne delle domande precise che noi dell’Italia dei Valori facciamo da almeno due anni e che ribadiamo ancora una volta: quando la Fiat ha intenzione di fare gli investimenti, quali sono i modelli innovativi e dove intende produrli».

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