Se è vero che al peggio non c’è mai fine
attenzione a non adottare rimedi peggiori del male. Nel frattempo Matteo Renzi
ha annunciato la sua candidatura alle primarie come se il sistema elettorale
fosse un optional e non il presupposto su cui tarare le modalità di scelta
della leadership. Affidare l’opportunità di guidare una grande nazione al caso
o, peggio ancora, al caos, è l’ultima ferita che può essere inferta all’Italia.
Se le primarie sono di coalizione, le regole non possono essere fissate da un
solo partito. Evitando divisioni tra chi le vuole “aperte” e chi “blindate”
occorre che prevalga il buon senso, consentendo di partecipare a tutti, ma solo
a quelli, cittadini che votano per il centro-sinistra. Serve dunque un albo
pubblico degli elettori. Se si rievocano gli Usa, si faccia come negli Usa.
Votano gli iscritti al partito o quelli che in sede di primarie decidono di
iscriversi.
Nel corso di questi anni abbiamo assistito a
diverse forme di ‘primarie’, nessuna regolamentata con norme trasparenti e
certe. Ancora vivo è il ricordo delle file di cinesi democratici sgomitare
fuori dai gazebo e conoscenti integrati nel Popolo della Libertà sostenere
candidati del fronte opposto. Evitiamo che chi vota Storace scelga il nostro
candidato. Siamo davvero al limite del tempo massimo: Pd, Sel e Psi condividano
riforma elettorale e regole delle primarie, facendo in modo che chi vince
queste e poi le elezioni conquisti il diritto a governare.
(Marco Di Lello coordinatore nazionale PSI)
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