Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


giovedì 6 settembre 2012

OLANDA - L'Aja si tinge di rosso

Olanda: l'ex maestro socialista Roemer può cambiare l'Europa.
Deve averlo imparato tra i banchi di scuola, tra astucci lucidi, righelli e odore di gesso. «Le persone sono più importanti delle regole», ha snocciolato Emile Roemer, il leader dei socialisti olandesi, per spiegare il suo rifiuto ai vincoli europei sul bilancio.
Un principio di quelli sempre buoni: lo impari da piccolo e, se di professione fai il maestro elementare, magari riesci a tenerlo a mente più facilmente. Anche nelle occasioni importanti, nella campagna elettorale che può cambiare la vita. E il volto di un continente.
AL VOTO IL 12 SETTEMBRE. Il 12 settembre, nelle elezioni anticipate indette dopo la crisi del governo conservatore di Mark Rutte, Roemer ha buone chance di fare il suo ingresso tra i banchi del governo se non addirittura di guidarlo. I socialisti potrebbero formare un esecutivo per la prima volta nella storia dei Paesi Bassi. La corsa per diventare primo partito è un testa a testa con i progressisti 'tradizionali' del Labor Party.
Il risultato del voto potrebbe trasformare l'Olanda da alfiere del rigore a terra di euroscetticismo e solidarietà nazionale. E di certo cancellerà, pochi mesi dopo l'uscita di scena di Nicolas Sarkozy, il secondo miglior alleato della Germania di Angela Merkel e dei falchi tedeschi della Bundesbank.


La caduta dei primi della classe


Da quando l'Olanda non è più tra i primi della classe, il discorso comprensivo del maestro di Boxmeer, paesino di 30 mila abitanti vicino al confine tedesco, ha fatto breccia nei cuori di molti. Forse per via di quel viso di burro, scavato da un sorriso perenne e animato da piccole olive al posto degli occhi, scintillanti come biglie verdi. O forse perché le bacchettate di Bruxelles hanno fatto troppo male a chi si credeva studente modello e ora potrebbe perdere il rating da tripla A.
I dolori sono iniziati nel settore immobiliare. Solito copione: il boom spinto da agevolazioni fiscali spregiudicate, la speculazione e poi il crollo, fra famiglie indebitate fino al collo e un'eredità di cattedrali nel deserto.
RECORD DEL DEBITO PRIVATO. Oggi il 15% degli edifici commerciali è abbandonato, in alcune zone persino il 50%, e gli olandesi si sono ritrovati a gestire il debito privato più in alto in Europa. Milioni di drammi familiari che hanno caricato la zavorra sulle spalle dello Stato, trasformandola in deficit pubblico. La disoccupazione al 5,3% è ancora la più bassa del continente, ma è lievitata di un punto percentuale in un anno.
A questo punto gli olandesi hanno iniziato a mal tollerare la politica di soli tagli concordata dall'esecutivo conservatore con l'Unione europea.
Al solito cocktail shakerato da Bruxelles, rigore di bilancio e slittamento dell'età pensionabile da 65 a 67 anni, sembrano preferire perfino il sorbetto al pomodoro, simbolo del partito socialista ed ex maoista, celebre per la prassi di lanciare ortaggi contro avversari politici e palazzi del potere.

La vittoria dell'euroscetticismo


Già incoronato vincitore è l'euroscetticismo. Secondo gli ultimi sondaggi la percentuale degli olandesi favorevoli all'Unione si è ridotta al 58%, rispetto al 76% del 2010: il calo di fiducia più ampio registrato in un Paese fondatore.
Per anni la politica olandese è stata monopolizzata dal dibattito su diritti civili e multiculturalismo. Temi che hanno nutrito i partiti della destra oltranzista ed estrema. Adesso quell'epoca è finita. La campagna elettorale si è giocata per la prima volta sulla triade formata da Europa, fisco, lavoro. Il Freedom Party di Geert Wilders, forse il partito più reazionario del continente, dopo anni di flebo di xenofobia è dato in calo del 25%.
Con tutta probabilità, la guerra per formare il nuovo governo di coalizione dovrebbe avere luogo all'interno della sinistra.
GUERRA CON VERDI E LABOR. A contendersi la maggioranza dei 150 seggi del parlamento de L'Aja ci sono i socialisti, i Verdi e il Labor Party olandese, il partito progressista tradizionale che recentemente ha recuperato terreno. Gli ultimi sondaggi gli attribuiscono 26 deputati contro i 28 della formazione socialista.
Le apparizioni televisive di Roemer, infatti, hanno raffreddato un po' l'entusiamo. Qualcuno lo ha definito troppo morbido, altri hanno rivalutato l'usato sicuro, ovvero il leader del Labor Diederik Samsom, e la sua ricetta di rigore e crescita insieme.
Tuttavia il partito socialista può contare su un programma ardito: oltre al non rispetto del patto di bilancio europeo, ha promesso di aumentare le tasse dal 52 al 65% sui redditi superiori a 150 mila euro, per ricavarne 3 miliardi di euro di investimenti e far ripartire il Paese.
NAZIONALISMO SOCIALISTA. Ma soprattutto, stop ai fondi a Bruxelles per i Paesi in crisi: il rubinetto olandese è chiuso e l'era della solidarietà comunitaria è finita. Porte aperte invece a un nazionalismo di ispirazione socialista. Come Hollande: sì allo slittamento del memorandum per la Grecia, sì al protagonismo della Bce (Banca centrale europea), ma un secco no all'Unione di bilancio e a ogni cessione di sovranità.
I cento chilometri di grano, tralicci elettrici e orizzonte tra Boxmeer e Maastricht, sembrano oggi raddoppiati. Da quando la città olandese tenne a battesimo la moneta unica i tempi sono mutati, ha avvertito il maestro elementare. «E quando i tempi cambiano», ha aggiunto, «anche i politici devono cambiare» (
Giovanna Faggionato)

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