Claudi Pérez
24 settembre 2012 El PAIS Madrid
Le crisi hanno la
tendenza a semplificare tutto. L'interpretazione tedesca della crisi europea è
un racconto moralistico basato sulla convinzione che il problema economico sia
dovuto all'irresponsabilità dei paesi del sud, che hanno peccato e devono quindi
essere puniti. Ma con un copione sbagliato come punto di partenza le soluzioni
sono sempre più difficili da trovare, i meccanismi di solidarietà si fanno più
rari, i cittadini di alcuni paesi del nord diventano diffidenti e nel sud si
sviluppa un sentimento antitedesco (o antieuropeo). Del resto in occasione di
diverse recenti elezioni si è assistito a una riaffermazione degli estremismi.
A livello nazionale la Spagna riproduce la crisi dell'euro attraverso
l'opposizione catalana, che ha curiosi punti in comune con questa storia
Le origini dirette
dei problemi economici catalani sono la drammatica recessione prodotta
dall'enorme bolla immobiliare e le decisioni prese dai diversi governi nel
corso degli anni. Secondo l'analisi di Bruxelles i problemi di questa regione
non sono il frutto dei tagli di bilancio (anche se il sistema di finanziamento
non è perfetto e si può discutere sulla portata del deficit), come invece
sostiene il movimento separatista per giustificare le sue pretese. L'Ue assiste
a questa polemica con crescente preoccupazione, perché è apparsa nel momento
più critico della crisi spagnola.
La Catalogna
ovviamente non è la Germania, in primo luogo perché è la prima vittima dei
danni provocati dalla recessione e dalla disoccupazione. Ma sotto molti punti
di vista l'analogia funziona. Ancora una volta il nord vuole ridurre la
solidarietà in tempo di crisi.
Bruxelles osserva
questo dibattito con timore: "La Catalogna è un'ulteriore fonte di
preoccupazione. La Spagna ha già molti problemi ed ecco che una delle comunità
autonome più ricche del paese reclama un piano di salvataggio. Nel frattempo
questa regione minaccia di diventare indipendente e propone una sorta di patto
fiscale, che in fin dei conti consiste nel ridurre le risorse messe a disposizione
delle casse dello stato, adesso che la salute dei conti pubblici si va
degradando", afferma un diplomatico.
Il presidente della
Generalitat [governo regionale] Arturo Mas si è rivolto almeno in due occasioni
a Bruxelles per ribadire le sue rivendicazioni in merito a un nuovo sistema di
finanziamento. Si è intrattenuto con il presidente della Commissione José
Manuel Barroso e con quello del Parlamento europeo Martin Schultz. In Europa
Mas ha contattato molte persone, ma tutte le fonti che abbiamo interpellato
affermano di non averlo mai sentito fare allusione alle aspirazioni separatiste
della Catalogna.
"Non rinunciamo
alla nostra identità. Il nostro slogan è: più Catalogna, più Europa", ha
dichiarato Mas alla stampa durante una di questi incontri. Ai giornalisti che
gli chiedevano se questo significava allontanarsi dalla Spagna, il presidente
della Generalitat ha risposto: "No. Noi siamo positivi, preferiamo le
affermazioni e non rifiutiamo nulla". A Bruxelles questa dichiarazione ha
stupito più di una persona e un funzionario europeo si è affrettato a
dichiarare: "Alcune rivendicazioni catalane sono viste con benevolenza, ma
oggi la regione supera una frontiera pericolosa. La sua richiesta è
comprensibile per ragioni finanziarie, ma anche in Germania, con un sistema
fiscale federale che può servire da modello, si ammette che non si può
affrontare la questione delle aspirazioni indipendentiste alla leggera. A
Bruxelles queste rivendicazioni hanno fatto suonare il campanello di allarme a
causa dei rischi che altre regioni ripetano questo schema".
La
scusa della troika
L'indipendenza della
Catalogna dovrebbe ovviamente fare i conti con gli ostacoli giuridici derivanti
dall'elegante formulazione dell'articolo 4.2 del trattato di Maastricht.
Infatti la presa di decisioni nell'Ue si indirizza verso una generalizzazione
della maggioranza qualificata in tutti i casi tranne uno, l'adesione di nuovi
stati, che continuerebbe ad avere bisogno dell'unanimità. Questi meccanismi
possono rappresentare uno sbarramento: il presidente della Commissione è stato
chiaro sull'argomento. Da un lato la questione è "interna" alla
Spagna; dall'altro se una procedura di secessione dovesse aver luogo
all'interno di uno stato membro, "si dovrebbe fare appello al diritto internazionale
per trovare una soluzione".
Nel frattempo il
governo del Pp [Partito popolare] ha dichiarato che i responsabili del deficit
spagnolo sono le comunità autonome, ma questo è falso. Inoltre l'esecutivo ha
anche l'intenzione di operare una nuova centralizzazione delle competenze (con
il pretesto che i vincoli imposti da Bruxelles non gli lasciano alternativa).
Questo suscita molti timori in Catalogna e spiega in parte la reazione della
regione. Anche in questo caso le somiglianze con il contesto europeo sono preoccupanti:
la troika invia i suoi funzionari a Madrid, poi il governo centrale invia i
suoi uomini nelle comunità autonome che hanno beneficiato di un salvataggio
come la Catalogna. (Traduzione di Andrea
De Ritis)
Opinione
Federalisti dell’ultim’ora
“Il Parlamento
prepara una dichiarazione sovranista”, titola il quotidiano di Barcellona La
Vanguardia. Tre partiti nazionalisti – tra cui il Ciu (Convergència i Unió),
alla guida del governo regionale – vogliono pubblicare una dichiarazione che
riassuma lo spirito della manifestazione per l’indipendenza catalana dell’11
settembre a Barcellona. Mentre incombe l'ombra di elezioni regionali anticipate
in autunno, che rischierebbero di trasformarsi in un plebiscito sulla
secessione dalla Spagna, la dichiarazione dovrebbe includere la richiesta di un
referendum sull’indipendenza.
Questa nuova tappa
nella crisi tra il governo di Madrid e le autorità catalane mette in
discussione il modello di organizzazione territoriale del regno. Secondo El
País il paese è davanti a una sfida difficilissima, soprattutto
considerando il momento di crisi profonda:
È necessario un patto
di stato, se vogliamo affrontare al meglio le tre crisi che ci hanno colpito:
quella economica, quella istituzionale e quella della costruzione europea. […]
Chiedere la sovranità fiscale mentre l’Europa ci invita a condividerla a
livello continentale sembra un controsenso. […] La singolarità della Catalogna
dev’essere strutturata attraverso lo stato federale, perché la separazione con
la Spagna porterebbe la regione sulla strada di un declino prolungato.
Davanti all’articolo
del País e alle altre prese di posizione in favore di un modello federale –
come quella
dell’ex primo ministro Felipe González – Enric Juliana
si dice stupito dalle “manifestazioni di improvviso federalismo”.
Secondo il direttore aggiunto e corrispondente da Madrid per La Vanguardia
Uno spettro si aggira
per l’Europa, […] cercando di formulare una risposta rapida e intelligente alla
titubante rivolta della Catalogna. L’incantesimo si chiama federalismo. […] Il
tanto denigrato federalismo asimmetrico comincia ad avere sostenitori
insospettabili. […] Le posizioni di fondo non sono cambiate, ma c’è uno scarto
nei toni.
Nessun commento:
Posta un commento