Sessantacinquemila spagnoli, tra lavoratori e
disoccupati insieme erano in piazza: questi i numeri forniti dalla delegazione
del governo che ha coordinato il cordone di sicurezza nella capitale blindata.
Dalla centrale plaza Colon il corteo si è mosso in due tronconi, uno in
direzione calle Genova, sede del Partido Popular del leader e primo ministro
Mariano Rajoy, dove si sono registrati alcuni scontri con la polizia, e l’altro
verso le vie centrali che portano al Congreso de los Diputados e Puerta del
Sol. «La miccia per innescare lo sciopero generale, è nelle mani del governo e
del presidente Rajoy – ha dichiarato Ignacio Fernández Toxo, segretario
generale del sindacato CC OO. (Comisiones Obreras) – Tutto dipenderà da come
risponderà al clamore della proposta di convocare quanto prima il referendum.
Questa per noi rimane la soluzione migliore e inevitabile».
La manifestazione convocata da quella che è
stata soprannominata Cumbre Social, che riunisce più di 150 organizzazioni, vuole essere «la risposta
di tutta la società spagnola alla “frattura sociale senza precedenti”, causata
dalle politiche di tagli iniziata tiepidamente nel 2010 dall’ultimo governo del
Psoe e moltiplicata senza freni dall’attuale esecutivo del PP durante tutto il
2012», secondo quanto si legge nel manifesto. Quella di questo sabato è una
marcia contro «l’involuzione ideologica di carattere conservatore e i sintomi
preoccupanti di autoritarismo politico dilagante dalle ultime elezioni».
Cándido Méndez il segretario del sindacato
socialista Ugt (unione generale dei lavoratori) ironicamente commenta: «Non
sappiamo se sia peggio il fatto che il governo del Pp stia facendo il contrario
di quello che aveva annunciato nel suo programma o che sia realtà quello che va
dicendo: che il Pp sia arrivato al potere senza conoscere la reale situazione
del Paese». Cittadini,
sindacati, partiti politici di sinistra, Psoe e Izquerda Unida, tutti impiegati
per costituire un fronte comune davanti alla forbiciata più grave della
democrazia spagnola mai inferta alla spesa pubblica e ai diritti dei
lavoratori.
A livelli altissimi si è registrata
l’affluenza di impiegati pubblici, vigili del fuoco, medici, infermieri e
impiegati delle poste, riconoscibili dalle uniformi sfoggiate con orgoglio per
rivendicare la dignità del proprio lavoro. La mobilitazione del 15 settembre è
diventata il paradigma della Spagna plurale, manifesti e cori in tutte le
lingue: dal Basco al Catalano per parlare di stato sociale e diritti dei
lavoratori. Alfredo Perez Rubalcaba segretario del Psoe alla presentazione dei
candidati socialisti alle elezioni del regionali del prossimo 21ottobre ha commentato:
« Rajoy ha perso la forza che lo ha spinto fino al governo, la maggioranza
sociale a causa di quello che ha fatto reiteratamente, cioè mentire agli
spagnoli». Se non sarà referendum, in ogni caso quella del 15 settembre è stata
una prova generale del secondo sciopero nazionale in meno di un anno dalle
elezioni politiche. (Sara
Pasquot)
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