Pensare Globale e Agire Locale

PENSARE GLOBALE E AGIRE LOCALE


martedì 16 ottobre 2012

GERMANIA - Berlino, il peso della tassa verde

Abbandono del nucleare, lo sgravio alle imprese lo pagano i contribuenti. L'aumento dell'imposta ecologica del 47% riaccende la polemica: Verdi e liberali attaccano il governo.

Berlino, Martedì 16 Ottobre 2012 - Che la svolta energetica dal nucleare alle fonti rinnovabili non sarebbe stata una passeggiata indolore per l'intera società tedesca era cosa nota a tutti. Per la prima volta, un Paese industriale del calibro della Germania si avventurava sulla strada dell'energia pulita, chiudendo per sempre l'era dell'atomo e allentando la dipendenza dagli umori sempre troppo volatili dei Paesi del petrolio e del gas. Un'avventura entusiasmante ma densa di rischi perché completamente inedita. A un anno e mezzo dalla decisione assunta da Angela Merkel dopo l'incidente nucleare di Fukushima, il percorso della transizione appare ancora incerto e i primi passi si riverberano pesantemente sui costi delle bollette dei consumatori.
LA BOLLETTA MEDIA SALE DI 60 EURO. Ai problemi tecnici si sommano dunque quelli del portafoglio: «L'energia diventa sempre più cara», ha scritto lo Spiegel, «e la conferma è arrivata ufficialmente dagli attesi dati forniti dalla Bundesnetzagentur, l'agenzia federale delle reti competente anche in materia energetica, secondo i quali la quota destinata alla cosiddetta energia ecologica salirà dal 3,6 al 5,3% per chilowatt-ora, un aumento del 47%. I consumatori dovranno dunque far conto nei prossimi anni con una bolletta sensibilmente più pesante. Per un consumo medio annuale di 3500 chilowatt-ora, il costo aggiuntivo imputabile al contributo verde salirà da 125 a 185 euro. Sul costo complessivo, l'aumento è valutabile attorno al 10%».
INCENTIVI PAGATI DAI CONTRIBUENTI. Ad incidere maggiormente sull'impennata è il boom registrato negli ultimi anni nel settore dell'energia solare, in cui sono in vigore incentivi che premiano anche la produzione slegata dall'effettivo consumo. Lo stesso avviene però anche per la produzione di energia eolica e biogas: le aziende impegnate in questi settori ricevono per 20 anni rimborsi garantiti che vengono finanziati proprio dalla tassa verde.

Sgravi alle aziende per non comprometterne la competitività


Il problema è che il governo, ricalcando una direttiva già varata agli inizi degli Anni 2000 dall'esecutivo rosso-verde di Gerhard Schröder che per primo aveva avviato la strategia di fuoriuscita dal nucleare, ha stabilito che i costi di finanziamento della svolta non debbano ricadere sulle imprese, specie su quelle che utilizzano i maggiori quantitativi di energia. Il motivo è comprensibile: si tratta di industrie pesanti (settore chimico, siderurgico, dei metalli) che producono per i mercati esteri in serrata concorrenza con quelle di altri Paesi.
Un eccessivo costo dell'energia le metterebbe automaticamente fuori mercato, con conseguenze devastanti sul piano della produzione e soprattutto dell'occupazione.
Ma l'altra faccia della medaglia è che in questo modo i costi si riversano quasi esclusivamente sui piccoli consumatori privati, danneggiando soprattutto le fasce di reddito più deboli. E con l'aumento delle bollette diminuisce il consenso per la svolta energetica.
AD ALTMEIER LA PATATA BOLLENTE. Un rompicapo finito nelle mani del nuovo ministro per l'Ambiente Peter Altmeier (Cdu), al quale spetta il non facile compito di riannodare la matassa sfuggita di mano al suo predecessore Norbert Röttgen. Le elezioni si avvicinano e Angela Merkel vorrebbe evitare di trovarsi ad affrontare la rabbia dei cittadini e le critiche dell'opposizione su quello che sarebbe dovuto essere il fiore all'occhiello del bilancio politico del governo.
RAZIONALIZZAZIONE AL RALLENTATORE. Altmeier ha chiesto tempo, vorrebbe rivedere a fondo le politiche degli incentivi, razionalizzarle, definire un piano preciso per la costruzione delle reti di trasporto e per le centrali di stoccaggio per il quale ottenere il consenso dei Länder, istituzioni indispensabili affinché i progetti possano nascere sul territorio. Tutto questo dovrebbe correggere gli squilibri finora manifestatisi, offrire uno scenario certo per i prossimi anni e togliere finalmente la svolta energetica dal cono d'ombra di confusione e approssimazione nel quale pare finita. Ma è proprio il tempo che manca: è passato un anno e mezzo e al momento l'entusiasmo è scemato, le incertezze e i costi sono aumentati senza che sia ancora possibile intravedere quando si cominceranno a misurare i benefici, in termini ambientali ed economici.
AL GOVERNO ACCUSE DI CLIENTELISMO ELETTORALE. Per ora, come ha scritto il Financial Times Deutschland, prevale lo scontro, fra maggioranza e opposizione e all'interno della stessa coalizione di governo. «Verdi e socialdemocratici accusano l'esecutivo di aver allargato per puri motivi di clientela elettorale le maglie delle imprese esenti dalla tassa verde includendo aziende e settori non riconducibili ai grandi consumatori di energia. I liberali chiedono al ministro di trovare subito il modo di alleggerire il peso sui contribuenti, prima di mettere mano a un complessivo piano di riordino della strategia».
SVOLTA CHE HA UN COSTO. E Altmeier comincia a perdere il suo proverbiale buonumore: «È impensabile che una svolta come quella energetica possa avvenire a costo zero», ha detto, «e la riforma della legge sugli incentivi è necessaria per rendere i costi sostenibili per tutti». E di fronte alle critiche di lentezza piovutegli dai parter di governo liberali, il ministro è sbottato: «Da quattro mesi lavoro a tempo pieno a questa riforma, i miei amici di coalizione sono caldamente invitati a sostenermi in questo sforzo».

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